09/07/13

Luciano Canfora e Gustavo Zagrebelsky a “Stasera parlo io all'Archiginnasio”. I pericoli “democrazia” e “oligarchie”

Stasera parlo io all'Archiginnasio è il titolo della rassegna estiva bolognese organizzata dalla Libreria Coop Zanichelli in collaborazione con la Biblioteca dell'Archiginnasio. Fino al 30 luglio, nell'elegante cortile del palazzo cinquecentesco progettato dall'architetto “Terribilia” (vero nome Antonio Morandi), si susseguiranno incontri-dialogo tra noti studiosi e scrittori con implicita presentazione delle loro recenti pubblicazioni. Il tutto all'insegna della volontà di far riflettere su temi attuali (politica in primis) e/o universali, unendo un taglio storico-filosofico a una dinamica affabilità comunicativa.
Ieri sera i protagonisti sono stati Luciano Canfora e Gustavo Zagrebelsky. Coordinatore Giuseppe Laterza. Canfora ha appena pubblicato Intervista sul potere (Laterza, maggio 2013), già presentato al Salone di Torino; per la stessa casa editrice Zagrebelsky e Ezio Mauro hanno dato alle stampe nel 2011 La felicità della democrazia. Un dialogo. La voce sonora, lo spirito arguto e il vivace senso dell'umorismo del filologo e storico classico si sono alternati alle parole del giurista, tra intelligenti e vivaci richiami al mondo antico, riflessioni filosofiche, excursus storici e rapidi ma inevitabili agganci ora gravi (Zagrebelsky) ora comico-satirici (Canfora) alla crisi politico-economica italiana e non solo che tutti conosciamo.
Titolo dell'incontro: Democrazia e oligarchie. Così lontane?, potrebbe essere il sottotitolo. L'oligarchia è un gruppo chiuso, al comando non per merito ma per sete di potere e di denaro, dove l'uno alimenta l'altro, in una voracità illimitata che segna, per Zagrebelsky, la particolarità del genere umano rispetto a quello animale. (Ma non sembra si parli di certe élites, tutt'altro che tali, che nelle moderne democrazie il popolo ha delegato e delega a rappresentarlo?) In ogni caso, è tutta colpa, come insegna Lucrezio, della nascita della proprietà privata e del culto del denaro che ne rappresenta la monetizzazione. Se recuperare una condizione "naturale" è impossibile e assurdamente utopistico, come lucidamente e serenamente dice Canfora, altri e ben più accessibili rimedi urgerebbero. Uno spunto lo fornisce Platone nella sua Repubblica, secondo lo studioso. E guarda caso proprio il filosofo greco metteva in guardia non solo dall'oligarchia, ma anche dalla democrazia. Quale "potere del popolo" in effetti è davvero realizzabile? E il "potere del popolo" che si è storicamente realizzato, può definirsi davvero tale? Domanda retorica, per noi figli disincantati, nonostante e grazie ai media, di un '900 che ha mitizzato le presunte splendenti democrazie occidentali, modello buono da contrapporre ai paradigmi malefici dei totalitarismi. Una lotta sana giocata a gran suon di propaganda ha portato alla cecità sui limiti e i rischi intrinsechi al migliore dei sistemi politici possibili. Ma ci siamo svegliati, e... che fare ora che assistiamo allo spettacolo indecente di una democrazia gestita da oligarchie di varia natura e tipo, che si dilettano in giochi di scacchi di cui spesso a molti cittadini sfugge il senso quando non l'esistenza? Platone proponeva un'aristocrazia, un governo in cui i pochi fossero anche i migliori, senza remunerazioni materiali, forniti di strumenti culturali adeguati e motivati unicamente dalla volontà di ben governare. Utopia certo. E da contestualizzare. Proposta tuttavia da recuperare oggi, secondo Canfora. Per ricordare come dovrebbero andare le cose. Per vedere con chiarezza i nostri mali e la direzione in cui dovrebbe muoversi qualunque riforma (etica e legislativa) che si voglia almeno sufficientemente efficace. Senza più perdersi in sogni anacronistici (creazione di uomini nuovi o forme di governo fantasticamente alternative o inattuabili) né cedere passivi al caos. Da inseguire, oggi come sempre, sono semmai la meritocrazia e l'uguaglianza davanti alla legge, perché non ci consola affatto che perfino Cicerone abbia scritto tante lettere di raccomandazioni da riempirci tutto il XIII libro delle sue Epistulae ad familiares (di là dalla sua moralità più o meno discutibile, l'acuto e concreto maestro latino proponeva del resto un concetto di "amicizia" eticamente fondato).
Sicuramente, oggi, la nostra democrazia va rivitalizzata. Questa è un'epoca di dominio di oligarchie (palesi, velate o sotterranee), di egemonia economicistica, di impossibilità di interventi efficaci da parte dei governi nazionali e di assenza di organismi sovranazionali forti. Un'epoca che ancora vede sudditi, non cittadini; vede servi volontari (per ricordare Étienne de La Boétie, e siamo nel '500 che vede l'ascesa degli assolutismi; l'Étienne de La Boétie caro agli anarchici e ai disubbidienti civili). E di "servitù volontaria" l'Italia è negli ultimi decenni non trascurabile modello nel mondo occidentale. Ricordiamo Platone, dunque, è l'invito di Canfora.
Ieri sera nel cortile dell'Archiginnasio si è parlato di filosofia politica in modo gradevole, serio ma non serioso. Accuratamente evitati espliciti riferimenti a un'attualità che avrebbe troppo facilmente aperto le porte a una volgarità di cui, evidentemente, molti sono stanchi.
Pare che tutti gli ascoltatori siano rimasti fino alla fine. Anche quelli in piedi. E non erano pochi. 

Sara Flamiani

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