Si è svolta sabato 3 Ottobre alla
Libreria Rinascita di Ascoli Piceno la presentazione dell’ultimo
libro del poeta argentino.
Quelli che seguono sono i miei sinceri
appunti di lettura, con cui ho introdotto l’incontro.
Sfogliando man mano i libri di Carlos
mi sono ritenuta fortunata perché quello che la mia bocca può dire
è riposto nello scrigno di questo e degli altri libri, e si annuncia
pagina per pagina come un percorso fluviale dove l’acqua delle
parole sgorga senza far rumore, diventa idea, diventa mente.
Si
frantumano le parole in esili versi, che avanzano, come i passi di
questo hidalgo, cadenzati, diffusi in una casa che immaginiamo vicina
alle nevi dei monti. Una storia nella storia, un rifrangersi di luci
ed ombre.
La poesia entra, come una ballerina russa, dal vano di
una finestra, in un brano che ricorda Chagall. E veramente a un
dipinto di Chagall somiglia questo far versi, popolati di cose anche
minime, sospese nell’aria in cui Carlos si muove. Un aquilone è
il verso di Sànchez, librato nel vento. Pieno di colori e guidato da
una mano bambina, sotto un cielo amato e dimenticato, nel filo esile
che porta le parole ad abitare questo cielo, poi a dissolversi come
creature della fantasia, passare per un attimo davanti agli occhi, al
cuore per lasciarci sulla terra a cercare di moltiplicare le nostre
visioni.
Ci sono alcune poesie in cui Carlos prende quasi le
distanze dal presente, è come un esercizio spirituale quello di
reggersi altalenando e guardando le cose da un angolo segreto, e
pare anche che tutti questi scritti non ci abbiano ancora detto
tutto. Ma in questo nuovo silenzio eloquente, in questo camminare
giorno per giorno, sta la Grazia che il poeta aspetta e a volte
rincorre.
Enrica Loggi
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