APP/ASCOLI PICENO PRESENT
3° festival delle arti sceniche contemporanee
Omaggio ad ARVO PÄRT direttore Marco Berrini
FORM ORCHESTRA FILARMONICA MARCHIGIANA /
VOCALIA CONSORT / VOX POETICA ENSEMBLE
ASCOLI PICENO
Chiesa di Sant’Andrea
25 maggio 2018 H18.30
MUSICA DELLO SPIRITO DAL NORDICO DESIGN
Fa caldo, nel disadorno contenitore di Sant’Andrea, muri severi e strappi d’affreschi di antica bellezza, finestre irraggiungibili nate per restar chiuse; boccheggiamo tutti: i due cori direttore e orchestrali pigiati laggiù come tonni, e noi sulla rustica tribuna inclinata fatta col Meccano.
Ci sarà subito chiaro che n’è valsa la pena. Quest’Arvo Pärt, contemporaneo e vivente, la sua musica “algoritmica” tra il sacro l’intimo lo spirituale e il mistico - trascendentale ma certo non sbrigativamente classificabile “da chiesa” come ben illustra nel programma Cristiano Veroli - questo algido estone, apre ben altre e non materiali finestre, che ci “rinfrescano”.
Dalle quasi metafisiche, eppure mai criptiche sue composizioni ci balza incontro la vasta, complessa, e non solo musicale, cultura russo-baltica di quel nord-est europeo. Ed è immersione totale in aspetti di quella società di quel secondo novecento, pure con l’esplorazione indotta - attraverso le caratteristiche e le atmosfere dei suoni - dell’ambiente, dell’architettura e del design.
La musica di Pärt, fatta di suoni lunghi lunghissimi - sembrano prodigiosamente muoversi sul posto (sulla stessa nota) - incanta sì, perché con sapienza manovra le classiche o tradizionali tecniche compositive occidentali – “musica con radici”, quindi – ma più perché impercettibilmente se ne allontana, e ricerca altri spazi di manovra e di vita.
Composizioni come costruzioni di strutture acustiche ardite ma naturali, essenziali comprensibili e democratiche; dove “bastano” gli archi a fornire intensità e forza, e le voci dei cori a esprimere il sentimento [s’aggiunge di rado la campana]; dove la melodia, sempre un po’ nascosta, è una risultante matematica perfetta; dove la velocità non esiste perché non serve.
C’è della statica in Pärt, come nel Funzionalismo e nel Costruttivismo russi. Ma di leggera elegante solidità, forgiata con quieta rassicurante fantasia. “Architetture musicali” che sollecitano il pensiero, danno intimità perfino religiosa, generano benessere, sicurezza, pace.
I suoni non fuggono: s’intersecano come rami o rimangono sul posto indispensabili e belli. Si curvano nel tempo, si stendono, quasi evaporano, vanno vengono ritornano come le nuvole di De André. Non finiscono.
Evocano quelle coperture sinusoidali in legno chiaro ondulato che in certe opere pubbliche minimaliste nordiche (che non hanno bisogno di dichiararsi artistiche) attirano e conservano la luce senza mai annullarla: senza neanche un grammo di cemento, rasserenano lo spirito solo a guardarle, danno energia, fiducia.
Arvo Pärt, nel suo spaziare dal Classicismo romantico al Jazz, forse è stato il primo ingegnere del suono, forse è stato il primo designer di musica.
Pärt è parte di noi.
PGC - 31 maggio 2018
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