Accattivante
programma quello offerto dalla 16a Rassegna del teatro classico (TAU
/ Teatri Antichi Uniti) nell’edizione 2014 - dal 27/06 al 9/08 -
con il suo cartellone ampliato a 19 appuntamenti e in spazi di pregio
storico-archeologico più numerosi rispetto alle passate edizioni.
Senza pretesa di
esprimere giudizi sugli spettacoli prima ancora di avervi assistito,
appare interessante il percorso, che si muove agilmente fra
tradizione classica e scelte drammaturgiche attualizzanti,
aggregandosi intorno ai temi della tragedia, della commedia, della
filosofia classiche quali passaggi ineliminabili per la comprensione
del presente.
La scelta degli autori - da Sofocle ad Aristofane, da Euripide a Seneca, da Racine a D’Annunzio, da Brecht ad Anouilh - e le modalità di rappresentazione annunciano una suggestiva contaminazione di testi e generi letterari, di epoche storico-culturali e di approcci interpretativi. Percorsi che in gran parte declinano al femminile la riflessione su passato e presente: eroine del mito e protagoniste del dramma antico si fanno portatrici di temi universali, come la Medea di Pamela Villoresi, la Fedra di Galatea Ranzi, o il trio di figure tragiche in bilico tra antico e moderno, Carmen-Medea-Cassandra, nella suggestiva forma del teatro-danza.
La scelta degli autori - da Sofocle ad Aristofane, da Euripide a Seneca, da Racine a D’Annunzio, da Brecht ad Anouilh - e le modalità di rappresentazione annunciano una suggestiva contaminazione di testi e generi letterari, di epoche storico-culturali e di approcci interpretativi. Percorsi che in gran parte declinano al femminile la riflessione su passato e presente: eroine del mito e protagoniste del dramma antico si fanno portatrici di temi universali, come la Medea di Pamela Villoresi, la Fedra di Galatea Ranzi, o il trio di figure tragiche in bilico tra antico e moderno, Carmen-Medea-Cassandra, nella suggestiva forma del teatro-danza.
La collaudata
formula dei Teatri Antichi Uniti e l’utilità di iniziative che
come questa vedono in sinergia Regione, Soprintendenza, Comuni e
AMAT, non devono far dimenticare quanto numerosi siano siti di
interesse storico-artistico sparsi sul nostro territorio, pochissimo
o per niente utilizzati e valorizzati per “produrre” cultura.
L’antico teatro di Ripatransone, per esempio, restaurato ben due
volte con risorse pubbliche e tuttora inspiegabilmente chiuso; i
teatri di Grottammare – antichi e moderni – quasi mai aperti: due
esempi appena, per brevità, dei numerosi che si potrebbero citare.
Utilizzare con
sistematicità e intelligenza i molti pregevoli siti che il nostro
territorio offre, chiusi quasi sempre o sempre, potrebbe essere un
obiettivo da porsi seriamente, per promuovere cultura come antidoto
alla distrazione dell’oggi, da “consumare” 365 giorni all’anno
e non solo entro uno spazio geografico e temporale piuttosto
“turistico” e molto circoscritto (non di soli spettacoli estivi
si vive…).
Sul versante delle
interpretazioni, si può osservare che se l’affidarsi a compagnie
ed interpreti di vaglia, noti e apprezzati a livello nazionale (anche
se in qualche caso sopravvalutati e in eccesso di visibilità) è
formula sicura e garanzia di successo, varrebbe però la pena di
puntare - almeno in parte - anche sulla scelta di compagnie e
attori/registi locali: ve ne sono, di notevole livello professionale
e artistico, relegati in ombra e mortificati da dinamiche di mercato
e da miopie istituzionali, e malgrado ciò entusiasticamente attivi
nell’improbo tentativo di scuotere il sonnambulismo della nostra
cultura.
Sara Di Giuseppe
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