All'alba il mare piatto, giallo
come il Sole; i pesci ribollono nelle reti mentre la carrucola geme e
li tira in barca. La triglia è furba ed esce dai buchi; Lucio è
svelto e la cattura, sporgendosi dalle assi sgangherate della
bagnarola; Marco la lancia al peschereccio.
Lucio e Marco, gli amici di
sempre, che per sei lire recuperano i pesci sfuggiti ai pescatori,
vivono e remano in queste pagine. Giovani, poi uomini, soldati e,
alla fine, vecchi rugosi come la scogliera, sempre con lo stesso,
immutato amore per il Tirreno.
Ora quella vecchia zattera sta
lentamente affondando nella mente di Lucio; le triglie sfuggono alle
sue mani con un guizzo luminoso, i pescatori sono sempre più
lontani, confusi, dimenticati. Ma Marco, impetuoso come le onde, lo
travolge, lo costringe a ricordare, perché l'Alzheimer non gli porti
via tutto.
“I lanciatori di triglie” è
il romanzo di una vita, al quale Parodi trasmette tutta la bellezza
della costa ligure; panorami aspri e di forte impatto, che lo
scrittore ha saputo rappresentare con una poeticità
cruda e priva di orpelli,
contornano l'intera vicenda. Su uno sfondo così accidentato, si
proietta un'amicizia altrettanto difficile e travagliata, fatta di
litigi, gelosie, zuffe, ma anche di lealtà e sincero sostegno
reciproco, in un rapporto, più che amicale, fraterno.
L'autore ha ben saputo
rappresentare lo scontro di due personalità diversissime ed
ugualmente forti, che poste vicine finiscono inevitabilmente per
cozzare rumorosamente, specie di fronte alla gonna azzurra ed alla
chioma vaporosa di Marina. Una ragazza descritta in pochi tratti,
leggera, spumosa, l'essenza stessa del mare, con il quale, a tratti,
sembra essere tutt'uno. Questa è, probabilmente, un'idealizzazione
più che un personaggio vero e proprio, in quanto, nonostante compaia
spesso agli occhi e nei pensieri dei due protagonisti, non viene mai
sentita parlare.
Al di fuori di Marina, tutti gli
altri personaggi del libro mostrano i propri lati migliori e
peggiori, in un calderone di umanità pura e disperata che è la
povertà negli anni cinquanta.
“I lanciatori di triglie” è
un tuffo nel passato che, tra diverbi e riconciliazioni, arriva fino
ai giorni nostri; un libro per non dimenticare, guardare e amare
l'orizzonte del Mediterraneo.
Chiara Tremaroli
Nessun commento:
Posta un commento