20/02/14

Viaggio nel tempo. Fra Medioevo e Rinascimento. Il discorso del Re. Re Giorgio II° per l’investitura di Matteuccio da Firenze

Spectabili viro Matteuccio fiorentino.
Magnifico messere, dovete sapere che quando uno privato cittadino diventa governante non con la virtù ma grazie ad un’astuzia fortunata, si mantiene in sul potere con difficoltà, perché la fortuna è cosa volubilissima e instabile e perché li uomini mutano volentieri signore, credendo migliorare: di che s’ingannano, perché vedono poi per esperienza aver peggiorato, e per la poca prudenzia li uomini cominciano una cosa che nel momento pare buona e non si accorgono del veleno che c’è sotto.
Considerando adunque le difficoltà che si hanno a tenere uno stato di nuovo acquistato, tenete a mente che nessuna cosa fa tanto stimare un governante quanto le grandi imprese e il dare di sé rari esempli.
Sopra tutto egli debbe mostrarsi amatore delle virtù, et animare li sua cittadini di potere quietamente esercitare li mestieri loro, e nella mercanzia e nella agricoltura et in ogni altro esercizio delli uomini, e far sì che uno non tema di aumentare i suoi possedimenti per paura che gli siano tolti o quell’altro di aprire un traffico per paura delle imposte, ma debbe preparare premi a chi vuol fare queste cose e in qualunque modo ampliare la sua città o il suo stato. Debbe, oltre a questo, ne’ tempi convenienti dell’anno, tenere occupati i populi con le feste e spettaculi e dare di sé esempli di umanità e di munificenza.
Egli deve parere pietoso, fedele, umano, integro, religioso: non è necessario avere di fatto le soprascritte qualità, ma è necessario parere di averle perché gli uomini in universali iudicano più agli occhi che alle mani, e ognuno vede quel che tu sembri, pochi vedono quel che tu sei. Egli dovrà dunque fuggire quelle cose che lo rendano odioso e disprezzabile: odioso lo fa soprattutto lo esser rapace e usurpatore della roba e delle donne de’ sudditi; e disprezzabile lo fa esser ritenuto volubile, effeminato, pusillanime, irresoluto.
Quanto dipoi sia laudabile mantenere la parola data e vivere con integrità e non con astuzia, ciascuno lo intende; tuttavia si vede, per esperienza de’ nostri tempi, aver fatto gran cose quei governanti che della parola data hanno tenuto poco conto e hanno saputo con l’astuzia raggirare i cervelli delli uomini, e quello che ha saputo meglio essere volpe, è meglio riuscito. Ma è necessario questa natura di volpe saperla ben colorire, ed essere simulatore e dissimulatore: e sono tanto dissennati gli uomini e tanto obbediscono alle necessità presenti, che colui che inganna troverà sempre chi si lascerà ingannare.
Non è di poca importanza a uno Signore la scelta de’ ministri, li quali sono buoni o no secondo la prudenzia sua, e il primo giudizio che si fa delle capacità sue è vedere gli uomini che lui ha d’intorno; e quando sono competenti e fedeli, sempre si può reputarlo savio, perché ha saputo riconoscerli competenti e mantenerli fideli. Ma quando siano altrimenti, sempre si può dare un cattivo giudizio su di lui, perché il primo errore che fa, lo fa in questa scelta. E su come un governante possa conoscere il ministro, ci è questo modo che non falla mai. Quando tu vedi el ministro pensare più a sé che a te, e che in tutte le azioni vi ricerca dentro l’utile suo, questo tale così fatto mai sarà buono ministro, mai te ne potrai fidare: perché egli non debbe mai pensare a sè ma sempre al proprio signore. E dall’altro canto, per mantenerlo buono, il signore debbe pensare al ministro onorandolo, facendolo ricco, assegnandogli li onori e incarichi, acciò che veda che non può stare sanza lui, e che gli abbondanti onori non gli facciano desiderare più onori, le abbondanti ricchezze non gli facciano desiderare più ricchezze, i numerosi incarichi gli facciano temere le mutazioni.


Christo vi guardi.


Giorgio II°


(Libero saccheggio da N.Machiavelli Il Principe XIII-XXII, 1513)



Saretta de' Giuseppini

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