Confesso. Massimo
Gramellini non mi piace. Non mi piacciono i suoi Buongiorno sulla Stampa, retorici e buonisti e neanche gli interventi da
Fazio, troppo spesso una ripetizione dei suoi articoli. Mi avete
scoperto, sono una fan dell'Amaca di Michele Serra, caustico e
politico. Non avrei mai letto l'ultimo romanzo di Gramellini se un
mio caro amico non lo avesse tenuto in bella mostra su una mensola
del suo studio di grafico. "Lo hai letto?" gli chiedo.
"Solo qualche pagina, è un regalo. Se vuoi leggilo." E me
lo porge. Da quando hanno inventato gli ebook, che acquisto a metà
prezzo o scarico gratuitamente sul tablet e leggo senza nessun senso
di colpa, mi piace soffermarmi ed ammirare quell'oggetto in via di
estinzione che è il libro. Copertina su sfondo azzurro, bimbo che
gioca con palloncino rosso. Molto simile alla copertina di un altro
libro di grande successo commerciale Il cacciatore di aquiloni di Hosseini edito da Piemme. Sicuramente il target di pubblico è lo
stesso. Giro il libro tra le mani. Non è particolarmente voluminoso,
dimensione dei caratteri medio grandi, ha l’aspetto di un
breviario.
Sicuramente facile da affrontare per il lettore della domenica. Leggere un testo così smagrito fa sì che tutti possano arrivare in fondo facilmente, e soprattutto vantarsene il lunedì mattina davanti la macchina del caffè in ufficio o nello spogliatoio della palestra.
"Mai successa una cosa del genere, ho letto un libro in una giornata e non riuscivo a chiuderlo", e consiglierà il libro alla collega, che a sua volta , "Sapessi, ho pianto tanto..." e ne parlerà all’inquilina del quarto piano.
Sicuramente facile da affrontare per il lettore della domenica. Leggere un testo così smagrito fa sì che tutti possano arrivare in fondo facilmente, e soprattutto vantarsene il lunedì mattina davanti la macchina del caffè in ufficio o nello spogliatoio della palestra.
"Mai successa una cosa del genere, ho letto un libro in una giornata e non riuscivo a chiuderlo", e consiglierà il libro alla collega, che a sua volta , "Sapessi, ho pianto tanto..." e ne parlerà all’inquilina del quarto piano.
Lo
apro e leggo qualche pagina. Pagina 9, l'incipit: "Come ogni
anno, l’ultimo dell’anno sono passato a prendere Madrina per
accompagnarla dalla mamma". Leggo di nuovo, non posso credere ai
miei occhi. Come ogni anno virgola l'ultimo dell'anno? Anche la
giuria di un concorso letterario di paese avrebbe storto il naso. Non
racconto la storia che penso tutti conoscano, soprattutto dopo la
marchetta dell'autore da Fazio, in cui i due, furbi come il gatto e
la volpe, decisero di non raccontare il finale, cioè il motivo della
morte della mamma dell'autore. Gramellini inizia il romanzo dando
voce a lui stesso da bimbo, un'infanzia infelice perché privata
della mamma, una dolce donna ammalata di cancro e poi un evento
tragico, il suicidio della donna che sarà rivelato al nostro autore
e ai suoi lettori solo a fine libro.
Gramellini
ci fa sapere che per quarant'anni è stato tenuto all'oscuro della
fine della mamma, pur continuando a vivere nella stessa casa e
frequentando le stesse persone. Un'omertà difficile da trovare anche
nella Sicilia ottocentesca. Un giorno il nostro scoprirà la verità
da un ritaglio di giornale conservato gelosamente da Madrina (quella
dell'incipit). Sono perplessa: quando per la prima volta molti anni
fa entrai negli archivi del Corriere Adriatico, per prima cosa feci
una ricerca dei quotidiani usciti nelle date per me più importanti.
Provavo un sottile piacere sapere cosa stesse facendo il mondo nei
giorni più importanti della mia vita, quando si sposarono i miei
genitori, quando sono nata, quando mi sono laureata e quando morì la
mia carissima nonna, un giorno tristissimo. Scusandomi con
l'archivista per avergli fatto perdere tempo, mi rivelò che è
un'azione che fanno tutti la prima volta che si trovano di fronte a
tanti giornali. Tutti meno Massimo Gramellini, che pur ha iniziato a
fare il giornalista da giovanissimo.
A
un'altra domanda non so rispondere. Vendere un milione di copie di un
libro è il sogno di ogni scrittore, ma quanti avrebbero scritto una
storia così personale? Sono sicura che molti, come me, pensano che
uno scherzo simile alla propria mamma e alla propria famiglia non
l'avrebbero mai fatto. Inoltre, se questo romanzo l'avesse scritto un
Mario Rossi qualsiasi, senza la presentazione vergognosa da Fazio, e
la presenza televisiva settimanale dell'autore, non sarebbe stato
pubblicato nemmeno da un editore a pagamento. Il mio personale parere
è che si tratta di un libro che non lascerà traccia nella storia
della letteratura. Ma la cosa che mi intristisce di più è che un
milione di persone, anche se spero molte meno, non si sia accorta che
si tratta di una squallida operazione commerciale e nulla più.
A
pagina 43, Gramellini scrive il suo manifesto letterario: "Non è
semplice rimanere orfani nel paese dei mammoni. Certo, è anche il
paese dei vittimisti e la perdita precoce di un genitore, se ben
esibita, può diventare un’aureola e un certificato d’impunità.
Però per il ruolo della vittima bisogna esserci tagliati".
E
lui ci è tagliato.
Antonella
Roncarolo
Massimo
Gramellini
Fai
bei sogni- Ed. Longanesi 2012
Pag.
209 - €
14,90
Caro Massimo Gramellini,
RispondiEliminafaccio parte di questo gruppo di UT, ma non condivido questo articolo.
Soprattutto i termini "vittima" e "marchette". Perché li ritengo profondamente e gratuitamente offensivi. Per quanto concerne la virgola incriminata sono ignorante come lei e a me va bene lì dove sta.
Vorrei invece capire qualcosa di diverso.
Perché a distanza di qualche anno, i lettori italiani decretano tramite un libro, in questo caso il suo: "Fai bei sogni" un successo di codesta portata? Cosa muove un simile interesse, una simile responsabilità, perché questo successo è una responsabilità.
Il tema in discussione è "la mamma" e noi siamo in Italia, il luogo dove la mamma è l'essere intoccabile per eccellenza. La morte della mamma è oltremodo inaccettabile. E questo libro è racconto di storia vera, non di fantasia. Una bomba sentimenti ed emozioni del lettore, non v'è dubbio.
È un premio alla sua sofferenza, al suo coraggio di raccontare la sua storia "vera", oppure un collettivo modo per esorcizzare attraverso la lettura ciò che non si accetterebbe come esperienza sulla propria di pelle, senza rimanerne schiantati?
Successe anche a Susanna Tamaro con: "Và dove ti porta il cuore", in quel romanzo venne affrontato il tema della nonna (altro essere fondamentale per la salute interiore italica) che fu vista dalla prospettiva di donna, che amò. Oibò.
E un successo analogo non l'ebbe pure Federico Moccia con "Tre metri sopra il cielo"? Anche in quel caso, innamoramento tra due giovani di diversa estrazione sociale.
Tre facce dell'amore. Tre successi strepitosi.
I lettori italiani vogliono leggere d'amore anche in versione diversamente abile.
E semplicemente ringraziano gli scrittori che toccano queste corde sensibili o scoperte, comperando il libro.
L'ho letto. La ringrazio, Faccia bei sogni, se li merita tutti.
Michaela Menestrina