Joaquim Pujol Grau, Albert Casals, Vittorio Amadio |
È
nostra convinzione che prima di scrivere di un artista, occorra una
discreta frequentazione. Non stiamo parlando di amicizia, che è una
dimensione umana più complessa, ma di comunicazione in senso lato,
quella specie di colloquio a quattr'occhi che consente molto spesso
di penetrare mondi e sensibilità indispensabili per un approccio
serio e senza pre-idee a un mondo complicatissimo qual è quello
dell'arte contemporanea. Con Albert Casals e Joaquim Pujol Grau
(Vittorio Amadio interprete occasionale di spagnolo, e interlocutore
mai passivo), abbiamo parlato di tutto meno che della loro arte.
Capire da dove partono, che tipo di percorso hanno fatto, a quale
stile si rifanno, quali sono i loro punti imprescindibili di
riferimento e
quale rapporto hanno con la materia, sono tutti aspetti emersi in tre ore piene di discussione, anche accalorata, su Pablo Picasso, Salvador Dalì, il cubismo e il surrealismo, il Goya dell'”arte negra”. Di Guernica (e dei bozzetti preparatori visibili al Reina Sofia di Madrid), abbiamo parlato più di un'ora, tempo durante il quale la convinzione che un Picasso più “libero” avrebbe dipinto la Storia, è stato il leit motiv condiviso e bagnato da un prosecco notevole. Che tipo di influenza l'”arte negra” di Goya abbia avuto sugli impressionisti, e sullo stesso Picasso, è stato motivo di profonda riflessione che ha portato tutti a restare aggrappati ferocemente alle loro posizioni. Albert Casals e Joaquim Pujol Grau (che abita a 80 metri dalla Sagrada Familia), sono due artisti profondamente spagnoli ai quali l'essere catalani aggiunge un valore in termini di solarità e di piacere nell'uso dei materiali più diversi, assoluto. Più “carnale” Pujol Grau, più “spirituale” Casals, i due spagnoli sembrano fatti apposta per esporre insieme. L'uno esalta e valorizza l'altro senza che il vezzo tipico dei pittori (la gelosia), faccia in nessun modo capolino. Pujol Grau parte dalla donna. In silouette o materializzata con colori e panni sulla tela, la donna è il mondo prediletto di Joaquim. La donna non solo fonte di vita e di piacere ma mamma, moglie, amante, amica, seno accogliente e braccia pronte a stringersi in un abbraccio caldo, è idealizzata, inseguita, ammirata e rappresenta sempre una fonte di fascinazione imprescindibile. Il posto della donna, nel lavoro di Casals, è preso dall'anima. Il rapporto dell'uomo con la sua intelligenza, è il punto centrale della sua opera che si sviluppa, tela dopo tela, in storie finite nelle quali i colori, i personaggi, le stesse parole scritte sulla tela, contribuiscono a scrivere racconti di impatto fortissimo. Con i due artisti spagnoli, abbiamo molti amori condivisi. Impazzire per Picasso non suoni come un concetto lapalissiano di condivisione ma, piuttosto, il frutto di un'analisi che, al pittore che ha rivoluzionato l'arte (“al pari dei Beatles la musica”), abbiamo dedicato senza sconto alcuno. E lo stesso vale per il Goya non ritrattista, il Dalì pronto a rollare i baffi davanti a un fotografo o a una telecamera, il Mirò del giochi infantili, l'El Greco della prospettiva. E tutte queste sensibilità emergono dalle loro opere: un percorso poetico-artistico intriso di umanità.
quale rapporto hanno con la materia, sono tutti aspetti emersi in tre ore piene di discussione, anche accalorata, su Pablo Picasso, Salvador Dalì, il cubismo e il surrealismo, il Goya dell'”arte negra”. Di Guernica (e dei bozzetti preparatori visibili al Reina Sofia di Madrid), abbiamo parlato più di un'ora, tempo durante il quale la convinzione che un Picasso più “libero” avrebbe dipinto la Storia, è stato il leit motiv condiviso e bagnato da un prosecco notevole. Che tipo di influenza l'”arte negra” di Goya abbia avuto sugli impressionisti, e sullo stesso Picasso, è stato motivo di profonda riflessione che ha portato tutti a restare aggrappati ferocemente alle loro posizioni. Albert Casals e Joaquim Pujol Grau (che abita a 80 metri dalla Sagrada Familia), sono due artisti profondamente spagnoli ai quali l'essere catalani aggiunge un valore in termini di solarità e di piacere nell'uso dei materiali più diversi, assoluto. Più “carnale” Pujol Grau, più “spirituale” Casals, i due spagnoli sembrano fatti apposta per esporre insieme. L'uno esalta e valorizza l'altro senza che il vezzo tipico dei pittori (la gelosia), faccia in nessun modo capolino. Pujol Grau parte dalla donna. In silouette o materializzata con colori e panni sulla tela, la donna è il mondo prediletto di Joaquim. La donna non solo fonte di vita e di piacere ma mamma, moglie, amante, amica, seno accogliente e braccia pronte a stringersi in un abbraccio caldo, è idealizzata, inseguita, ammirata e rappresenta sempre una fonte di fascinazione imprescindibile. Il posto della donna, nel lavoro di Casals, è preso dall'anima. Il rapporto dell'uomo con la sua intelligenza, è il punto centrale della sua opera che si sviluppa, tela dopo tela, in storie finite nelle quali i colori, i personaggi, le stesse parole scritte sulla tela, contribuiscono a scrivere racconti di impatto fortissimo. Con i due artisti spagnoli, abbiamo molti amori condivisi. Impazzire per Picasso non suoni come un concetto lapalissiano di condivisione ma, piuttosto, il frutto di un'analisi che, al pittore che ha rivoluzionato l'arte (“al pari dei Beatles la musica”), abbiamo dedicato senza sconto alcuno. E lo stesso vale per il Goya non ritrattista, il Dalì pronto a rollare i baffi davanti a un fotografo o a una telecamera, il Mirò del giochi infantili, l'El Greco della prospettiva. E tutte queste sensibilità emergono dalle loro opere: un percorso poetico-artistico intriso di umanità.
Massimo Consorti
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