Chiuse, socchiuse o aperte, hanno vibrato di gioia per un’ora. Silenziose e quasi immobili, ma solo all’apparenza imperturbabili. Loro di lassù, che ne sentono tante, sanno ascoltare, vedere, capire, distinguere. Loro sì, hanno cultura. E sono educate e pazienti: se lo spettacolo non vale non sbattono tra loro né corrugano la vernice, restano di ghiaccio. Succede quasi sempre. Ma non applaudono neanche se gli piace, figurati poi per convenzione o a comando, forse lo trovano volgare, o per non disturbare… Ma bisogna capirle e conoscerle, il loro legno - vivissimo - (l’alluminio e la plastica certo un po’ meno) non s’accontenta di emozioni ordinarie. Mettici poi che mal sopportano il chiasso, la confusione, le orchestracce, quelli/e che urlano nei microfoni, i watt sempre esagerati, e i politici in prima fila che - invariabilmente - “hanno fortemente voluto” la tal cosa (buonina o boiata pazzesca fa lo stesso). Situazioni così. Eh, eh, loro di fatto selezionano. Incorruttibili, mica come noi.
Così, quando capita una serata davvero straordinaria come questa del 27 luglio (rara da ‘ste parti come il passaggio di una cometa, purtroppo), le nostre care scorticate cento persiane di piazza Bice Piacentini reagiscono alla loro maniera, con classe: invece di applaudire come fan tutti, VIBRANO. Invisibilmente. Silenziosamente. Sinceramente. Intensamente e a lungo, quando chiedono il bis. Ovvio, nessuno ne parla. Nessuno se ne cura.
Invece io penso che i 35 brass-bandisti e Lito Fontana hanno suonato forse anche per loro. E penso anche che, se avessero potuto, alla fine dell’acustico concerto tutte le cento persiane avrebbero voluto coralmente spalancarsi - come in un flash mob - per accogliere proprio dentro le case i brillanti musicisti, il direttore e il nostro Lito Fontana, con i loro strumenti d’oro e d’argento dai nomi buffi, con i tamburi e i rullanti, i fragorosi piatti… Lito avrebbe sicuramente sbattuto la testa in qualche persiana troppo bassa, ma sarebbe stata una festa.
PGC
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