"Voglio
dedicare questo premio a tutti coloro che lo hanno reso possibile
mettendoci passione, dandomi in ogni momento fiducia e amicizia, il
sentimento per me più bello e importante. Ma voglio dedicarlo anche
alla mia Palermo, che tanto mi fa incazzare ma che resta dentro di me
la città della mia vita, quella con la luce più bella del mondo".
Questo
nel comunicato Ansa del 6 c.m. che parla del messaggio di Maresco,
letto in sala stampa dal produttore Rean Mazzone per il premio
speciale di Orizzonti vinto da Belluscone. Una storia
siciliana.
Ed
è bene partire da qui, poiché per tutta la durata del film ci si
chiede, dall’Alpi alle Piramidi, come i Siciliani, e nella
fattispecie i Palermitani, l’abbiano presa questa storia siciliana
fuori tempo massimo.
Dunque
la città con la luce più bella del mondo.
Cosa
si può dire di più e di meglio del posto in cui siamo nati e
abbiamo scelto di vivere?
E’
normale, allora, che ci s’incazzi se dai suoi tombini, lasciati
colpevolmente aperti dagli addetti allo spurgo, escano topi di fogna,
no?
I
nomi?
Eccoli:
don
Stefano Bontate, (sì, così sulla sua tomba, non Bontade,
come su molta stampa e nella pronuncia vulgata), il principe di
Villagrazia, morto ammazzato nel 1981, mafioso su cui val la pena di
rispolverare qualche notizia da Wikipedia:
“Sposò
Margherita Teres, proveniente dall'alta borghesia siciliana, e
instaurò saldi rapporti con personalità influenti come il conte
Cassina, il principe Vanni Calvello di San Vincenzo e Marianello
Gutierrez Spatafora. A Palermo frequenta con la moglie i salotti
borghesi più ambiti, che lo accolgono come un uomo ricco e di
piacevole conversazione. Alterna al lavoro viaggi di piacere in
Svizzera, in Francia, ma anche a Roma e in Toscana. Importante per
lui sarà l'iniziazione in una massoneria segreta detta "Loggia
dei 300", che aveva al suo interno personaggi di rilievo nella
Palermo degli anni sessanta e settanta con i quali Bontate intraprese
collaborazioni e rapporti d'amicizia…
La
bara di don Stefano venne esposta nella villa di famiglia: i
cittadini della borgata attraversarono con il cappello in mano il
giardino in cui Bontate teneva gli oltre 20 cani e cavalli, che usava
per battute di caccia alla pernice (suo grande hobby, insieme al
tennis e le belle arti). La salma fu poi condotta in un grande salone
dove gli oltre 200 affiliati della Santa Maria di Gesù resero
omaggio al boss, per di più passando dalla porta posteriore sotto
l'accoglienza della moglie Mariella. I funerali si svolsero nella
chiesa della borgata della Guadagna, dove sfilarono ben cinque camion
ricolmi di corone di fiori. La morte di Bontate restò indifferente a
numerosi giornali, che citarono a malapena l'evento in una manciata
di righe. Il suo nome però sarebbe tornato fuori durante il
maxiprocesso alla mafia, dove rivestì un ruolo cruciale per numerose
indagini e dichiarazioni”
Marcello
Dell’Utri, nome noto da Arcore a Beirut, “stretto
collaboratore di Silvio Berlusconi fin dagli anni settanta, fondò
con lui Forza Italia. Condannato in
secondo grado di giudizio con pena di 7 anni di reclusione per
concorso esterno in associazione mafiosa. La sentenza considera
Marcello Dell'Utri il tramite intermediario tra la mafia e
Berlusconi. Espatriato poco prima che venisse spiccato nei suoi
confronti un provvedimento di arresto è stato rintracciato ed
arrestato il 12 aprile 2014 a Beirut dalle forze dell'ordine
libanesi. Il 9 maggio la Corte di Cassazione, dopo quattro ore di
camera di consiglio, ha confermato in via definitiva la sentenza
d'appello bis. Il
13 giugno 2014 viene estradato in Italia e tradotto presso la casa
circondariale di Parma.”
Ciccio
Mira, impresario palermitano “dalla
mimica e dalla logica esorbitanti”
(definisce, sulfureo, Il Sole 24
Ore).
Sostenitore
incrollabile di Berlusconi e organizzatore di feste di piazza nel
quartiere Brancaccio, culla dei neomelodici,
questo è il profilo facebook (che lui pronuncia fibuk e che merita un’occhiata). Nostalgico
"della mafia di un tempo",
ci comunica pensieroso, dopo i titoli di coda, col suo faccione
scolpito nella pietra, che “oggi la
mafia non è più quella”. E
pazienza, proveremo ad abituarci anche a questa, intanto chissà se
la sua detenzione nel carcere circondariale di Palermo per
associazione mafiosa è finita o è in libertà vigilata?
Questo
lo staff, degna corona del re dei re, Silvio
Berlusconi, cittadino del mondo
potremmo dirlo, uno che, nonostante l’accento meneghino, sembra
nato a Palermo, tanto deve a quella città e al suo popolo.
Vorrei
conoscere a Belluscone è
l’inno della scuderia di don Ciccio.
Erik
lo smilzo l’ha scritta, l’ha cantata Vittorio Ricciardi, il
biondo palestrato tatuato che fa impazzire le succose ragazzotte del
Brancaccio con piercing
a manetta (ma non manca nemmeno qualche vispa nonnetta che urla
assatanata sotto il palco).
L’essenza
berlusconiana della Sicilia, così è
stata definita questa storia siciliana. Marchio forse un po’
impietoso. A meno che non si voglia intendere la Sicilia come
metafora dell’Italia intera, e allora sì, per vent’anni l’Italia
è stata questo, differenze regionali a parte.
Tatti
Sanguineti fa da guida, arriva a
Palermo alla ricerca di Maresco,
scomparso al mondo prima di finire il film, pare disgustato da tutte
le traversie, denunce, minacce di sequestro e via dicendo.
Non
lo troverà, naturalmente, il film lo vediamo lo stesso, senza
finale, come è giusto che sia, certe storie sono proteiformi e
infinite (infatti c’è pure Renzi
che va da Maria
De Filippi in un breve flash
della serie “a volte ritornano”). Insomma è un gran bel vedere
Belluscone,
ci si diverte davvero davanti a questo caleidoscopio, sembra di
scorrere un album di famiglia.
Passa
un bel po’ di gente, tra fantasia (verosimile) e realtà (surreale)
abbiamo uno screening completo
del belpaese dei limoni (anzi, della granita di limone).
Maresco
si conferma uno dei pochi, in Italia, per cui valga la pena ancora di
spendere per il biglietto al cinema. Assolutamente consigliato.
Ah,
dimenticavo i neomelodici.
Maresco,
voce fuori campo, chiede ad un neomelodico:
“Cosa
significa essere un neomelodico”?
Silenzio
“Ma
lei è un neomelodico?”
“Sì”.
Taccio
sulla richiesta, questa volta a don Ciccio, circa un fenomeno di
“ibridazione” relativo alle sue scelte musicali. La mimica
facciale va vista, nulla che le parole possano descrivere.
E
per finire, come nel film, ecco don Ciccio Mira che da fibuk lancia
l’ultimo messaggio:
“hey
ragazzi comunico che a fine settembre ritorna cantiamo insieme di
Ciccio Mira con le sue veline jessy, Marianna, con la produzione di
Matteo Mannino e Ivana Culotta chi vuole cantare, ballare, telefona
al numero 3497230530 ho manda il tuo numero in privato e sarai
contattata subito, a dimenticavo tutto si svolgera a tsb vi aspetto
in tanti”
Vogliamo
conoscere a Bellusconi, olé
Paola
Di Giuseppe (Yume su filmtv)
Belluscone.
Una storia siciliana
Italia
2014 durata 95’
di
Franco Maresco
con
Ciccio Mira, Salvatore De Castro, Vittorio Ricciardi, Tatti
Sanguineti, Salvo Ficarra, Valentino Picone
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