Sono stato precipitoso e mi sono pentito. Forse in ansia per quel po’ di ritardo, adocchiato un posto libero in prima fila sulla destra, mi ci sono tuffato. Errore. Nei concerti Jazz, parlo per me, evitare il lato destro, e anche la prima fila: soprattutto per uno come Cyrus Chestnut al pianoforte, avrei dovuto tenermi tutto sulla sinistra, magari in posizione di mezzala (arretrata), o arrampicato sui divani occupati accostati alla parete, o abbarbicato al traliccio delle luci… Per tener d’occhio adeguatamente mani, tastiera e pedali di un “Re”. Certo l’avrei gustato meglio, senza essere distratto dagli altri due bravi musicisti e dalla Pancaldi: dài, guarda, ascolta anche noi, non pensare solo a quello laggiù (nell’oscurità), siamo mica male noi, ti stiamo pure davanti…
In effetti, a Darryl Hall contrabbassista - dita allungabili e con dei motorini dentro - non servono raccomandazioni. Possiede innato un gusto speciale: quando non “accompagna”, duetta d’istinto con Cyrus e ricama tutti i contrappunti che l’altro immagina ma non ha voglia di fare.
E’ che Cyrus va sulla tastiera come su una strada alpina, cambia spesso marcia, si ferma a guardare in cima a una nota, la suona e risuona per sentire e vedere l’effetto che fa [una specie di vibrato distorto]… poi riparte per altri panorami, pensoso o in velocità. E con la mano sinistra ogni tanto il temporale.
Talvolta sembra che spenga il piano, macchè, va solo al minimo (come in discesa), così consuma poco… ma è un minimo delizioso, silente, che non s’increspa mai, corroborante per noi come per gli altri sul palco, che a turno ci danno dentro da matti. Cyrus “dipinge” musica. Tanto swing, quasi solo swing, un blues, una bossa, poi accenni di bebop e di ritmi cubani, ma alla lontana, tanto per ricordare Gillespie.
Bern Reiter batterista è tedesco, o austriaco. Pare uscito da un campus con in tasca la laurea in batteria. Biondi capelli corti pettinati con la riga, rasato di fresco, sorridente, educato, imperturbabile. Non suda neanche in Africa. Eleganza classica anni ’50. Un po’ fissato col “levare”, tiene le bacchette esattamente sul baricentro (come se mangiasse il riso), quindi alta quadratura ritmica. Due assoli canonici coi colpi contati, magari nell’altra tasca ha una seconda laurea in ingegneria.
Chiara Pancaldi: ha cantato tanto, solo in inglese, con tanti baby baby, si sa che i testi nel Jazz fanno tenerezza. Repertorio un po’ troppo espanso, ma lei può: buona estensione, sicurezza, per me forse difetta in personalità. Ma con Cyrus s’intende bene, notevoli quei due lenti senza contrabbasso e batteria.
E ancora di Cyrus Chestnut è quel lungo 5/4 di stellare bellezza, morbido e profondo, suonato con le dita e con gli occhi, quasi senza accordi, e con poco pedale.
Ahimè, sulla-destra-in-prima-fila ho solo visto, e a tratti, il riflesso dei martelletti sul coperchio dello Yamaha, come valvole di una Bentley: poi spariti anche quelli, gli acuti non arrivavano a riflettersi… E da quelle parti, sulla sinistra, spesso c’era anche penombra, mentre Chiara, Darryl e Bern quasi s’abbronzavano. Ah, se solo avessi scelto un posto a sinistra… Un’altra volta starò più attento. Nel Jazz tenere sempre la sinistra. Come guidare a Londra.
PGC
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