Premessa
Molti
ricorderanno Manhattan di Woody Allen. In quel film si celebrava
anche la curiosa contraddizione umana. Nel presentarsi gli uni agli
altri, le persone dicevano cose del tipo: “Salve, io sono attore,
però per vivere faccio l’impiegato”, oppure: “Ciao carissima,
sono uno scrittore, però di giorno sono un rappresentante”, e
così via. In similitudini del genere tutti confrontavano
un’intenzione che non era realtà.
Ecco, potremmo dire che
Giampietro De Angelis vuole sgombrare subito il possibile equivoco:
egli non è uno scrittore e difatti fa altro nella vita. Però ha
scritto, scrive e scriverà. Scrivere fa bene alla salute, la sua
innanzitutto.
Biografia
minima in tema d’arte
Giampietro De Angelis è stato
un esploratore autodidatta di forme artistiche ed espressive in
quanto, ritiene, sono le depositarie del nostro pensiero, sono la
forma estetica delle emozioni e del nostro modo d’essere.
In epoca adolescenziale è stato pittore, spaziando dalla pop-art al neorealismo, dall’astrattismo al minimalismo. La pittura è stata la vocazione giovanile, poi interrotta e ripresa in forme più essenziali: la matita, i carboncini, qualche acquerello. Poi, il passaggio alla fotografia, dove l’attimo bloccato era visto quasi come un battito di ciglia fermo all’orizzonte, o su un dettaglio nascosto. Insomma, il tentativo di vedere quello che normalmente ci sfugge. Non poteva mancare la scrittura, anch’essa irregolare nel tempo, discontinua, senza una definizione netta. Dalla poesia alla narrativa, dal racconto breve e brevissimo al romanzo. Più per se stesso che per il pubblico, la scrittura è stata un esercizio dialettico: prendere un’ispirazione e giocarci un po’ con la penna, quasi un pennello dell’anima.
In epoca adolescenziale è stato pittore, spaziando dalla pop-art al neorealismo, dall’astrattismo al minimalismo. La pittura è stata la vocazione giovanile, poi interrotta e ripresa in forme più essenziali: la matita, i carboncini, qualche acquerello. Poi, il passaggio alla fotografia, dove l’attimo bloccato era visto quasi come un battito di ciglia fermo all’orizzonte, o su un dettaglio nascosto. Insomma, il tentativo di vedere quello che normalmente ci sfugge. Non poteva mancare la scrittura, anch’essa irregolare nel tempo, discontinua, senza una definizione netta. Dalla poesia alla narrativa, dal racconto breve e brevissimo al romanzo. Più per se stesso che per il pubblico, la scrittura è stata un esercizio dialettico: prendere un’ispirazione e giocarci un po’ con la penna, quasi un pennello dell’anima.
La scrittura, pertanto, è
il gioco con la logica, con l’intuizione stilistica, con la radice
dell’idea, fino a distillare il concetto da esprimere, sperando
possa essere condiviso, rielaborato. Il libro “All’ombra del
Punto” è una selezione di racconti brevi e poesie risalenti a
periodi diversi, nel corso di quasi vent’anni. Rappresentano il
senso del viaggio esistenziale, una certa interiorità che attinge
esperienza dal quotidiano, con un tocco pessimistico aperto alla
prospettiva ed alla soluzione.
Il libro è definibile
autobiografico, non in senso stretto ed è il tentativo di un dialogo
muto tra chi scrive e chi legge perché si cerca, come si legge in
coda alla premessa: “... la speranza di incontrare il lettore in un
comune guizzo dell’anima”.
Incontro del 5 Aprile
In linea con la non convenzionalità, l’incontro del
5 Aprile è concepito come uno spettacolo, un modo di stare insieme.
Non si celebra niente e nessuno, se non l’insieme costituito da
ogni presenza. Dal libro verranno estrapolati brani interpretati
dall’attrice Daniela Agostini, mentre verranno proiettate le
immagini di alcuni dipinti di Cesare D’Antonio le cui simbologie
risulteranno attinenti ai concetti espressi nel testo e che l'autore
esporrà. Un chitarrista accompagnerà alcuni momenti.
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