L’oro
e le ombre
“Sono
nata dentro quella parte dell’Italia del nord nota un tempo come
triangolo
industriale…
mia madre mi parlava di Raffaello, che aveva l’anima
divina…
mio padre mi comprava i fascicoli dei Maestri
del colore…
ai tempi delle elementari frequentavo la scuola pomeridiana di
pittura, tenuta da un pittore, ‘il Signor Luca’”.
Monica
Ferrando ha studiato pittura a Torino, poi a Berlino con il pittore
astratto Frank Badur. Ha esordito nel 1992 a Mantova con una mostra
intitolata Kore,
presentata da Ruggero Savinio. In seguito ha tenuto mostre personali
a Gelsenkirchen-Buer, Firenze, Milano, Scicli, Francoforte e ha
partecipato a varie mostre collettive, tra le quali la Biennale di
Venezia del 2011. Nel 2001 suoi pastelli sono entrati a far parte
della collezione del Gabinetto dei Disegni e delle Stampe degli
Uffizi. Nello stesso anno ha ricevuto il Premio per la Pittura
Tarquinia-Cardarelli. Ha pubblicato studi su Poussin, Bellini,
ShiTao, Arikha. Una monografia sulla sua opera è stata pubblicata da
Moretti & Vitali nel 2000. È autrice, con Giorgio Agamben, della
parte pittorica del libro d’arte La
ragazza indicibile. Mito e mistero di Kore,
Electa 2010, tradotto in diverse lingue. Dirige la rivista online De
pictura.
Parallelamente agli studi di pittura, Monica Ferrando ha coltivato
gli studi filosofici, a Torino e Berlino.
L’oro
e le ombre
raccoglie opere quasi tutte recenti, olî, pastelli, inchiostri.
“Pensare all’oro in pittura - scrive l’artista - è ritrovarsi
all’improvviso tra le ombre”. L’oro, nella pittura di Monica
Ferrando, volta alla verità dei colori, configura una sorta di
scheletro
ontologico delle cose,
istituisce una dimensione invisibile del visibile, divenendo, scrive
ancora l’artista, “se non un atto religioso, un atto filosofico”.
Come per Ruggero Savinio, il mito rappresenta per Monica Ferrando il
nucleo fondamentale della pittura - “le favole antiche hanno
trovato nella pittura la cittadinanza che sarebbe stata loro negata
dalla storia” - è attraverso le favole
antiche
che la pittura trae le proprie immagini alla fine di un cammino lento
e oscuro, come una gestazione. Qui l’oro non è il punto di arrivo
dei colori, ma il loro punto di partenza, il loro fondo nascosto.
Il
catalogo della mostra, edito dalla casa editrice Quodlibet, contiene
testi di Victoria Cirlot, Monica Ferrando, Clio Pizzingrilli.
a cura di Clio Pizzingrilli
Inaugurazione
della mostra il 27 giugno alle ore 17
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