Carlo
Cimino, Raul Gagliardi e Maurizio Mirabelli sono tre giovani
musicisti calabresi che compongono gli Amanita, un gruppo Jazz
che ripercorre e approfondisce alcune caratteristiche
dinamico-musicali dei trii contrabbasso-batteria-chitarra. Dotati di
buona tecnica, stanno ancora andando alla
ricerca di una loro identità, o sound, come si direbbe delle band
più affermate che lo hanno trovato. Non è un'operazione semplice,
anzi. Forse è la scommessa vera di molti dei gruppi Jazz della new
generation, quella di cercare una propria via di analisi, e poi di
sintesi, che non ripercorra canoni già collaudati, con più o meno
successo, da altri.
C'è da dire che lo sforzo sembrerebbe premiare gli Amanita, ma un solo lavoro alle spalle è ancora troppo poco per lasciarsi andare a considerazioni altre (e alte). Avendo frequentato per un po' di tempo uno strumento come la chitarra, ci riuscirebbe, ad esempio, difficile non essere contaminati da chitarristi non solo Jazz (e il caso di Pat Metheny ci starebbe tutto) ma anche blues e rock. Il rischio della chitarra, tutto sommato, è proprio questo, non riuscire a staccarsi da modelli. Di Raul Gagliardi abbiamo apprezzato la pulizia dello strumento, un fare quasi a meno di sonorità artefatte, per inseguire il suono delle corde così com'è quando esce da un amplificatore. Di Maurizio Mirabelli, terribile l'acustica del locale per la batteria, un ritmo tenuto sempre sostenuto, pur senza grandi slanci di fantasia. Ci ha colpito positivamente Carlo Cimino, un contrabbasso potente e maturo, in grado di fare anche da controcanto alla chitarra. Gli Amanita, abbisognano di un ulteriore ascolto, troppi “vizi” di forma questa sera, per dare un giudizio che non risenta dell'ambiente, delle voci, della ristrettezza degli spazi, dell'incapacità della musica di uscir fuori senza “distorsioni” esterne. Una delle ragioni per le quali terminammo la nostra breve carriera di musicisti, fu quella che trovavamo quasi un vilipendio alla seconda arte, il rumoreggiare di piatti e bicchieri, il viavai dei camerieri, le risate e le battute a voce alta della gente. Non sappiamo perché, pur facendo solo "misero" rhythm and blues, sentire ridere voci stentoree e fuori tono, ci faceva incazzare da morire. Quello che ci sorprende positivamente, dei musicisti delle nuove generazioni, è un limite di tolleranza altissimo che gli permette di esibirsi dovunque e con qualsiasi sottofondo. L'organizzazione di Note di Colore per i loro Camera Concerto, è stata come sempre impeccabile (bellissimi i gadget-fungo Amanita per gli intervenuti). Il ristorantino Eau de vie, è sicuramente un luogo molto piacevole per una cena, magari in coppia. La bravura dello chef Nazzareno Spazzafumo, considerato lo sguardo soddisfatto dei clienti, è stata di una evidenza lapalissina. Una bottiglia di birra artigianale, Viola Bionda, per la precisione, ha fatto la nostra personale felicità. Gli ingredienti per una rilassante serata di Jazz c'erano tutti. Peccato mancasse la possibilità di ascoltarlo con un sacrosanto silenzio... il Jazz.
Massimo Consorti
C'è da dire che lo sforzo sembrerebbe premiare gli Amanita, ma un solo lavoro alle spalle è ancora troppo poco per lasciarsi andare a considerazioni altre (e alte). Avendo frequentato per un po' di tempo uno strumento come la chitarra, ci riuscirebbe, ad esempio, difficile non essere contaminati da chitarristi non solo Jazz (e il caso di Pat Metheny ci starebbe tutto) ma anche blues e rock. Il rischio della chitarra, tutto sommato, è proprio questo, non riuscire a staccarsi da modelli. Di Raul Gagliardi abbiamo apprezzato la pulizia dello strumento, un fare quasi a meno di sonorità artefatte, per inseguire il suono delle corde così com'è quando esce da un amplificatore. Di Maurizio Mirabelli, terribile l'acustica del locale per la batteria, un ritmo tenuto sempre sostenuto, pur senza grandi slanci di fantasia. Ci ha colpito positivamente Carlo Cimino, un contrabbasso potente e maturo, in grado di fare anche da controcanto alla chitarra. Gli Amanita, abbisognano di un ulteriore ascolto, troppi “vizi” di forma questa sera, per dare un giudizio che non risenta dell'ambiente, delle voci, della ristrettezza degli spazi, dell'incapacità della musica di uscir fuori senza “distorsioni” esterne. Una delle ragioni per le quali terminammo la nostra breve carriera di musicisti, fu quella che trovavamo quasi un vilipendio alla seconda arte, il rumoreggiare di piatti e bicchieri, il viavai dei camerieri, le risate e le battute a voce alta della gente. Non sappiamo perché, pur facendo solo "misero" rhythm and blues, sentire ridere voci stentoree e fuori tono, ci faceva incazzare da morire. Quello che ci sorprende positivamente, dei musicisti delle nuove generazioni, è un limite di tolleranza altissimo che gli permette di esibirsi dovunque e con qualsiasi sottofondo. L'organizzazione di Note di Colore per i loro Camera Concerto, è stata come sempre impeccabile (bellissimi i gadget-fungo Amanita per gli intervenuti). Il ristorantino Eau de vie, è sicuramente un luogo molto piacevole per una cena, magari in coppia. La bravura dello chef Nazzareno Spazzafumo, considerato lo sguardo soddisfatto dei clienti, è stata di una evidenza lapalissina. Una bottiglia di birra artigianale, Viola Bionda, per la precisione, ha fatto la nostra personale felicità. Gli ingredienti per una rilassante serata di Jazz c'erano tutti. Peccato mancasse la possibilità di ascoltarlo con un sacrosanto silenzio... il Jazz.
Massimo Consorti
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