Caro Franco, la mostra recente di Andrea Ciresola mi ha colpito
immediatamente, il giorno che sono venuta a trovarti, e l’ho amata
di getto. Ho sentito la leggiadria dei colori, l’immediatezza delle
immagini, la loro amena singolarità, e mi sono detta: ”Ecco la
pittura!”.
E’ stato bello girare per la tua Galleria dove
tutto è sincero e segreto, e l’occhio dell’Artista osa oltre la
stessa provenienza dell’oggetto ritratto. E tutto ciò che rimane
nello specchio della tela è la pura visione incontaminata,
l’invenzione della realtà. Si tratta di una realtà vicinissima,
che forse ci raggiunge ancor prima di essere ritratta, e gli
strumenti dell’Artista sono occhi che indagano, nella perfezione
dell’oggetto, nella sua rarità. Quello che vediamo vuole essere
immagine di quello che è, ed anche di più. L’unicità degli
oggetti prescelti ci parla di una vita che diventa colore, di un
colore che rasenta l’apparente astrazione per tramutarsi in verità
vissuta. Il silenzio degli oggetti dipinti, la loro solitudine al
centro di un paesaggio che fa pensare alla pittura di Hopper, il loro
poggiarsi quasi smentendo tutto il resto, alla Marcel Duchamp, il
lasciarsi guardare e riconoscere per ciò che di originalissimo c’è
in una bicicletta o in una tubatura, oggetti ripescati là dove
nessuno guarda, il testimoniarsi attraverso la vivezza del colore che
s’impone agli occhi suscitando un’inedita bellezza, in un
paesaggio vagamente triste.
Tutto è detto vivacemente, e sembra
faccia parte di un arcano che l’Artista svela mentre sogna ad occhi
aperti, tenendoci per mano ad ogni quadro, per fare nostra la sua
lettura, partecipando a quanto rimane dell’immagine, dopo aver
fronteggiato la sua poesia. Così si resta lieti perché ogni
“visione” rimanda ad un interrogativo che è un’esistenza, un
calore, un segno che vediamo passarci davanti e sfiorarci mentre
sostiamo in una luce perfetta e sentiamo di ringraziare per quanto ci
viene offerto senza mediazioni, semplicemente affermandosi là dove
possiamo ancora trovare lo specchio impeccabile della vita.
Enrica Loggi
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