È
come avere un gran fuoco nella propria anima e nessuno viene mai a
scaldarvisi, e i passanti non scorgono che un po’ di fumo, in
alto, fuori del camino e poi se ne vanno per la loro strada.
Vincent
Van Gogh
..quando
è l’amore a muovere le stelle e tutto quanto vive e cede la sua
vita, da una forma all’altra una veste o una pellicola o una pelle…
Si
potrebbe sintetizzare così quanto accade all’interno del libro La
Stanza di Arles, un
percorso in un coro di andata senza ritorno alla stanza di Vincent
van Gogh, fattasi anima e corpo di tutti quelli che, nel libro
presentato da Donato di Poce per CFR Edizioni, hanno depositato il
loro seme d’amore. Se fosse ancora vivo Vincent, e come non
potrebbe ancora non esserlo, se tutti lo ricordano e lo amano in
questo modo, avrebbe certamente formato un terzetto, con di Poce e
anche Mauro Rea, artista che ha creato il ponte tra un qui e un là,
Arles appunto, evocando nell’assenza l’anima di Vincent. Chi
manca è solo il corpo delle cose, compresa quella stanza, così
ripetutamente dipinta dall’artista olandese, in un ordine
impeccabile ripresa ogni volta e ogni volta senza altra traccia che
lei, l’assenza,
con cui di certo aveva stretto amicizia, fino alla tragica scomparsa,
riproposta, come appunto ha fatto anche Rea e Di Poce a suon di
tratti e ritratti di voce.
Non c’è rigo del testo che non dica
l’amore, per l’arte e anche per la vita, ed è una continua
citazione anche dove sembra altro il fulcro del discorso perché
l’arte si fa l’artificio esatto per dirlo.
Fernanda
Ferraresso
Grazie amici di UT, sempre attenti e disponibili ..
RispondiEliminaUn caro saluto a Massimo e Francesco e a tutti i lettori di UT Magazine.
Mauro