Più
che una conferenza stampa è un piacevole monologo di Francesco
Baccini, cantautore genovese (che grande scuola!), a San Benedetto
del Tronto per il 18 Festival Ferré, cantautore francese (che grande
scuola!). Baccini è un cinquantenne che di anni ne dimostra 20.
Curioso, arguto, ironico, attento, un po' guascone, fuma nella sala
della giunta comunale: tabagista reo-confesso e poco attento alle
regole. C'è molta storia. La passeggiata con De Andrè, una
spruzzata di Gino Paoli, una nota su Umberto Bindi, una citazione di
Giorgio Gaber, Fossati che entra di struscio, i capelli ricci di Bruno Lauzi e le morti eccellenti di
Jannacci e Califano, tornati ai vertici delle classifiche dei dischi
venduti, ma post-mortem; se uno si tocca gli attrezzi, non bisogna
prenderla a male. “La morte che diventa cultura”, dice Francesco
nascondendo le mani. Poi parla di un'altra cultura, quella
cantautorale, che non vive più: non ha spazi, mercato, passaggi
televisivi e radiofonici e anche su YouTube non è che sia messa
tanto bene.
Dice che a Sanremo hanno tagliato i fondi al Premio
Tenco, costringendo Enrico De Angelis a emigrare a Novara: “Novara
è una città che ha accolto fra le braccia il Premio Tenco, ma che
c'azzecca?”, si domanda giustamente Baccini. E infine parla della
sua musica, e di quel mix fra canzoni sue, di Luigi Tenco e di Léo
Ferré che comporranno la scaletta (inventata sul momento), del
concerto che terrà domani sera (ingresso gratuito ma occorre prenotarsi) al Teatro Concordia. Come sempre,
prima di esprimere un giudizio, aspettiamo il riscontro del
palcoscenico. Il resto sono parole, anche piacevoli, anche piene di
senso e di significato, ma sempre parole restano. E noi da un
cantautore, vogliamo anche la musica che le accompagna.
Massimo
Consorti
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