Quanta
natura possiamo vedere, sentire, toccare, nel chiuso d’un teatro?
Infinita. L’abbiamo “navigata” con le note di Santoni,
attraversata in volo con le gru di Sibelius, assaporata col suo
primitivo vigore nel Pulcinella di Stravinskij. Navigando
con
l’Ouverture del venticinquenne Saverio
Santoni,
in una sorta di “deragliamento dei sensi” abbiamo solcato scenari
di acque e di venti, visto onde fluire, udito dialoghi e fremiti di
quel tempio
che
è la Natura, colto atmosfere alla Debussy: prezioso impianto
impressionista di una giovanissima creazione che devotamente accoglie
e fa sua la lezione dei grandi. Con sicuro talento l’autore ricrea
musicalmente i rapporti e le suggestioni che emanano dalle cose,
quelle “Correspondences”
per
le quali Baudelaire scriveva che è “con
la poesia e attraverso la poesia, con e attraverso la musica che
l’anima intravede gli splendori posti al di là della tomba”.
Ed è ancora Natura, ma terrena e sanguigna, nel paesaggio a tinte
forti e nella rutilante napoletanità del Pulcinella
stravinskijano,
Suite per orchestra che nella precedente versione in balletto aveva
goduto, per le scene e i costumi, del genio di Picasso.
Tanto quest’ultimo pittoricamente scompone gli elementi fisici
nello spazio, tanto Stravinskij
musicalmente
destruttura il rigoroso impianto delle creazioni del Pergolesi
a
cui si ispira, e innesta sulla leggiadria del modello settecentesco
una sensibilità colta e, pur nella sua modernità, vicinissima alla
popolana intensità della Commedia dell’Arte e della travolgente
maschera acerrana. Genialità compositiva che del modello originale
opera una metamorfosi straniante, ne altera le simmetrie, ne sposta
gli accenti, e saldando presente e passato fa di questa Suite “la
quintessenza del Neoclassicismo di Stravinskij”. La Filarmonica
Marchigiana e
la direzione di David
Crescenzi (come
sempre a memoria e giocando di fioretto con la bacchetta) ci
restituiscono sapientemente, in un’eccellente esecuzione, la
solarità dell’ispirazione stranviskijana, e dissonanze ed
esuberanze di una strumentazione dagli effetti ricchissimi e
sorprendenti, qua e là perfino caricaturali: l’intera gamma di
colori di una struttura compositiva le cui asimmetrie hanno sullo
sfondo l’intensa lezione di Picasso. Illumina e riempie di sé ogni
spazio del teatro, il violino fatato di Milenkovich, nella seconda
parte del concerto. Stefan
Milenkovich,
artista
in residenza, cittadino
serbo e del mondo, “Most Human Person”, mago del violino che ci
sembra di conoscere ormai da sempre: con lui siamo certi che
voleremo. Il suo rosso papillon è già presagio di volo, nei cieli e
sui paesaggi finnici trascorrenti nei suoni di Sibelius. Nitidamente
nordica la melodia di questo Concerto dalla elaboratissima scrittura
violinistica che in Milenkovich trova l’interprete ideale.
Corrispondenze,
ancora: nel dialogo del solista con l’orchestra echeggia il potente
respiro della Natura, che Sibelius innalza a vette di impensato
lirismo. Stefan
sa trarre, dall’ultima corda del violino che usa con più
intensità, acuti e fraseggi che stupiscono per agilità e tecnica ma
soprattutto per la sensibilità unica. Vi cogliamo lo squillante
grido delle gru dalle estenuanti migrazioni, che Sibelius sentiva
irrompere in quei cieli. “La
melodia del suo paese gli scorre dal cuore nella penna”
scrisse di lui Ferruccio Busoni, e il violino che oggi ricrea quelle
melodie nel dialogo concertante con l’orchestra è più di uno
strumento, è voce stessa della natura, fluire di onde e alitare di
vento, è grido di uccelli, strida di gru che “van
cantando lor lai, / faccendo in aere di sé lunga riga…”.
Finisce,
il concerto, ma non si può lasciarlo andare: e il giovane Stefan
scherza col pubblico amabilmente sugli “otto bis” che ha
preparato e che va
bene, adesso vi farò tutti insieme;
invita nel foyer dove farò
il divo e firmerò autografi.
Saranno invece tre, i pezzi che ci regala in appendice, tre magnifici
preziosi assolo bachiani. L’Orchestra ascolta, come noi deliziata,
per una volta “pubblico” anch’essa.
Sara
Di Giuseppe
Nessun commento:
Posta un commento