L’opera di Fabrizio Mariani si muove
nello spazio di una vivace, poliedrica citazione culturale, sempre
più raffinata. I temi che essa svolge vivono una ripetuta messa in
scena dei voli di una forte fantasia tenuta desta da una serie di
immagini che si distribuiscono sulle tele cavalcando egregiamente il
detto e il non detto, il dicibile e l’indicibile. Sono figure, orme
della vita che si va sminuzzando per trascrivere i reperti di
esperienze distribuite con ironia ed amore, finezza ed invenzione. I
colori e i temi ri-scrivono un percorso che si va svolgendo davanti
agli occhi come una nuovissima natura-morta, stilizzata nelle forme
che vanno dall’astratto alla figurazione volutamente
dissimulata.
Brillano i colori tenui o forti in un racconto
segreto e insieme rivelato, purchè lo sguardo incontri la dinamica
fertile dell’artista e si lasci trasportare, quadro dopo quadro,
fino all’installazione, per le vie gentili ed unanimi di un respiro
poetico. Una sottile discrezione fa sì che i significati si lascino
indovinare, ci lascino ricalcare i passi di un gioco narrativo che
dona il suo respiro ininterrotto, che si scrive e si ri-iscrive in
noi, in un ripetuto incontro col suo finissimo humour, che altro non
chiede che di farci luce, di appartenerci.
La mostra, curata
da Maxs Felinfer e dall’Associazione Culturale Seblie, è
visitabile fino al 2 ottobre.
Enrica Loggi
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