Le voci del convivio dei tanti partecipanti alla presentazione de "Il suono", terzo numero di UT 2013, si mescolano soddisfatte nei bicchieri assieme ai superbi nettari bianco e rosso, offerti dalle cantine Le Caniette di Ripatransone. L'autunno è già arrivato e si fa sera presto che siamo ancora a Grottammare, dagli Amici del mare, al circolo nautico. Ed ecco che una luna rossa fa capolino all'orizzonte. Mille e cchiù appuntamente aggio tenuto... Tante e cchiù sigarette aggio appicciato... Il miglior saluto possibile ce lo regala la natura, e qualcuno fischietta la nota canzone napoletana. "Mando in galera chi fotografa questo incanto rosso vivo", dice Pier Giorgio Camaioni. "Nessuna foto le renderà mai giustizia". E ha ragione lui. Tutti desistono dal cliccare.
Ma ammirano in silenzio, increduli di tanto
ardore.
Il
giorno dopo ho bisogno di raccoglimento per sedimentare, infilo le
scarpe da ginnastica e mi incammino verso il molo sud di San
Benedetto del Tronto. Una
giornata di cielo finto, quell'azzurro carico di purezza, terso fino
all'inverosimile, che solo settembre quando sta benone, sa regalare a
tutti. Arrivo al cartello Molo Sud, sono in un museo a cielo
aperto. Sì, a Sben, come mi piace chiamarla questa cittadina. E
m'imbatto in blocchi squadrati, vicini vicini. Par che si proteggano
a vicenda, quando verranno le furiose mareggiate invernali. E tutti
insieme proteggono il porto, la baia.
I
blocchi sono animati da sculture forgiate nella pietra viva.
Originale iniziativa anti anonimato nata qualche anno fa. So che ci
fanno una festa una volta all'anno, quando presentano le nuove
sculture. Gli artisti vengono scelti in tutto il mondo. I blocchi da
modellare son tanti... Uaugh!
E
incontro la testa di delfino che par emergere dal mare. Più avanti
figure antropomorfe sembrano citazione moderna, minimalista, del
bassorilievo dell'ara di Pergamo. Ogni età artistica muta linguaggio
mentre dà voce alla pietra. E poi compaiono sedute. Almeno tre.
Poltrone o troni? Chissà se gli artisti sono passati da Ravenna
e hanno visto il trono di Re Teodorico. Mi siedo e mi sento
una regina che riposa. Proseguendo incontro tagli nei blocchi,
sinuosi come le forme belle delle donne, non mancano nemmeno i saluti
incisi su pietra, dono per chi passa di là. E dalla gamma infinita
dei grigi, si passa improvvisamente a un mare di colori. "Bloccales",
murales del molo.
Una
testa di gatto baffuto, talmente multicolore che sembra voler creare
una nuova moda al manto della sua specie, mi mette allegria. Già, in
arte tutto è possibile, come in amore.
Non
basta un bloccales per esprimere l'inquietudine dei fili
spinati grigi e neri che appaiono dopo pochi passi. Ne servono di
più. Prigioni dello spirito, dell'anima, dell'uomo? Tutto questo e
molto altro. Il dolore del mondo, attenuato per fortuna dal contrasto
col cielo mi fa avanzare spedita. Sò, grazie, ma oggi ti prego
tregua. Mi prendo un giorno sabbatico di calma piatta, liscia come il
mare che riposa poco oltre. E torno indietro alle forme un po' circa
Kandinsky, Mirò boh, che ho sorpassato. Sorrido.
Una
scultura di legno, levigato forse dalle onde è stato poggiato sopra
alcuni blocchi. Molto interessante questa scultura della natura.
Percorro
tutto il molo fino alla fine. Visto in fondo sembra di essere in
Egitto senza deserto. Le piramidi emergono dal mare. Mi siedo
sulla panchina per mettere insieme queste tante sensazioni piacevoli,
riposanti. Alzo gli occhi e guardo il paesaggio nel suo insieme.
L'orizzonte adesso sono colline, le mie preferite colline d'Italia,
quelle marchigiane. E a un certo punto scorgo la luna, pallida oggi,
alta nel cielo. Non manca nulla a questo dì di festa personale.
Michaela Menestrina
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