LECCE
- SAN BENEDETTO T. - BOLOGNA - PARIGI: mi ricordo… sì, era - mi
pare - lo scorticato cartello metallico della carrozza ferroviaria
sulla quale salivi per andare “solo” a Bologna. Ci incontravi la
gente di Puglia, che ancora a Bologna non la smetteva di guardare dal
finestrino. Certo, mica andavano a Parigi. Sarebbero tutti scesi a
Milano, o Torino, massimo in Svizzera. Ma tu fantasticavi di come era
facile andare
a Parigi, bastava non scendere mai… ah Montmartre, ah la Senna… e
la Tour Eiffel, e i concerti di Aznavour, di Léo Ferré…
Questo
tanto tempo fa, perché già da prima del 2004 quel lungo treno non
c’era più (o comunque a San Benedetto non fermava). Da Lecce a
Parigi, con la modernità, c’andavi a
palla allazzata con
Ryanair, e da San Benedetto a Bologna ovviamente in macchina, sulla
A14. Per cui, nel fatidico 2004, quando a Bologna la chitarra
acustica dell’umbro (poi naturalizzato leccese) Filippo
Poderini“
s’intreccia” con la voce della sambenedettese (poi naturalizzata
parigina) Ljuba De
Angelis,
chissà com’è andata.
Se me l’hanno detto non me lo ricordo. Io non gliel’ho chiesto, non mi piace “intervistare”. Meglio ascoltare da un angolo, osservare, capire quel che si può, registrando “dentro” e non su un taccuino sensazioni, emozioni, lasciando volutamente tante cose inesplorate e in sospeso, riservate insomma. E guardare il circondario, il pubblico pagante, la gente che passa, le facce optional. I bambini, se ci sono. Quattro, stasera: dapprima sparpagliati e un po’ discoli, ma presto “uniti”, rapiti dal concerto, e non erano le “loro” chiassose musichette.
Se me l’hanno detto non me lo ricordo. Io non gliel’ho chiesto, non mi piace “intervistare”. Meglio ascoltare da un angolo, osservare, capire quel che si può, registrando “dentro” e non su un taccuino sensazioni, emozioni, lasciando volutamente tante cose inesplorate e in sospeso, riservate insomma. E guardare il circondario, il pubblico pagante, la gente che passa, le facce optional. I bambini, se ci sono. Quattro, stasera: dapprima sparpagliati e un po’ discoli, ma presto “uniti”, rapiti dal concerto, e non erano le “loro” chiassose musichette.
Ecco
il primo punto a favore del duo AMARChORD: catturano l’attenzione
anche dei distratti, di chi non s’intende, di chi
contemporaneamente cena con ottimo pesce (a prezzo politico), di chi
in una sera d’estate scherza con gli amici ad alta voce, dei
passanti del lungomare sfatti dal caldo e dalla confusione, degli
storditi dagli orridi suoni dei vicini alberghi e chalet in folle
gara di decibel…
Poi,
il repertorio: mieloso solo apparentemente, da amarcord appunto, e
invece raffinato, originale, colto. Da Mina a Jobim, da Ivan Graziani
ai grandi francesi, dai brani dei Matia Bazar al My Favorite Things
(passato dal musical a celeberrima sigla di Fahrenheit). Pezzi
difficili che non fa quasi nessuno, ci vorrebbe un’orchestra.
Invece basta e avanza l’essenziale chitarra di Poderini. Non
ricordo la marca, è uno strano strumento: minimale, quasi piccola,
classicissima, più che tradizionale, senza decorazioni, amplificata
ma non si capisce come, e però di chissà quali magici legni. Suona
da dio. Lui la strapazza con maestria e amore: ne vien fuori un suono
a volte caldo a volte aggressivo e penetrante, con timbriche da
Bösendorfer Imperial a coda lunga, nero. Ah, se fossimo in teatro
invece che in spiaggia. A tratti sembra che perda un po’
l’accordatura, invece sono sfumature di frequenze variabili di
cassa armonica, non so come dire. Deve avere un fondo eccelso. Anche
la tastiera, esile il giusto, di pura bellezza, sarà di mogano, o di
ebano, legni così. Lui ci vola sopra.
E
Ljuba: una voce-strumento che può fare qualsiasi cosa. Tenuta a
freno con sapienza, come un purosangue. Soprattutto ha Parigi dentro,
con la sua insuperata canzone d’autore. Voce che si sposa alla
perfezione con tanta chitarra, si conoscono dal 2004…
Due
ragazzi in duo. Semplici e bravi, immersi nella passione e nello
studio, con quasi niente di contorno. Al 20° Festival Ferré del
2015, un primario posto sul palcoscenico del Teatro Concordia
dovrebbe essere per loro. Lo ricorderò a Gennari.
PGC
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