Ilje (nome inventatissimo), è un
ragazzo rumeno di circa trent'anni. La sua presenza si sente, non si
vede. Quando ti avvicini, perché quel ritmo sostenuto ha attirato la
tua curiosità, ti trovi davanti un'attrezzatura da discarica e
ripensi a quando anche tu, ragazzino, picchiavi violentemente sulle
pentole e sui secchi di latta con il cucchiaio di legno di tua madre.
Per noi ragazzini batteristi però, la storia finiva sempre male,
nostra madre ci toglieva il cucchiaio dalle mani e ce lo dava sul
culo. A Ilje no. Nessuno si permetterebbe mai, anzi. Lui è uno che
il ritmo ce l'ha nel sangue. Nativo di Bucarest (tutti i rumeni sono
di Bucarest), Ilje preferisce picchiare su pentolame e taniche varie,
piuttosto che ricercare vie facili di guadagno con l'oro rosso.
E il
ritmo delle sue improbabili percussioni, è sostenuto, vario,
incalzante e si presta volentieri a qualche escursione
nell'improvvisazione jazzistica. Incontriamo la prima volta Ilje al
mattino. La sua valigia, dove poi riporrà i pezzi della batteria,
brilla alla luce dei centesimi che un popolo attento e solidale, ha
voluto elegantemente porgergli. Lui non alza lo sguardo neppure per
ringraziare, è troppo preso dal suo assolo per distarsi e magari
sbagliare qualche colpo. Lo rincontriamo nel pomeriggio, sempre dalle
parti di Piazza Maggiore a Bologna, luogo dove non si perde neanche
un bambino, figuriamoci un rumeno quasi trentenne. Il ritmo è lo
stesso e ci chiediamo se sia solo un piacere personale, quello di
percuotere contenitori sempre allo stesso modo, o incapacità di
variare. Nel pomeriggio, insieme a Ilje c'è anche il suo assistente,
un ragazzo da palco indiano, che gli rimette a posto i pezzi della
batteria che scappano sull'acciottolato. È una scena incredibile,
quella di vederli insieme, uno spettacolo nello spettacolo perché,
mentre Ilje continua a suonare la stessa canzone, l'indiano si
affanna come un bracciante agricolo di Rossano Calabro a rimettergli
a posto l'attrezzatura. La gente continua a mettere soldi nella
valigia e, quelli che cadono fuori, vengono prontamente arpionati
dall'assistente che provvede a rimetterli nel contenitore-forziere,
per la gioia del McDonald a due passi che dovrà contare uno a uno
gli spiccioli per due Bigmac.
Massimo Consorti
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