31/03/18

"La mia arte sei tu"

OFFICINA TEATRALE 2017/18
Viaggio cosmico-letterario

 MARTA MIA, CARO MAESTRO
Carteggio tra Marta Abba e Luigi Pirandello

di e con 
Vincenzo Di Bonaventura

Ospitale delle Associazioni - Grottammare Paese Alto
27 marzo 2018  h21.15



       Sono trascorse più o meno due ore, quando a malincuore torniamo alla realtà e alloggi, dopo aver fatto un giro completo intorno al nostro asse: Di Bonaventura e la sua voce ci hanno trasportato lontano lanima e i sensi, ai primi decenni di un Novecento europeo e italiano di passione intellettuale, innovatore nel costume, nella cultura, nel teatro.


       Pirandello, la sua vicenda umana e artistica, la sua rivoluzionaria drammaturgia: tutto questo ci viene incontro attraverso la voce attoriale, con la forza abbagliante del documento privato che svela luomo e illumina il genio, e con uguale chiarezza traccia sullo sfondo il disegno di unepoca che è anche mito, e della Storia  che la contiene.

       LEpistolario Pirandello-Abba è il corpus del Recital: dallo straripante carteggio fra i due artisti nasce il lavoro realizzato a più mani dallo stesso Di Bonaventura nel periodo veneziano (or sono 25 anni), dal regista  Giuseppe Emiliani - premio internazionale Flaiano - e da altri studiosi pirandelliani, rappresentato allepoca davanti a platee affollatissime; oggi a Grottammare davanti a spettatori circa venti

       In novanta minuti di densa tesissima lettura, si raggrumano le parti salienti di una storia di anime, centinaia di lettere nelle quali il drammaturgo apriva il vecchio cuore alla giovane Marta, musa venerata con disperata passione.

       Sulla parete le immagini della diva, foto depoca di lei e di un Pirandellosessantino- così lo chiamerebbe il conterraneo Camilleri - che dimostra più degli anni che ha. Come per lepistolario Duse-DAnnunzio, la voce attoriale si sdoppia, è alternatamente Pirandello e Abba, e un filo musicale - le composizioni del giovane Fabio Capponi - ne accompagna la trama. 

       Alle oltre cinquecento lettere che lungo circa un decennio (1925-1936) lartista scrive a Marta Abba, lattrice non risponde che per la metà.

 In una sorta di salto funzionale fra i due epistolari, due diversi discorsi vi si snodano, quello di un amore a senso unico, bruciante e impossibile, e quello di un argomentare tutto informativo e pratico, quasi ragionieristico, della musa che risponde al pur venerato interlocutore. Il quale così la descrive: È giovanissima e di meravigliosa bellezza, capelli fulvi, ricciuti, pettinati alla greca, la bocca ha spesso un atteggiamento doloroso, come se la vita di solito le desse una sdegnosa amarezza; ma se ride ha subito una grazia luminosa, che sembra rischiari e ravvivi ogni cosa

       Non lattrazione voyeuristica per il privato di grandi personaggi è il fascino dellepistolario: lo è piuttosto la luce gettata dallinterno sulla parabola di un periodo intenso e tragico il fascismo, i venti di guerra, il ruolo degli intellettuali e di una cultura in fervente trasformazione, che soprattutto nel teatro cercava strade nuove e sperimentava rivoluzionari percorsi. 

       DAnnunzio e Pirandello, e in Europa - di poco precedenti - Ibsen, Čekov, Strindberg (la lezione dei quali, pur nella tradizione, anticipava già il nuovo e la dissoluzione della forma drammatica): della linfa di personaggi giganteschi si nutriva lepoca, e perfino Mussolini - pur nelle sue scelte masnade, dirà Di Bonaventura - apprezzava il progetto di una riforma del  teatro. 

Tuttavia lillusione che lappoggio statale potesse offrire allItalia il grande teatro che avrebbe unito la nazione - e in questa chiave ladesione dello scrittore al fascismo assume una luce particolare - non fa i conti con la diffidenza suscitata dai temi dei suoi drammi - scomodi, trasgressivi, inquietanti - che gli meriteranno - Pirandello non lo saprà mai - la sorveglianza dellOVRA.

      Io arrivai a Roma accompagnata da mia madre. Sul palcoscenico vidi alcune persone nel semibuio, e una coi capelli dargento, il pizzetto bianco, piuttosto curva, così lattrice narra lalba di una carriera e di un sodalizio artistico che cesserà solo con la morte del Maestro: gioco di reciproco rispecchiamento - nel più puro stile pirandelliano - in cui ciascuno vede riflesso nellaltro ciò che lo completa e che ama.

       Se amore è parola che quasi mai compare nel carteggio, amore e passione sono in ogni riga indirizzata a lei da Pirandello, per il quale non esisteva ormai che la statua tremenda di MartaLa mia arte non è stata mai così piena, così varia e imprevista () E scrivo con gli occhi della mente fissi a Te. 

       Ma quella voce a tratti esaltata - Finalmente oggi mi è arrivata la tua lettera estrosa e volante. () E stata la boccata daria di cui avevo proprio bisogno - quasi sempre disperata, sembra non raggiungerla mai; lattrice si sottrae, a volte con irritazione, alla pressione di quel sentimento: tratta questioni pratiche, contratti, compensi, impresari, successi e insuccessi, si preoccupa - frettolosamente - della salute del Maestro (Stia a letto un po, si riposi, non faccia smanie, e si faccia servire su in camera...).

       Questi scrive per lei i suoi drammi (Tutta la mia vita sei tu, la mia Arte sei tu, senza il tuo respiro, muore), a lei sono dedicati il teatro, le storie, i personaggi (che perfino, a volte, si chiamano col nome di lei).

       E quando più tardi sinasprisce il risentimento per unItalia che avversa i suoi progetti di rinascita del teatro, la scelta di trasferire altrove la propria vita artistica include naturalmente Marta. 

      Bisogna, bisogna andar via per qualche tempo dallItalia, e non ritornarci se non in condizioni di non aver bisogno di nessuno. () Qui è un dilaniarsi continuo () La politica entra da per tutto. La diffamazione, la calunnia, lintrigo sono le armi di cui tutti si servono. La vita in Italia sè fatta irrespirabile. Fuori! Fuori! Lontano! Lontano!: così le scrive nellestate del 28 (sembra oggi) e nellautunno saranno in Germania ambedue. Non riesco più a stare fermo, andrò ancora fuggendo, e il più lontano possibile dallItalia scrive ad Ugo Ojetti.


       Berlino, con la sua vivacissima temperie culturale, può favorire - ritiene Pirandello - successi tali da poter tornare in patria senza dipendere da alcuno (col grande Max Reinhardt, regista e demiurgo della scena teatrale dellepoca, direttore del Deutsches Theater, allestirà fra laltro la prima di Sei personaggi in cerca dautore). 

Ammiro il teatro tedesco per la sua disciplina e i mezzi perfetti di cui dispone (), ma la tecnica portata alla massima perfezione sta finendo per uccidere il teatro. () Io col mio dramma nuovo intendo reagire a questa tendenza: così confida a Corrado Alvaro (corrispondente in quel periodo da Berlino per La Stampa).

       Ma il distacco da Marta lo annienta, quando dopo soli cinque mesi lattrice deciderà di rientrare in Italia per proseguire qui la sua carriera. 

Te ne  sei andata, la mia vita è finita [] Credimi, Marta, per me lunico viaggio da fare sarebbe quello da cui non si torna più

Continua tuttavia a frequentare traduttori, editori, registi, e le sue lettere a Marta - una al giorno, a volte più - tracciano anche una topografia pirandelliana della città, crocevia di culture dal quale nonostante i brontolii allarmanti che provengono dallo stomaco tedesco, i sospetti di dittatura e razzismo gli appaiono lontani. Ma langoscia della distanza è insostenibile: Muojo perché non so più che farmene della vita () In questa atroce solitudine non ha più senso vivere, né valore né scopo..

       Di nuovo in Italia al termine del fecondo biennio berlinese - dopo un amaro insuccesso al Lessing Theater e violente contestazioni orchestrate dai suoi nemici  (Questa è Berlino. Mè parso jer sera dessere in Italia Gli odii minseguono da per tutto ) - sarà poco più tardi a Parigi, poi in America contattato dalle major cinematografiche per trasporre i suoi drammi in film parlanti: fumo negli occhi, lo capisce subito e lo scrive alla sua Marta: Ne ho la nausea fino alla gola. Daltrondeil cinema era per lui la più grave minaccia per lavvenire del teatro (N. Borsellino). 

       Su tutto, resta fermo lobiettivo di garantire alla sua musa la fama sopranazionale che merita: Io sono qua unicamente per Te; non veder chiusa entro limiti angusti la Tua vita; il Tuo destino è grande; Tu sei unEletta; non puoi circoscrivere in un ambito mediocre la Tua esistenza.

Ma sempre, da ovunque partano le sue lettere a Marta, la sua è inevasa richiesta damore; per lei, al contrario, egli resta il Pigmalione da idolatrare e dal quale ricevere vita artistica: non lo chiamerà mai altro che Maestro, mentre per lui - protagonista tragico e assoluto del suo dramma personale - sarà sempre disperatamente Marta mia.

       Unagonia  - Se Tu potessi sentire quanto soffro, son sicuro che avresti un po di pietà per me. Tu non mi parli più di Te, io non Ti vedo più nelle Tue lettere  - che i trionfi americani di Marta compensano - Io sono cosi felice di non essermi ingannato sulla potenza delle sue ali e daver combattuto contro chi voleva tenergliele chiuse, perche le aprisse sempre a più grandi voli.

       Mentre recita al Plymouth Theatre di Broadway, il 14 dicembre 1936 Marta riceve lultima lettera del Maestro, Pirandello si era spento il 10. La lettera è datata 4 dicembre: Se penso alla distanza, mi sento subito piombare nellatroce mia solitudine, come in un abisso di disperazione! Ma Tu non ci pensare! Ti abbraccio forte forte con tutto, tutto il cuore. Il Tuo Maestro.

       Un crollo psicologico che per lattrice segna il definitivo addio alle scene. Per la musa che ha scrupolosamente difeso la distanza di sicurezza dal suo Pigmalione, quella sicurezza è perduta ora che la distanza è definitiva e irreparabile. Il miglior Pirandello non avrebbe potuto concepire trama più pirandelliana.



Sara di Giuseppe - 30 Marzo 2018


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