Fine
settimana fortunato, quello del 1° novembre. Dopo il bellissimo
venerdì del Teatro di Villa Torlonia il Museo di Roma – Palazzo Braschi – ha dato il via agli
appuntamenti della stagione “A
porte aperte – Musica d’insieme per archi”
con la partecipazione del gruppo “Archi
Accademia Nova”. Un
concerto di fine settimana come tanti altri? No, perchè quella che è
andata in scena è la purezza viva e tenera di una ventina di ragazzi
tra i 14 e i 24 anni: emozionati
un po’, certo (chi non lo sarebbe stato),
che ci hanno mostrato cosa sia il piacere di suonare e di saperlo
fare molto bene. Impostato
sulla centralità del violoncello, il programma, con tre brani di
superlativa bellezza: il Notturno
op. 40, il
primo movimento dalla Serenata
op.22
per archi di Antonin
Dvořák
(purtroppo solo come bis), il Concerto
per due violoncelli e archi RV531
di Antonio
Vivaldi.
Chi
ama Dvořák conosce la
delicatezza armoniosa e a volte malinconica del suo modo di lavorare
con gli archi: basti per tutti il Concerto
in Si minore per Violoncello e Orchestra Op.104 che
Mario Brunello ha definito “IL" concerto per violoncello.
Sempre fluente e armonioso, mai ridondante, il linguaggio nelle sue
composizioni; e se in qualche suo lavoro la “commozione” nasce
da reali momenti di nostalgia, ad esserne stimolate sono sempre le
sensazioni e le emozioni profonde proprie dell’ascoltatore, che
questi comprende essere le stesse del compositore, poiché hanno il
carattere dell’universalità.
Nel
Notturno l’attacco
dei soli violoncelli (quanto Wagner?) con la “gravità” degli
accenti evoca l’intrigante simbolismo della notte, ma essa è anche
il chiarore melodioso della luna che dopo poche battute si fa strada
in punta di violino (quanto Brahms?); l’equilibrato dialogo delle
due sezioni di archi prosegue in eleganza e dolcezza fino ai due
“gioielli” del finale: il pizzicato di contrabbasso e di
contrabbasso-e-violoncelli …e tu che ascolti viaggi libero tra i
tuoi pensieri. Come non volare con il “moderato
- tempo di valse”,
primo movimento della Serenata
op.22, che dispiega
generosamente l’anima boema della musica di Dvořák...
Personaggio di grande semplicità, profondamente schivo e geloso dei
propri sentimenti, Dvořák
li mette a nudo senza riserve solo nelle sue opere: e i ragazzi
dell’Accademia Nova rivelano così attenta e puntuale conoscenza
della sua musica e dell’uomo da saper rendere l’una e l’altro
pienamente trasparenti anche agli ascoltatori.
Di
segno stilistico e temporale del tutto diverso, il Concerto di
Vivaldi
per due violoncelli: di grande bellezza l’esecuzione dei
giovanissimi musicisti, che nella capacità di “riconvertirsi”
con naturalezza si mostrano dotati di grande professionalità ( a
vent’anni!...).
Si
unisce a loro per l’occasione, come altro
violoncello, il M.°
Gabriele Geminiani (Orchestra Mozart, Orchestra Accademia S.Cecilia);
bravissima la giovane ed emozionata Laura Pascali nel suo dialogo
con l'altro violoncello, soprattutto nella pacata morbidezza
dell'adagio e nel contrappunto felice con gli altri archi
dell'orchestra.
Una maturità vera quella
espressa dall’Orchestra con la sua capacità d’interpretare
l'ampiezza della partitura grazie alla compattezza ed esattezza
dell'organico: ne hanno tratto risalto sia la purezza dei "solo"
dei violoncelli che il dialogo di questi con il resto della
compagine, fino al "trionfo" tipicamente vivaldiano del
finale all'unisono.
Primo novembre davvero fortunato
questo, se poco dopo - con ancora nelle orecchie la bella musica e
negli occhi i visi puliti di questi giovani - ti ritrovi a Fontana di
Trevi che dopo il restauro ti "esplode" davanti in tutta la
sua magnificenza e ti ritrovi convinto ancora una volta che Roma sia
l'opera d'arte più bella del mondo; peccato
che le cronache ne narrino un'altra.
Francesco
Di Giuseppe
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