Certe
sere, passeggiando per via Giulia a Roma, non è raro che musiche di
Mozart o Schubert o Bach scivolino giù da qualche finestra e si
adagino sui cinquecento anni del selciato per poi risalire sinuose
lungo i muri dei palazzi rinascimentali. Ne nascono architetture
sonore dove le note, quasi modellate sulle geometrie del Sangallo per
Palazzo Farnese, danzano eleganti gavotte tra le colonne della
prospettiva Borromini a palazzo Spada o avvolgono in vorticosi rondò
i capitelli dell'Oratorio del Gonfalone.
Venerdì sera queste architetture di suggestioni e sensazioni si sono materializzate tra le mura borrominiane di Palazzo Falconieri, evocate dalla chitarra di Carlo Ambrosio. "Solo" una chitarra ed una maestria rara, per ricreare, nel minuetto "Affandangado" op.15 di Aguado, le architetture degli assolati palazzi spagnoli, ora sonnolenti ora vividi di danza. L'"Introduzione (adagio)", dopo l'apertura con un accordo al sentor di flamenco, si smorza rapidamente in un tema rarefatto che non rinuncia a melodie morbidamente più animate, tipicamente iberiche. L'Andante con moto ci porta a "los patios" dell'Alcázar Viejo di Cordoba al tramonto, quando la prima frescura della sera accarezza l'anima con le note di una chitarra che s'inerpicano su su fino al tetto, fino agli archi dei portici e alle bouganville, e queste nella "coda" si mettono a danzare come eleganti rosse gonne di flamenco. Ci riporta poi a Roma, Ambrosio, con la Sonata eroica di Giuliani, e la chitarra disegna le composte simmetrie rinascimentali del chiostro del Bramante. Esecuzione dalle forme essenziali ed asciutte, anche laddove il meraviglioso virtuosismo potrebbe inciampare nel barocchismo; è così anche per le melodie struggenti o gli allegri, che restano nel solco tracciato da un Giuliani che ci ha "cresciuti" nell'eleganza: la stessa che guida le mani di Ambrosio nel disegnare le geometrie perfette della chiesa di S.Agostino, gioiello del Rinascimento romano. Ed ecco aprirsi le porte delle cattedrali tedesche nella Sonata BWV1001 per violino di Bach. Ci guidano "adagio", quelle note, prima tra le navate poi tra le "fughe" delle colonne verso l'abside. Qui la "Sicilienne", col suo incedere lento, ha in sè tutta la profondità interiore di Bach: immoti, non possiamo che ammirare "una devozione virile, una fede esatta e senza riserve, semplicità di cuore, fiducia nella forza della preghiera" *. Il "Presto" fa invece volare verso le cuspidi della sua chiesa di S.Tommaso a Lipsia: è sintesi della sua solennità, "con l'autorità imponente di coloro che concludono un'epoca e tutti i caratteri ne assommano in sè, portandoli ad espressione perfetta e definitiva."*
Venerdì sera queste architetture di suggestioni e sensazioni si sono materializzate tra le mura borrominiane di Palazzo Falconieri, evocate dalla chitarra di Carlo Ambrosio. "Solo" una chitarra ed una maestria rara, per ricreare, nel minuetto "Affandangado" op.15 di Aguado, le architetture degli assolati palazzi spagnoli, ora sonnolenti ora vividi di danza. L'"Introduzione (adagio)", dopo l'apertura con un accordo al sentor di flamenco, si smorza rapidamente in un tema rarefatto che non rinuncia a melodie morbidamente più animate, tipicamente iberiche. L'Andante con moto ci porta a "los patios" dell'Alcázar Viejo di Cordoba al tramonto, quando la prima frescura della sera accarezza l'anima con le note di una chitarra che s'inerpicano su su fino al tetto, fino agli archi dei portici e alle bouganville, e queste nella "coda" si mettono a danzare come eleganti rosse gonne di flamenco. Ci riporta poi a Roma, Ambrosio, con la Sonata eroica di Giuliani, e la chitarra disegna le composte simmetrie rinascimentali del chiostro del Bramante. Esecuzione dalle forme essenziali ed asciutte, anche laddove il meraviglioso virtuosismo potrebbe inciampare nel barocchismo; è così anche per le melodie struggenti o gli allegri, che restano nel solco tracciato da un Giuliani che ci ha "cresciuti" nell'eleganza: la stessa che guida le mani di Ambrosio nel disegnare le geometrie perfette della chiesa di S.Agostino, gioiello del Rinascimento romano. Ed ecco aprirsi le porte delle cattedrali tedesche nella Sonata BWV1001 per violino di Bach. Ci guidano "adagio", quelle note, prima tra le navate poi tra le "fughe" delle colonne verso l'abside. Qui la "Sicilienne", col suo incedere lento, ha in sè tutta la profondità interiore di Bach: immoti, non possiamo che ammirare "una devozione virile, una fede esatta e senza riserve, semplicità di cuore, fiducia nella forza della preghiera" *. Il "Presto" fa invece volare verso le cuspidi della sua chiesa di S.Tommaso a Lipsia: è sintesi della sua solennità, "con l'autorità imponente di coloro che concludono un'epoca e tutti i caratteri ne assommano in sè, portandoli ad espressione perfetta e definitiva."*
Riuscire
a rendere tutto questo con uno strumento diverso dal violino
significa essenzialmente due cose: aver compreso appieno la partitura
per adeguarla correttamente (vedi le trascrizioni di Liszt) ed aver
penetrato tutta la profondità e la maestà di Johann Sebastian Bach.
Le atmosfere rarefatte dei primi due movimenti della Sonata op.61 di
Turina contrappuntano le guglie tedesche con le forme essenziali
delle architetture di Le Corbusier: si entra in un Novecento
impressionista e rarefatto che qua e là ricorda Debussy. Ma Ambrosio
- come Calatrava - sa intervenire "sulla piegabilità delle
strutture" (che fu anche il titolo della tesi di laurea
dell'architetto); sa evidenziare i momenti
"romantici", sempre vivi in Turina: perfetto gioco di
sottolineatura delle parti più cantabili per le quali usa accordi
bassi di estrema profondità. Tutta la "fuerza" della
musica di Spagna esplode poi nel Terzo movimento, che ci catapulta,
dalle linee diafane del MACBA di Meier a Barcellona, nella sanguigna
Plaza de Toros di Siviglia. La chiusura del concerto è affidata
alla Chaconne BWV 1004 di Bach... Non ne parlerò: ci sono parole
umane per descrivere
il Paradiso? Dopo un concerto così, nel tornare a casa, si
sopportano meglio anche gli autobus di Roma...
*(Massimo
Mila - Storia della musica)
Francesco
Di Giuseppe
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