Il
detto del titolo, pur reazionario, coglie con esattezza la "presenza"
di Clara
Wieck
(maschilisticamente più conosciuta come Clara
Schumann!)
nel Quartetto
op. 47 di Schumann e
nel Quartetto
op.25 di Brahms: per
quel che era concesso alle donne in quel tempo, Clara non è solo
dietro ma
sopra,
prima,
dentro,
fino a riempire di significati ciascuna nota, ogni accordo dei due
Quartetti.
Nell’intelligente,
intrigante chiusura della Stagione Musicale del Forum
Austriaco di Cultura di
Roma, col suo programma ben pensato…pensando a Clara Wieck
Schumann, i giovani interpreti del Quartetto
Mahler
colgono in pieno questi elementi. Nel restituirci il senso profondo
della presenza di Lei nelle due composizioni, essi rivelano una
maturità artistica inconsueta per la loro età: non solo
nell’affrontare gli aspetti formali, talora non semplici, delle
esecuzioni, ma soprattutto nella conoscenza profonda del contesto e
dei protagonisti della vicenda umana ed artistica: Clara,
Robert, Johannes.
Nel
Quartetto di
Schumann la
presenza di Clara è totalizzante ("E’
il tuo ritratto"
dirà il compositore alla moglie): nel Primo
movimento l’instancabile
pianoforte sostiene efficacemente gli archi e con discrezione ne
sottolinea i colori e i timbri; oppure esce con frasi lunghe quasi
autonome, armoniche, a volte percussive. Mirabile la padronanza
tecnica dei quattro musicisti che,
nel secondo
movimento, creano un contrappunto veramente vibrante anche nelle
frasi intermedie tra i velocissimi insiemi dello “Scherzo”
con il suo
ossessivo ritmo iniziale ripetuto più volte per il quale c’è
bisogno che gli attacchi siano perfetti per marcare con decisione lo
stacco dalla sezione precedente.
Ma
è soprattutto nel Terzo
movimento che
gli interpreti sanno cogliere l'intimità fra i due con il segno
elegantissimo del pianoforte, tipico delle composizioni di Clara, che
si avvolge come morbida seta lungo l’intero percorso del movimento.
Nella struggente introduzione alla melodia del violoncello, colma di
tenerezza, si lega quella del violino che "racconta",
ripetendo la stessa frase, la storia dei due sposi inimitabili con le
parole più dolci che l'amore possa suggerire.
Qualche
istante di dialogo tra i due archi ed ecco il pianoforte - che sempre
ha unito i due nella musica, nella vita e nell'amore - dipinge
l'affresco intimo delle ore in musica trascorse insieme: vi si coglie
lo sguardo ammirato di Robert rivolto all'ottima compositrice, alla
eccellente pianista che sa interpretare nel più profondo l'animo in
musica del marito. E quando, prima del sussurrato
finale, la viola della minuta e dolce Yushan Li riprende il tema
iniziale, la grazia e la morbidezza dello strumento lasciano
assaporare a fondo il piacere di una intimità che vorresti fosse
tua. Nel Finale
abbiamo la
cifra esatta della qualità interpretativa: perché è qui che i
quattro musicisti austriaci dispiegano interamente le abilità
solistiche di cui sono indiscutibilmente dotati.
Da
un’esecuzione così matura ed emozionante esce nitida l'immagine di
Clara che dell'anima contrastata di Robert sapeva cogliere ogni
risvolto: dalla contrapposizione Eusebio-Florestano
(personaggi ideali che Schumann usava per “umanizzare” le proprie
composizioni, oltreche per firmarle) a tutte le contraddizioni che
dentro di lui si combattevano. L’ amore e l’odio, il bene e il
male, la felicità e la tristezza, il sentimento e la ragione. E in
mezzo, a fare da paciere, il terzo lui di Schumann: il ponderato ed
equilibrato Maestro
Raro, o
forse Clara stessa?
Clara
poteva leggere, nelle pagine pianistiche del marito, quanto esse
fossero dettate dall’amore per lei e dal bisogno di evocarne la
presenza. Clara, angelo ispiratore, e tale sarebbe stata per sempre.
Clara, che vince la feroce ostilità paterna verso Robert, che gli
dona otto figli, che è acclamata in tutta Europa, che è l’unica
donna docente di pianoforte al Conservatorio di Francoforte (dove
sono ammessi solo uomini): Clara, che porta il genio Schumann
all'umanità.
E
Clara sarà protagonista, vent’ anni dopo, anche per Brahms nel suo
Quartetto
Op.25.
Qui
il Quartetto Mahler realizza il giusto equilibrio tra la musica
sublime di Brahms - coi
colori delle sue caratteristiche lunghe frasi spezzate “non
condotte a soddisfacente conclusione tonale, ma armonicamente deviate
con nuove modulazioni” *,
i contrasti timbrici generati dall'inseguirsi degli accordi, quasi
delle fughe (se
Schönberg
ne fece una versione orchestrale fantastica non fu per caso!) - e le
ispirazioni pianistiche che profumano
di Clara.
L’impetuoso
fiume di note del Primo
movimento fluisce
inarrestabile dal pianoforte, come nell'Allegro
Maestoso del
Piano
Concerto in A minor, Op. 7 di
Clara. Nell'Allegro iniziale
il piano apre il tema portante di tutto il movimento - con le sue
quattro note che ne sono la cellula primigenia - al quale si
aggiungono, uno ad uno, gli archi. Nei temi successivi le figurazioni
pianistiche e quelle degli archi dialogano in contrappunto e ritmo
tessendone il grandioso sviluppo, fino a smorzarsi nel Pianissimo
finale.
Nell’Intermezzo,
con esatte pagine sognanti e dolcemente malinconiche gli interpreti
rendono la delicatezza di frasi pianistiche che – col loro
contrappunto dai toni più scuri (anche drammatici e tanto cari a
Johannes) - evocano la dolcezza, quasi un lied, del terzo movimento
del Trio
per piano Op.17
di Clara,
La
"promenade" pianistica del Terzo movimento (Andante
con moto),
che ricordale le Tre
Romanze per violino e piano Op. 22 di
Clara, evoca nitidamente le lunghe passeggiate dei due, uniti nel
ricordo di Robert. Perfetto equilibrio tra le parti anche se si può
avere l’impressione che il piano reciti un proprio monologo
disgiunto: colore allo stato puro. Nulla di melenso o decadente: al
contrario, i due primi temi sono vigorosi, quasi orchestrali, pur
mantenendo l'espressione melodica che dall'inizio tornerà, poi,
nella parte finale.
Nel
Rondò
alla zingarese dell’ultimo
movimento, ecco un tripudio di colori e ritmi contrastanti –
velocissimi o lenti e malinconici – proprio alla maniera “tzigana”:
l’esecuzione dei quattro del Mahler è un fuoco d’artificio che
dissemina il cielo di miriadi di faville.
Bastava
chiudere gli occhi, questa sera, per “vederli” - Clara, Robert,
Johannes - e convenire con ciò che acutamente osservava un anonimo
commentatore inglese:
“I moderni
biografi si interrogano sulla rozza, irrilevante questione del loro
eventuale rapporto sessuale, come se solo i due corpi che si
incontrano stabiliscano il grado dell’amore. Ogni volta che ascolto
gli Intermezzi di Brahms, invece, io li immagino seduti in un
giardino, in una fioritura tardiva di rose e nere cascate di foglie,
lasciando che sia l’orizzonte a parlare per loro, senza permetterci
di spiare le loro parole d’amore".
Francesco Di Giuseppe
*
M.Mila: “Storia della musica”
*
Anonimo
da wikipedia
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