139
copie di tiratura, più 31 per l'archivio e i collaboratori. Totale
170 copie di “follia” allo stato puro, perché definire
altrimenti UT non sarebbe possibile né, da parte nostra,
auspicabile. UT è una rivista bimestrale d'arte e fatti e bla bla... il
solito ritornello che ripetiamo ormai da sei anni. Stampata su
cartoncino pregiato, ha al suo interno un'opera d'arte vera, niente
cartoline o immagini tarocche, che l'artista collaboratore numera e
firma con le sue mani, dopo aver scelto tra le prove d'autore che
Francesco Del Zompo provvede a inviargli. Graficamente, UT è un
gioiello che non ha pagine numerate, si svolge, come il mantice di una fisarmonica. Parte dalla tradizione della “plaquette” e della
stampa d'arte, e si concettualizza attraverso l'elaborazione teorica
di Ted Polhemus sull'indispensabilità degli “oggetti belli e
intelligenti”. UT è piacevole al tatto, bella alla vista,
intrigante per la mente. Se aggiungessimo due gocce di Chanel N.5
saremmo anche sensuali, ma sarebbe troppo.
UT è un luogo dove si pensa, si scrive, si crea arte, si discute, si elabora, ci si incazza (ma siamo umani), ci si confronta sempre, anche per inserire tre righe di biografia dei collaboratori: una fase di pensiero e decisionale durata un anno. UT è un luogo libero che, al contrario di tanti altri luoghi meno nobili, pretende dai collaboratori solo una grande qualità, altrimenti UT non li pubblica. In questi “primi” sei anni di vita, UT ha stampato le opere originali di 39 artisti e gli scritti (prosa, saggi, poesie e elucubrazioni varie) di oltre 150 collaboratori di tutta Italia. La media d'età dei collaboratori della Rivista è scesa nel corso del tempo, perché UT sui giovani ci scommette e, a quelli che valgono davvero, concede spazi che nessun altro concederebbe mai. UT non pretende niente altro che cuore e onestà (prima di tutto quella intellettuale), per il resto vale ciò che un autore pensa, vive e come lo trasmette. Per molti versi UT è un'officina sempre aperta dove si sperimenta, perché se i tre uttiani fondatori (Pier Giorgio Camaioni, Francesco Del Zompo e me) non sperimentassero, mollerebbero il giorno dopo. UT è una rivista monotematica viva, mai intellettualmente patinata anzi, piuttosto ruvida. In sei anni di vita ha trattato solo 36 parole, e dire che non siamo né dislessici né tonti. Agli uttiani non piacciono le cose semplici perché, un po' bizzarri come sono, complicherebbero anche quelle, allora inutile proporne. Come tutti però, in questo inizio di secolo buio, avvertiamo anche noi il peso della crisi. Non sappiamo di che morte moriremo, l'unica cosa di cui siamo certi è che il fiato si sta facendo corto, come i passi che muoviamo spinti solo dall'amore di comunicare arte e letteratura in un certo modo. Non abbiamo appelli particolari da rivolgere, se non quelli di acquistare la rivista. Non facciamo più abbonamenti, perché non siamo in grado di assicurare una tenuta annuale. Non vogliamo impegnarci per il domani, perché già l'oggi è di un complicato assurdo. Vi chiediamo di starci vicino perché non vorremmo mollare proprio ora che... iniziamo a divertirci.
UT è un luogo dove si pensa, si scrive, si crea arte, si discute, si elabora, ci si incazza (ma siamo umani), ci si confronta sempre, anche per inserire tre righe di biografia dei collaboratori: una fase di pensiero e decisionale durata un anno. UT è un luogo libero che, al contrario di tanti altri luoghi meno nobili, pretende dai collaboratori solo una grande qualità, altrimenti UT non li pubblica. In questi “primi” sei anni di vita, UT ha stampato le opere originali di 39 artisti e gli scritti (prosa, saggi, poesie e elucubrazioni varie) di oltre 150 collaboratori di tutta Italia. La media d'età dei collaboratori della Rivista è scesa nel corso del tempo, perché UT sui giovani ci scommette e, a quelli che valgono davvero, concede spazi che nessun altro concederebbe mai. UT non pretende niente altro che cuore e onestà (prima di tutto quella intellettuale), per il resto vale ciò che un autore pensa, vive e come lo trasmette. Per molti versi UT è un'officina sempre aperta dove si sperimenta, perché se i tre uttiani fondatori (Pier Giorgio Camaioni, Francesco Del Zompo e me) non sperimentassero, mollerebbero il giorno dopo. UT è una rivista monotematica viva, mai intellettualmente patinata anzi, piuttosto ruvida. In sei anni di vita ha trattato solo 36 parole, e dire che non siamo né dislessici né tonti. Agli uttiani non piacciono le cose semplici perché, un po' bizzarri come sono, complicherebbero anche quelle, allora inutile proporne. Come tutti però, in questo inizio di secolo buio, avvertiamo anche noi il peso della crisi. Non sappiamo di che morte moriremo, l'unica cosa di cui siamo certi è che il fiato si sta facendo corto, come i passi che muoviamo spinti solo dall'amore di comunicare arte e letteratura in un certo modo. Non abbiamo appelli particolari da rivolgere, se non quelli di acquistare la rivista. Non facciamo più abbonamenti, perché non siamo in grado di assicurare una tenuta annuale. Non vogliamo impegnarci per il domani, perché già l'oggi è di un complicato assurdo. Vi chiediamo di starci vicino perché non vorremmo mollare proprio ora che... iniziamo a divertirci.
Massimo
Consorti
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