Un tavolo da cucina, gli ingredienti per il minestrone (sedano, cipolla,
pomodoro e cetriolo), una grossa radio all’angolo e lei, Alessandra
Faiella, seduta al tavolo, tagliuzza e addenta qualcosa, per noia, o
disperazione, come avrebbe fatto ogni casalinga di cinquant’anni fa
dentro un abitino stinto. E, nell’assemblare gli ingredienti,
l’espressività di voce e di corpo di cui è largamente dotata, la
circonfondono di splendore e simpatia tali da conferire giustizia a
una bellezza senza tempo. Non solo, ma anche la causa alla quale si è
votata: divulgare i contenuti dell’atto unico scritto da tutti e
tre i componenti la famiglia Rame-Fo, di cui lo spettatore più
accorto può distinguere il linguaggio funambolico e originalissimo
proprio di Dario Fo e le riflessioni di Franca Rame sul tema. Il
testo, che è anche un manuale per il “buon uso”, entra subito
in medias res, procede e si conclude senza allusioni o
infingimenti, con lo scopo di arrivare subito al punto. Dopo secoli
di oscurantismo in materia, qualcuno ha rotto il muro dei tabù,
usando le armi dell’ironia e della comicità. Infatti il pubblico,
abbastanza numeroso in sala, comunque mai abbastanza per eventi di
tale portata, ha riso alle lacrime, come è accaduto ogni volta che
lo spettacolo è stato replicato.
Si può vedere, su YouTube http://www.youtube.com/watch?v=8USwqErxBBE, l’ estratto dello spettacolo recitato da Franca Rame. Per la cultura, o meglio la non-cultura, imperante fino a pochi decenni fa, tranne felici eccezioni di filosofie illuminate, il corpo di Lei (Eva) era un tabù per l’uomo, che intento a cose “più importanti” che non fosse l’amore, ha lavorato con schizofrenica pervicacia per separare la donna “buona”, destinata a servire la famiglia e la discendenza, dalla donna “cattiva”, relegata nei bordelli per il Suo egotico piacere. Si veda a riguardo il saggio Gli specchi dell’eros maschile di Jole Bardaro (docente, sessuologa, conferenziera al Festival dell’Eros tenutosi a Bologna nella primavera del 2009) e Roberto Todella (psicoterapeuta, esperto in sessuologia).
Si può vedere, su YouTube http://www.youtube.com/watch?v=8USwqErxBBE, l’ estratto dello spettacolo recitato da Franca Rame. Per la cultura, o meglio la non-cultura, imperante fino a pochi decenni fa, tranne felici eccezioni di filosofie illuminate, il corpo di Lei (Eva) era un tabù per l’uomo, che intento a cose “più importanti” che non fosse l’amore, ha lavorato con schizofrenica pervicacia per separare la donna “buona”, destinata a servire la famiglia e la discendenza, dalla donna “cattiva”, relegata nei bordelli per il Suo egotico piacere. Si veda a riguardo il saggio Gli specchi dell’eros maschile di Jole Bardaro (docente, sessuologa, conferenziera al Festival dell’Eros tenutosi a Bologna nella primavera del 2009) e Roberto Todella (psicoterapeuta, esperto in sessuologia).
Alessandra
Faiella dunque, comincia a raccontare del “diavolo” di
boccaccesca memoria da ricacciare nel suo antro, l’”inferno”,
con tutto il suo potere dissacratorio e la valenza grottesca, per
passare all’educazione sessuofoba impartita dalla madre, per poi
ascoltare attenta ed esterrefatta, le lezioni radiofoniche sui punti
erogeni femminili, l’idea di una vera e propria scuola su come
comportarsi nell’incontro amoroso, la critica alla medicina
maschile che imputava il mancato coinvolgimento sessuale alla donna
(tutti i peccati sono di Eva!) definendola frigida, quando invece era
l’uomo a vestire i panni del “diversamente abile”, la
madre-amica del figlio maschio nel suo primo rapporto e infine
l’amore romantico. Tante risate, gustose, tanti spunti di
riflessione e la considerazione che non si conosce ancora abbastanza
l’uno dell’altra dal punto di vista sessuale e che occorre ancora
una volta uno sforzo di profonda erudizione e consapevolezza, e la
sconfortante considerazione che la donna continui ad essere vista per
lo più come strumento di piacere maschile e ancora peggio la sua
adesione a questa visione stereotipata e degradante che non porta al
volo, ma fa restare quelle persone ancora una volta ancorate al
basso livello della pura materialità consumistica, oggi forse più
che mai, senza più il contraltare della donna-angelicata di dantesca
memoria (confronta con il saggio citato di Bardaro e Todella). Scrive
Franca Rame su questo suo lavoro teatrale: "Sono anni che porto
in giro spettacoli sulla condizione della donna. Lo sfruttamento
sessuale, i problemi con i figli, i tradimenti, la coppia chiusa, la
coppia aperta... E in tutti questi anni il mio camerino è diventato
come lo studio di un analista: uomini, donne, giovani mi confidano
storie che non racconterebbero al confessore. Ebbene, con tutto
questo dialogare, mi sono convinta che la causa di ogni pena amorosa,
di legami che si sfaldano, è la mancanza di armonia tra i sessi”.
Un invito a riempire il vuoto della conoscenza del proprio corpo, un
invito a superare tabù, paure e inibizioni. Con poesia, purezza e un
pizzico d’ironia.
Maria Teresa Urbanelli
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