Paolo ANGELI e la sua “chitarra sarda preparata” in concerto: “Sale quanto basta”
Grottammare / 26 aprile 2013 h21.30 / Chiesa di Sant’Agostino
Certo, s’è “preparata” un po’ anche l’antica chiesa. Ma senza spostamenti di croci altari statue dipinti e banchi quadriposto (don Giorgio ci avrebbe cacciati subito…), solo qualche luce e laici faretti blu d’atmosfera. L’acustica già perfetta, anche con un po’ d’amplificazione. Niente palco né trucchi scenici. Silenzio, com’è ovvio in chiesa. Pubblico di una settantina di “anime”, ma stasera non è automatico che in ginocchio qualcuno preghi. Si bisbiglia, ci si guarda intorno e in alto, stupiti: toh che bella chiesa. La buffa e misteriosa chitarra sarda preparata sta già lì in penombra e senza troppo dare nell’occhio, quando dalla canonica arriva lui, maglietta a righe da marinaio, scalzo e sorridente. Non somiglia a Charlie Chaplin?
Questo concerto non so raccontarlo. Ascolti una musica fuori dagli schemi, che sembrerebbe scaturire da un quartetto d’archi chitarra pianoforte e batteria. Invece, a parte l’elettronica, c’è “solo” una STANZANI di Bologna stranamente posizionata in verticale “tra una gamba e l’altra”, preparata con cortissime corde supplementari in croce e altre lunghe sovrapposte come sartie di veliero; e cavi come freni di bicicletta, e martelletti di pianofortino giocattolo, e due piccole pedaliere da organo a canne, e quella tavoletta da battere, e il curioso riccio d’acciaio alla Charlie Brown, ma sulla pancia… (!?) Già, facevo prima a fare una foto.
Insomma
un’orchestra, ma non si vede. Ancora più difficile inquadrare il
repertorio, che fonde flamenco e musica antica, folk e jazz, musica
colta e canti sardi di Palau, con tracce nascoste di Brassens, De
Andrè, Zappa… Melodie oriental-mediterranee per niente
orecchiabili, ritmi da viaggio, invenzioni romantiche, durezze di
granito. Poi d’improvviso la voce, preparata anche
quella, che s’accorda subito col barocco della chiesa e sembra
“navighi” per calette, incastrandosi tra le severe capriate
lignee del tetto. A Paolo è facile convincerci che ha portato tra
noi il “satiro danzante”, sì, quello rimasto per 2500 anni
sott’acqua, adesso finalmente libero di ruotare su se stesso e
ballare. Certo che lo avvertiamo il senso
ipnotico -
sarà il ritmo di flamenco - e il senso
statico -
sarà il ritmo di ballata -. Tratteniamo il fiato; poi scricchiolano
i banchi quadriposto per gli applausi. E godiamo per l’ultimo pezzo
dal sorridente titolo “La federa del cuscino”, ma è quasi
mezzanotte…
Quando
Angeli se ne va, con qualche schizzo di sale in più visibile tra i
capelli, lascia la chitarra
sarda preparata a
riposare distesa sul tappeto attorniata dai curiosi, che la osservano
e con circospezione la toccano, come se fosse un solitario delfino
extraterrestre approdato su una spiaggia deserta, non so se di
Sardegna o di Barcellona…
PGC
Hai il pregio tu, di farmi essere là dove non posso.
RispondiEliminaE mi viene da piangere. Ma piango di gioia e ti dico che se non ci fossi, ti inventerei di sicuro. Affinché tu possa raccontare così, proprio così come racconti, i momenti di vita imperdibili.
Chapeau Giorgio.
Grazie da tutti i cuori, perché uno no basta.
michaela
p.s.: ho ascoltato Paolo su You tube e tu hai ragione, perché l'hai compreso.