“Le donne odiavano il jazz, non si capisce il motivo”, canta Paolo Conte. Ma a Grottammare e dintorni non le donne, proprio tutti odiano il jazz. A questo concerto di Ottolini (un po’ meno ai precedenti di Rava e Cafiso) imbarazzante il quasi-vuoto di pubblico. Meglio la tivvù, fessbuc, la partita, l’apericena, il cinema fesso dei Centri Commerciali, la famiglia (mavalà) - no no un libro mai. Diverso quando arrivano i panariello, i giannimorandi, i corona-condannati, i pompati di Sanremo, insomma i “personaggi”: pienone sicuro di pubblico e notabili, anche a 40 euro di biglietto. Ma la buona musica, il buon teatro, specie il buon jazz non ce li filiamo, ai concerti non andiamo, né a 12 euro, né a 19, né a 5, né gratis. Con qua intorno fior di Conservatori Istituti e Scuole di musica, strepitosi negozi Giocondi che vendono strumenti a palate, allievi sapientoni che cantano e suonano forte (intendo ad alto volume), con i rispettivi insegnanti e genitori (certo è meglio se un figlio te s’appassiona a lu pallo’)…
E’ il deserto-culturale, bellezza. Oggi più di ieri.
Hai voglia NOTEDICOLORE, a svenarti per portare artisti bravi seri e rari, scoprirne di nuovi, organizzare eventi in solitudine ma bene (niente soldi pubblici, sponsor rari come mosche bianche); e tu CONTAINER, a farti (con pazienza) sempre più comodo e bello. 90 – 60 – 35 paganti. Numeri così. Eh… non si capisce il motivo… Invece il motivo c’è: è in questa sacca maledetta, stagnante come palude, gorgo perfido dove il degrado morale italian-style ha prodotto e cementato - ma è successo anche l’inverso - una politica amministrativa ancor più bassa, nutrita d’ignoranza arrivismo arroganza supponenza ineducazione egoismi e (loschi) affari. Senza ritorno. Basta osservare le “nuove leve”, il plotone di nuovi-vecchi candidati sindaci del circondario e le loro corti: nessuno ai concerti, e per un posto in prima fila manco pagano…
Così è, caro Paolo Conte. Non è colpa dei duemila enigmi del jazz, né di troppe cravatte sbagliate. Addio sogni fortissimi… Poveri noi. Bocciati a vita. Voto 0.
Un bell’OTTO (almeno) si merita invece la stramba band di Mauro Ottolini: dietro l’affettuosa grancassa, Terra al banjo che con naturalezza fa tutta un’orchestra; l’acrobatico Bomba al clarinetto-svisatore, che non sfigurerebbe alla London Symphony Orchestra; la preziosa voce-strumento di Vanessa-Taglia, fisico da tennista - penso alla tedesca Pektovic, ma sorridente - nonché “cuoca” di suoni profumati (mica di bue…) con le sue pentole cromatiche (!); e il nostro Mauroottolinidettootto, che “respira” assieme al suo bestiolone in spalla che pare un’anaconda mini (bianca e con le stelle, non grigia) - scommetto lunga più di otto metri, se la srotola - mentre col piede sinistro preme e ripreme il charleston come farebbe con la frizione di un’Alfa Romeo 1750 Sport alla Mille Miglia…
Pezzi gradevolissimi. Atmosfere dixieland anni 30-40, incantevoli beguine, Veinte Años da Buena Vista Social Club, rallentata… per far ondeggiare con maggior grazia l’anaconda, blues lenti lenti lenti (alla Arbore), “sgangherati” arrangiamenti di sapore-Capossela e di vecchio circo, musiche balcaniche alla Goran Bregovic, e poi un po’ d’Africa in jazz, quella languida canzonetta del Trio Lescano… e ancora ragtime, Benny Goodman, uno o due brani di tradizione ebraica, la lentissima malinconica e sognante Petit Fleur di Sidney Bechet e altro ancora. Musiche così. Più o meno note, più o meno jazz. Arrangiamenti inconsueti per eleganza anima e gusto, e ogni tanto qualche “sorpresa”: succede, quando si usano strumenti e “mezzi psichedelici”. Con Otto e il suo trombone-anaconda a dar sempre quell’originale profonda ma calda “timbrica” che sui dischi un po’ si perde… ma noi al concerto non ci siamo persi niente, tiè!
Applaude per il doppio, il rado pubblico pagante. Soltanto quelli tirati di voti danno OTTO.
Pier Giorgio Camaioni