Ci
avresti pensato, Giacomino, che t’avrebbero costretto a diventare
Main Sponsor della
regione Marche? Cominciarono con le milionarie dustinhoffmanate e ti
storpiarono all’infinito; continuano oggi col martoniano film,
tormentone d’autunno. “Operazione di legittimazione della nostra
comunità”, vaneggia pubblicamente il Presidente di Regione,
passando per il “rafforzamento dell’identità dei marchigiani”,
proseguendo con la “maggiore consapevolezza di noi stessi” e
andando a parare, va da sé, sul chiodo fisso del turismo che il film
pomperà, perché prima chi se lo immaginava che eri nato da queste
parti, eh?
Adesso
sarà tutto un prenotarsi dagli Appennini alle Ande per venire a
visitar le Marche, perché dobbiamo essere proprio speciali se
scegliesti di nascere presso di noi popolo eletto. A patto di
dimenticarsi che di questi luoghi e del tuo borgo selvaggio
odiasti con tutto te stesso il soffocante bigottismo, il clima
reazionario e la ristrettezza culturale, tanto da fuggirtene appena
potevi (salvo esservi riportato per la collottola) e da andartene
infine per non tonare mai più, e scegliere di morire niente meno che
a Napoli.
Ma
ci vuol altro, per fermare la gioiosa carovana del marketing; le
Marche organizzano proiezioni per le scuole (me li figuro, gli
studenti alla scampagnata cinematografica coi prof,
che-nessuno-marchi-visita-che-gliene-faccio-pentire-agli-scrutini).
Ancona offre “biglietti
per i musei a prezzo ridotto a chi assiste al film su Leopardi”
(sic); non ci stupiremo se a Natale i supermarket nostrani faranno
sconti-leopardi. Come sempre, la stampa indigena raccoglie e, arf
arf, riporta, e suona la grancassa: record di presenze, di
partecipazioni, di sponsor, di biglietti venduti, signore e signori
venite ad ammirare le Marche, la regione plurale
più
bella del mondo, sempre in cima a ogni classifica!
Ti
rivolteresti nella tomba, Giacomino, se ne avessi una e non quella
finta che fanno credere ai turisti a Napoli. Tu che denunciasti il
tuo “secol
superbo e sciocco”,
le mistificazioni antropocentriche e le “superbe
fole”,
l’ottimismo consolatorio delle sue fedi e i miti illusori, quale
orrore proveresti per questo nostro oggi che tutto mercifica, e allo
scopo gli torni buono anche tu?
Cos’hanno
da spartire con te questi politici, le loro logiche da Strapaese e il
loro medievale municipalismo, questa imprenditoria ignorante dalle
dita adunche e dalle teste a forma di portafoglio? Sono
gli stessi, Giacomino, che sul Colle dell’Infinito vogliono
piazzarci un Resort, perché è il mercato bellezza.
Cos’hanno a che fare costoro con la modernità sconvolgente del tuo
pensiero, con la tua consapevolezza tragica che non cerca
risarcimenti?
Non
ho visto né vedrò il film che ti riguarda: che sia buono o pessimo
poco mi cale (certo era brutta in modo imbarazzante, ma osannatissima
da tutti i media, la trasposizione teatrale che delle tue Operette
Morali ci inflisse un anno fa lo stesso regista). Corre voce che
faccia innamorare di te folle di giovani. Perbacco. Eppure vidi
innamorarsi di te gli studenti più scavezzacollo, che semplicemente
ti lessero e ti capirono, senza vederti sugli schermi. Lo capivano,
che il tuo amore per la vita, la titanica fede in una dignità umana
fondata sul vero, il bisogno di rapporti nuovi fra gli uomini,
parlavano da lontano alla loro e alla nostra disperata fragilità, e
perché tu entrassi in loro bastava solo che ti leggessero.
Oggi
le Marche ti vogliono loro sponsor, gli vai a fagiolo per passerelle
e mercati, ed è il punto di non ritorno.
Perdonali
e perdonaci, immenso Giacomino, ovunque tu sia.
Sara
Di Giuseppe
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