Elena ci ha offerto, come in un microcosmo, una rassegna di
dipinti che si srotolano sulla tela e la colmano narrandosi. Sono
immagini di un sottobosco che si ripete e che illustra foglie, steli,
elementi naturali di vario tipo, rasentando il ricordo di una
primavera folta che parla nei suoi colori o tace nei suoi profili. Le
immagini infittiscono e penetrano un piccolo universo diventato
padrone delle tele che, se viste da vicino, testimoniano un grande e
raffinato lavoro esteso a tutta la loro superficie, come per un
“horror vacui” che sappia stendere attraverso sé un magnifico
silenzio, che è quiete ed inquietudine, conoscenza e oblio.
Le
tele creano nel vano della galleria un arabesco dalle tinte ovattate,
dove la Natura sembra riservare per sé i suoi segreti, ed a noi
lascia il talento della contemplazione, per cui davanti a un dipinto
costellato di colori variegati, noi siamo chiamati tacitamente a
interrogare con lo sguardo e insieme ad adagiarci virtualmente su
questi tappeti di foglie che si offrono miti e ripetono le loro
domande enigmatiche e insieme chiaroveggenti.
Ci riempie di
ammirazione il grande impegno che Elena ha profuso per far sì che
nulla si cancelli davanti ai nostri occhi e nella nostra memoria e
che i passi della narrazione richiamino l’un l’altro un tessuto
di parole entro cui volentieri ci addentriamo, centimetro per
centimetro, senza riuscire a pronunciare la parola “fine”, ma
promettendo allo sguardo altri incontri, in un infinito che si
dispiega e ci sostiene.
La mostra è visitabile fino al 9 Luglio.
Enrica Loggi
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