Voglio dedicare un piccolo pensiero a Max, esattamente un mese dopo la sua morte, tratto dal 50° numero di UT, agosto 2015.
Nell'ultimo breve periodo della nota, che accompagnava la mia opera "Guardando i miei piedi", ho messo lui per primo tra i 'compagni di viaggio', proprio perché lo ritenevo il supporto fondamentale di molti miei progressi professionali e soprattutto centro di molta parte della mia vita di quegli anni.
Nell'ultimo breve periodo della nota, che accompagnava la mia opera "Guardando i miei piedi", ho messo lui per primo tra i 'compagni di viaggio', proprio perché lo ritenevo il supporto fondamentale di molti miei progressi professionali e soprattutto centro di molta parte della mia vita di quegli anni.
Grazie ancora, caro Massimo Consorti
15 aprile 2018 - Francesco Del Zompo
NOI
Spesso accade che il mio sguardo, prima di incontrare il vostro, sia rivolto da un’altra parte, in aria, a sinistra, a destra, più facilmente in basso a seguire i miei passi prima dei vostri. Io e tu, io e lui, io e voi, io e gli altri, più difficilmente noi, ma amo le persone che mi guardano, le persone che sorridono, le persone che piangono, le persone che parlano ascoltando e non si mettono tra i piedi del discutere o s’indispongono con l’ultimo ‘messaggio’, ma si infilano, riallacciano, conversano con me, si interessano, abbracciano il mio cenno di ragionamento, condividono le emozioni, consigliano poco e più spesso sbagliano insieme a me, ma non rimpiangono, non pretendono, non sentenziano, presentano, condividono, mi abbracciano anche senza sfiorarmi.
Allora, perché non riusciamo sempre a coabitare decentemente tra di noi se è questo che ci piace? Perché l’altro è sempre un rivale, un concorrente, se non addirittura un nemico? È frutto dei nostri ‘vivi’ pensieri o c’è lo ‘zampino’ della storia che stiamo vivendo? Ma amo le persone che si donano e fanno della propria vita uno scambio sbilanciato, e detesto quelle che si trincerano dietro i dubbi, le diffidenze, i ‘se’ e i ‘ma’ che precedono qualsiasi opinione.
Pensando a questo tema “Noi”, così assoluto e fondamentale del nostro stare al mondo e per la prima e unica volta come interprete della 50ª opera di UT, guardavo i miei piedi nudi cercando di ‘comprendere’ in me l’immagine riassuntiva. Non ho visto altro che ‘un altro me’ in fondo alla mia distorta prospettiva e, in mezzo, un mondo intero, un universo che si muoveva mentre ero lì, assorto e stordito dalla complessità del noi e la mia piccola immagine, che appena conosco se non attraverso Voi: i miei cari, i miei conoscenti, i miei compagni di viaggio (Max, PGC, Enri’, Ale’, Anto’, Mich’, Peppe, Alce’, Dante, Saba’), Michaela che ha così sapientemente scritto del mio racconto visivo, i miei amici e sostenitori di UT che ringrazio molto per avermi donato un po’ del loro tempo, amicizia e stima.
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