Se una
serata a teatro scorre piacevolmente e si esce “alleggeriti”, di
solito vuol dire che è andata secondo le aspettative, ha funzionato.
Non è facile. Spesso ci troviamo ingolfati in un traffico senza
vigili né semafori e con il classico fazzoletto bianco che fa da
apristrada al nostro andare. Lo sappiamo, è un segnale di emergenza
e non si può immaginare in quante situazioni ci siamo trovati a
boccheggiare sul bordo di una strada, una qualsiasi strada.
Il
teatro ha meccanismi estremamente complessi. Quello di oggi spicca
poi per ritmo, tanto che a volte sembra di stare in tv. Eppure
correre serve solo a far venire il fiato corto, e con il fiato corto
le parole si perdono, le frasi non si terminano, occorre rivolgersi a
chi è seduto accanto e chiedere “e allora?” Il rischio c'era e,
fortunatamente, è stato evitato.
Il
testo di Angelo Longoni datato 2014, vedeva in scena, all'esordio,
Cesare Bocci, Eleonora Ivone e Marco Bonini nei ruoli che in questa
occasione sono stati rispettivamente di Salvo Lo Presti, Carla
Civardi e Marco Tombolini. Conoscendo di nome, ma anche di sostanza,
i protagonisti originali, possiamo senza dubbio affermare che non li
abbiamo rimpianti, tanto valida è stata la “prima” prova di un
terzetto che con un po' di tempo in più e qualche indecisione in
meno (conseguenza del primo assunto), avrebbe potuto tranquillamente
debuttare in piazze più prestigiose (ma solo di nome).
“Ospiti”
è una commedia (atto unico) tirata a mille. Non c'è una pausa che
sia una e il copione infatti non la prevede. Una storia semplice,
tutto sommato banale, vive sostanzialmente di battute
(caustico/ironiche) sulla scia di un Woody Allen d'antan. L'aspetto
che Longoni sottolinea, oltre alle dinamiche del solito rapporto di
coppia scoppiato, è quello della maschera migliore che ognuno di noi
amerebbe indossare per essere un altro e apparire così come gli
altri vorrebbero. Un pizzico di psicologismo gratuito condisce il
tutto con quel sale di cui non sentivamo il bisogno se non per
aumentare, appunto, la sapidità di battute a volte scontate.
Alessandro
Rutili, regista della commedia, è riuscito a rendere il progetto
originario esattamente come Longoni lo ha concepito, con quel ritmo
che ne sottolinea la disarmante e divertente, nello stesso tempo,
semplicità.
Le scene di Luca Monti, essenziali ma necessarie, hanno
offerto il giusto contesto a una pièce che non aveva bisogno di
lemmoniani appartamenti. La bravura e la simpatia degli attori, però,
è stato il passo definitivo per farci uscire, come abbiamo avuto
modo di dire, “alleggeriti”. Un sorriso a volte è meglio di un
mugugno e stavolta non abbiamo mugugnato.
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