Se
c'è un aspetto che colpisce della "personale" di Vittorio
Amadio a Roma (ex Mulini Biondi, fino al 12 giugno), è il connubio
fra arte e architettura che spicca prepotentemente nell'allestimento.
Da una parte c'è infatti l'estro creativo a tutto tondo, e con tutti
i materiali possibili, del maestro di Castel di Lama. Dall'altra il
rigore estetico-formale con il quale la Pro Arch BCD (acronimo di
Gianfranco Brocchetti, Marco Maria Cupelloni e Fabrizio Delle
Fratte), ha inteso creare il percorso artistico-conoscitivo di un
artista che fa delle forme e dei colori la sua mission spirituale.
Così, sfruttando gli spazi delle nicchie nel muro, le travi del soffitto, e lasciando libero il "cammino" per i visitatori, la Pro Arch ha sistematizzato periodi e tendenze, ceramica e legno, opere acriliche e olii, fino alle pregevoli incisioni che narrano di un mondo che c'è, e facile da percepire, quanto complesso nella sua struttura narrativa. Illuminazione mirata, uso del plexiglass, dell'acciaio e di piedistalli di legno grezzo per le sculture, danno a una location degna di un set cinematografico, quel valore aggiunto che fa di una mostra, un'art exibition. Destinati a una collaborazione che li vedrà concepire e arricchire abitazioni e piccole stazioni ferroviarie, la Pro Arch e Vittorio Amadio, hanno voluto dare un saggio di quello che sarà il frutto di un futuro lavoro comune nel quale, tornando a coniugazioni antiche, arte e architettura e interior design, formeranno un tutt'uno nel segno di una cultura artistica facilmente fruibile e penetrabile da tutti. Già dalle “colonne” (i “dolmen” di Amadio), non poggiati per terra ma sospesi in aria quasi a offrirne una visione di leggerezza cromatica, alle sculture in legno e ceramica di diversi periodi e sensibilità, l'arte di Vittorio Amadio ha avuto l'occasione di librarsi, di volare, di essere sospesa nel vuoto come per sottolineare il vuoto attuale che ci circonda Personaggi importanti, collezionisti, galleristi, artisti e studiosi hanno fatto da cornice a una personale destinata a far parlare di sé per l'omogeneità delle opere (visibilmente di un'unica mano) e l'eterogeneità dei supporti che ne reggono tutta la forza espressiva e comunicativa.
Massimo Consorti
Così, sfruttando gli spazi delle nicchie nel muro, le travi del soffitto, e lasciando libero il "cammino" per i visitatori, la Pro Arch ha sistematizzato periodi e tendenze, ceramica e legno, opere acriliche e olii, fino alle pregevoli incisioni che narrano di un mondo che c'è, e facile da percepire, quanto complesso nella sua struttura narrativa. Illuminazione mirata, uso del plexiglass, dell'acciaio e di piedistalli di legno grezzo per le sculture, danno a una location degna di un set cinematografico, quel valore aggiunto che fa di una mostra, un'art exibition. Destinati a una collaborazione che li vedrà concepire e arricchire abitazioni e piccole stazioni ferroviarie, la Pro Arch e Vittorio Amadio, hanno voluto dare un saggio di quello che sarà il frutto di un futuro lavoro comune nel quale, tornando a coniugazioni antiche, arte e architettura e interior design, formeranno un tutt'uno nel segno di una cultura artistica facilmente fruibile e penetrabile da tutti. Già dalle “colonne” (i “dolmen” di Amadio), non poggiati per terra ma sospesi in aria quasi a offrirne una visione di leggerezza cromatica, alle sculture in legno e ceramica di diversi periodi e sensibilità, l'arte di Vittorio Amadio ha avuto l'occasione di librarsi, di volare, di essere sospesa nel vuoto come per sottolineare il vuoto attuale che ci circonda Personaggi importanti, collezionisti, galleristi, artisti e studiosi hanno fatto da cornice a una personale destinata a far parlare di sé per l'omogeneità delle opere (visibilmente di un'unica mano) e l'eterogeneità dei supporti che ne reggono tutta la forza espressiva e comunicativa.
Massimo Consorti
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