Esco dalla mostra con in testa Azzurro di Paolo Conte,
segno che sono bei quadri.
Tanti azzurri e tanti altri colori pieni,
Nicola Rosetti cerca colori tutto l’anno…
Quadri con accostamenti cromatici forti e geometrici,
ma facili da guardare, non t’intontiscono, non parlano difficile.
Quadri pieni d’infanzia e di viaggi
e di sole (il sole è un lampo giallo al parabrize…)
mentre tutt’intorno è blue tangos, verde milonga e Palazzina Azzurra.
Una mostra utile, se sapessimo seguirne l’anima architettonica,
come è già stato fatto a Santiago del Cile e a Graz:
ridisegnare le città (solo) con il colore,
linee e forme geometriche colorate per far ri-vivere le piazze,
per ri-modellare lo spazio urbano.
Colori forti e sicuri, accostamenti quasi violenti, apparenti stridori tra colori primari.
Geometrie inaspettate. Sapori di architetture razionaliste, di Futurismo.
I nostri posti sgraziati ne avrebbero bisogno.
Ma non succederà niente.
Gli azzurri e i colori di Rosetti resteranno sulle tele,
come la poesia dentro un accappatoio azzurro.
PGC
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