Sostengono
alcuni che "la storia corre, il cinema cammina, i festival
segnano il passo". La sintesi, crudele, riassume una certa
insofferenza diffusa nei confronti del cinema contemporaneo e di
quelli che, fino a poco tempo, erano giudicati appuntamenti
irrinunciabili per promuovere i nuovi film e fare la conoscenza dei
nuovi autori. Ci sono sfumature maggiori nell’annotazione di Paul
Schrader, secondo il quale “è un mondo che cambia. I festival
sono nello stesso tempo più e meno potenti di un tempo. Lo sono di
più, perché si presentano come i nuovi curatori di musei e
gallerie. Di meno, perché i nuovi canali di distribuzione diretta
indeboliscono l’esclusività della partecipazione festivaliera”.
Chi non si fa troppi problemi è invece il pubblico, presenza fedele
e costante in migliaia di festival grandi e piccoli che continuano a
sbocciare qui e là, spesso rimpiazzando eventi giunti a conclusione
del proprio ciclo
vitale.
vitale.
C’è
una punta di orgoglio, invece, nel dire che questa edizione della
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica fornisce – se non
delle risposte – almeno qualche indicazione sul perché i festival
siano ancora necessari e di come possano adeguarsi alla mutata
situazione in cui si trovano ad operare. Nel compilare la playlist
dei titoli proposti quest’anno, si è cercato di tener conto della
crescente frammentazione e schizofrenia che sembra caratterizzare
l’universo delle immagini in movimento, sempre più contrapposte
per modalità produttive, incoerenza dei modelli spettacolari di
riferimento, esplorazioni delle nuove potenzialità offerte dalle
tecnologie digitali, aperte alla sperimentazione delle inedite
piattaforme distributive e promozionali. Ma anche segnate dalle
complicazioni economiche, dalla riduzione di risorse finanziare che
un tempo sembravano pressoché illimitate, dalle inedite strategie di
promozione e dalle difficoltà di ‘bucare’ l’opaca resistenza
del mondo della comunicazione.
Le
quattro sezioni in cui si articola il festival - Concorso, Fuori
Concorso, Orizzonti e Venezia Classici – propongono un’istantanea
della situazione del cinema contemporaneo, volutamente stratificata e
non omogenea.
Ci
sono gli autori affermati dai quali non sarebbe né giusto né logico
prescindere, in quanto rappresentano la ragione della nostra passione
per il cinema e la certezza della sua continuità.
Ci
sono gli esordienti e i registi in cerca di quella auspicata
consacrazione, cui il festival può contribuire, in maniera talvolta
decisiva, grazie al prestigio e all’autorevolezza della sua
selezione.
Ci
sono i cosiddetti film di genere, nei confronti dei quali non esiste
alcuna forma di prevenzione, ma che non sempre è facile collocare
all’interno del palinsesto di un grande festival.
Ci
sono i documentari, che acquistano progressivamente maggior peso
nella programmazione veneziana, al punto che ben due figurano nel
Concorso di Venezia 70. Una “prima volta”, che prende atto non
soltanto della qualità di queste opere ma del progressivo
sconfinamento operato nel cinema moderno fra il cosiddetto cinema di
finzione e quello di documentazione, nel segno di una riconosciuta
identità facente capo a comuni processi di creazione. Segno, tra
l’altro, di un arricchimento estetico e linguistico di cui tutti
sembrano giovarsi.
Ci
sono i film restaurati e i documentari sul cinema che segnalano il
peso crescente dell’investimento (in tutti i sensi: culturale,
estetico, emotivo, distributivo) sul patrimonio immenso rappresentato
dal’eredità del cinema del passato, che torna in circolazione per
alimentare la conoscenza dei giovani spettatori, favorire la
vocazione di nuovi registi e accrescerne il bagaglio formativo con
riferimenti culturali e linguistici dai quali sarebbe deleterio
prescindere.
Ci
sono i cortometraggi, palestra preziosa degli autori di domani, ai
quali da sempre la Mostra conferisce medesima dignità artistica dei
feature film, non confinandoli in una “riserva” ma inserendoli a
pieno titoli nel programma della sezione Orizzonti.
C’è,
ancora, il Mercato del Film, che si presenta rafforzato e accresciuto
nei servizi e negli spazi messi a disposizione degli operatori
commerciali, dopo la lusinghiera accoglienza riservata alla sua prima
edizione lo scorso anno.
C’è,
infine, la conferma della Sala Web, dopo la sperimentazione avviata
lo scorso anno, che offre alla platea virtuale del web la possibilità
di vedere in streaming i film della sezione Orizzonti in
contemporanea con la presentazione ufficiale al Lido.
Non
mancano tuttavia le novità. La prima è rappresentata dai tre
lungometraggi realizzati nell’ambito di Biennale College Cinema, il
progetto di sostegno, sviluppo e finanziamento di opere prime
lanciato lo scorso anno, che vede concludersi in maniera concreta e
positiva la sua edizione inaugurale, in attesa di conoscere i nomi
dei dodici autori selezionati per la seconda edizione il cui annuncio
verrà dato nel corso della Mostra stessa.
La
seconda è il progetto speciale Final Cut in Venice, che si propone
di sostenere economicamente la post-produzione di quattro film
africani appositamente selezionati nel corso di un workshop che si
terrà nell’ambito del Mercato del Film e destinato a un pubblico
di produttori, buyers, distributori e programmatori di festival
internazionali, per favorire possibili partnership di coproduzione e
accesso al mercato distributivo.
La
Mostra taglia, per la prima volta nella storia della Settima Arte, il
traguardo della settantesima edizione. L’anniversario sarà
celebrato in modo originale, grazie al contributo di settanta autori
da tutto il mondo che hanno accolto il nostro invito a realizzare un
micro-film di durata compresa fra i 60 e i 90 secondi. Oltre che
liberamente consultabili in streaming sull’apposito sito realizzato
dalla Biennale di Venezia, insieme con quaranta frammenti di
cinegiornali storici selezionati e restaurati dall’Archivio Storico
dell’Istituto Luce, saranno tutti proiettati al festival.
Il passato e il futuro del cinema si danno così idealmente la mano, in un’edizione della Mostra che guarda in avanti, con la certezza che la sua funzione è tutt’altro che esaurita.
Il passato e il futuro del cinema si danno così idealmente la mano, in un’edizione della Mostra che guarda in avanti, con la certezza che la sua funzione è tutt’altro che esaurita.
Alberto Barbera
Direttore
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