Spectabili viro Matteuccio
fiorentino.
Magnifico messere, dovete sapere
che quando uno privato cittadino diventa governante non con la virtù
ma grazie ad un’astuzia fortunata, si mantiene in sul potere con
difficoltà, perché la fortuna è cosa volubilissima e instabile e
perché li uomini mutano volentieri signore, credendo migliorare: di
che s’ingannano, perché vedono poi per esperienza aver peggiorato,
e per la poca prudenzia li uomini cominciano una cosa che nel momento
pare buona e non si accorgono del veleno che c’è sotto.
Considerando adunque le
difficoltà che si hanno a tenere uno stato di nuovo acquistato,
tenete a mente che nessuna cosa fa tanto stimare un governante quanto
le grandi imprese e il dare di sé rari esempli.
Sopra tutto egli
debbe mostrarsi amatore delle virtù, et animare li sua cittadini di
potere quietamente esercitare li mestieri loro, e nella mercanzia e
nella agricoltura et in ogni altro esercizio delli uomini, e far sì
che uno non tema di aumentare i suoi possedimenti per paura che gli
siano tolti o quell’altro di aprire un traffico per paura delle
imposte, ma debbe preparare premi a chi vuol fare queste cose e in
qualunque modo ampliare la sua città o il suo stato. Debbe, oltre a
questo, ne’ tempi convenienti dell’anno, tenere occupati i populi
con le feste e spettaculi e dare di sé esempli di umanità e di
munificenza.
Egli deve parere pietoso, fedele,
umano, integro, religioso: non è necessario avere di fatto le
soprascritte qualità, ma è necessario parere di averle perché gli
uomini in universali iudicano più agli occhi che alle mani, e ognuno
vede quel che tu sembri, pochi vedono quel che tu sei. Egli dovrà
dunque fuggire quelle cose che lo rendano odioso e disprezzabile:
odioso lo fa soprattutto lo esser rapace e usurpatore della roba e
delle donne de’ sudditi; e disprezzabile lo fa esser ritenuto
volubile, effeminato, pusillanime, irresoluto.
Quanto dipoi sia laudabile
mantenere la parola data e vivere con integrità e non con astuzia,
ciascuno lo intende; tuttavia si vede, per esperienza de’ nostri
tempi, aver fatto gran cose quei governanti che della parola data
hanno tenuto poco conto e hanno saputo con l’astuzia raggirare i
cervelli delli uomini, e quello che ha saputo meglio essere volpe, è
meglio riuscito. Ma è necessario questa natura di volpe saperla ben
colorire, ed essere simulatore e dissimulatore: e sono tanto
dissennati gli uomini e tanto obbediscono alle necessità presenti,
che colui che inganna troverà sempre chi si lascerà ingannare.
Non è di poca importanza a uno
Signore la scelta de’ ministri, li quali sono buoni o no secondo la
prudenzia sua, e il primo giudizio che si fa delle capacità sue è
vedere gli uomini che lui ha d’intorno; e quando sono competenti e
fedeli, sempre si può reputarlo savio, perché ha saputo
riconoscerli competenti e mantenerli fideli. Ma quando siano
altrimenti, sempre si può dare un cattivo giudizio su di lui, perché
il primo errore che fa, lo fa in questa scelta. E su come un
governante possa conoscere il ministro, ci è questo modo che non
falla mai. Quando tu vedi el ministro pensare più a sé che a te, e
che in tutte le azioni vi ricerca dentro l’utile suo, questo tale
così fatto mai sarà buono ministro, mai te ne potrai fidare: perché
egli non debbe mai pensare a sè ma sempre al proprio signore. E
dall’altro canto, per mantenerlo buono, il signore debbe pensare al
ministro onorandolo, facendolo ricco, assegnandogli li onori e
incarichi, acciò che veda che non può stare sanza lui, e che gli
abbondanti onori non gli facciano desiderare più onori, le
abbondanti ricchezze non gli facciano desiderare più ricchezze, i
numerosi incarichi gli facciano temere le mutazioni.
Christo vi guardi.
Giorgio II°
(Libero saccheggio da
N.Machiavelli Il Principe XIII-XXII, 1513)
Saretta de' Giuseppini
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