Insieme
per salvare la Scuola Archeologica Italiana di Atene che è a rischio
chiusura. Una petizione invita il governo a riflettere
sull’austerità. Erano 15 dipendenti, ora sono 9. Parliamo
dell’unico centro di ricerca italiano all’estero. La SAIA,
acronimo di scuola Archeologica Italiana di Atene, ha sempre avuto
studenti e ricercatori e con 24 camere e 50.000 libri in biblioteca,
concorrente di istituzioni analoghe della Germania, Usa, Francia.
In
Italia, i ricercatori che lavorano nelle università non possono
andare in biblioteca oltre il primo pomeriggio perché durante il
giorno lavorano e alle 17 le biblioteche chiudono. Se si vuole
lavorare di notte non è possibile, mentre è possibile farlo solo ad
Atene e in questa scuola italiana. Ecco perché si desidera andare in
Grecia e ad Atene per periodi di due o tre settimane. Gli studiosi di questa
scuola hanno accesso alla biblioteca sempre. Si può
lavorare di notte e la domenica. I ricercatori esterni hanno accesso
alla Biblioteca solo dal Lunedi al giovedì dalle ore 9 e il venerdì
mattina, il venerdì pomeriggio e fine settimana la biblioteca è
chiusa e naturalmente ci vuole un permesso per essere ammessi. Che
fine farà l’archeologia greca? Diventerà privata? Penso che prima
di tutto bisognerà garantire la protezione dei siti e questo al
momento si fa, ma le pubblicazioni degli scavi sono, solo in rari
casi, bilingue e questo rende più difficile la fruizione delle
documentazioni archeologiche. In ogni scavo di università straniere
e anche greche dovrebbe esserci un supervisore in grado di assicurare
la trasparenza e la correttezza dello scavo e della catalogazione dei
materiali. C‘è un supervisore anche in Italia? Si pensi che a Roma
ci sono 22 missioni straniere. Gli stranieri hanno pezzi della
Grecia. Chiaramente Delphi non è francese, Olimpia non è dei
tedeschi ma i risultati sono di tutto il mondo. La scuola
archeologica italiana di Atene, nata con regio decreto nel 1909, è stata preceduta da una lunga fase tra il 1884 ed il 1908 durante
la quale ha operato Federico Halbherr, recatosi in Grecia nel 1884 su
invito del suo maestro Domenico Comparetti, che aveva iniziato
nell’isola di Creta una fervida attività di ricerca che lo avrebbe
condotto alle sensazionali scoperte di Festòs, Haghia Triada,
Priniàs, Gortyna, Antro Ideo, Axòs, Lebena, Kamares, Arkades, per
citare le più note. Proprio a Creta, Halbherr nel 1884 durante lo
scavo di Gortina mise in luce nell’agorà della polis la Grande
Iscrizione, un testo in dodici colonne iscritto sulle pareti interne
di un edificio pubblico databile ad età classica e in parte
reimpiegato nell’Odeum costruito probabilmente in età ellenistica
e restaurato dall’imperatore Traiano. L’esplorazione dell’agorà
rappresentò così il primo intervento di scavo in una città della
Grecia e con la scoperta di un edificio quadrato e fondazioni di una
stoà. L’edificio fu meglio noto solo più tardi grazie alla
pubblicazione di un saggio di Pernier nell’Annuario del 1925. È da
oltre un secolo attiva, dapprima come spedizione scientifica di
singoli studiosi, poi come Missione stabile che è diventata la Sede
ateniese per ricerche e scavi archeologici in Grecia e in particolare
nelle aree di civiltà ellenica. Proprio per la formazione e la
specializzazione di giovani studiosi questa Scuola è il punto di
riferimento di tutti gli archeologi e gli storici dell’antichità
che dalle Università, dal CNR o dalle Soprintendenze svolgono
attività di ricerca in Grecia. Diciamola tutta! Non è facile essere
ammessi ai corsi e alle ricerche e anche partecipare agli scavi.
Stiamo parlando di professionalità pregiate che per i governi di
“era euro” è come se non esistessero. Eppure era nata per
favorire l’alta formazione dei funzionari delle Soprintendenze
archeologiche italiane e come centro di coordinamento delle Missioni
italiane in Grecia, e si tenga conto che per un certo tempo è stata
anche per quelle operanti in Oriente. Ha costituito sin dall’inizio
la sintesi tra due funzioni basilari: formazione e ricerca, ospitando
anche laureati in architettura che si occupano di restauro,
conservazione e studio dei monumenti. Grazie anche all’attivismo di
Emanuele Greco, Direttore della Scuola, è anche attenta alle
innovazioni che si producono nella cultura europea in quanto è
aperta a tutte le discussioni ed ai suggerimenti che vengono da
singoli studiosi o associazioni come ad esempio la Consulta degli
Archeologi Classici. La petizione presentata da Simone Foresta,
“Troppi tagli, rischio chiusura della SAIA” chiede al governo che
intervenga e che rifletta sull’austerità che ha in programma. Ecco
il testo: I due tentativi operati in passato (2009 e 2010) ne
prevedevano la chiusura in modo esplicito, oggi la situazione è
cambiata: il procedimento è persino più raffinato. L’Istituzione
deve vivere con un bilancio talmente esiguo che decretarne la morte
per legge sarebbe quasi un sollievo. Tra il 2001 ed il 2011 il
finanziamento è passato da 1 milione di euro a 400.000, ora la
situazione è cambiata, perché
1) il finanziamento 2013 sarà di
370.000 euro
2) per permettere il funzionamento della SAIA nel
2012 è stato necessario ricorrere ai risparmi accumulati negli
ultimi anni con la conseguenza che non disponiamo più di quella
risorsa.
La Corte dei Conti ha inviato poche settimane fa al
Parlamento della Repubblica il suo rapporto annuale nella quale
chiede due cose:
1) che il governo mediti sul futuro di questa
istituzione che ha un bilancio nel quale le entrate servono solo a
pagare stipendi.
2) che la Corte dei Conti sia sollevata dal
fastidio di occuparsi di questi pezzenti.
Felice
Di Maro
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