[Respinto dal T.A.R. il ricorso di sopravvivenza del PINO BAR.
“IL COMUNE ESULTA”]
La tempestiva incontenibile soddisfazione del sindaco di San Benedetto, Pasqualino Piunti: “Con questa sentenza viene restituita alla collettività una zona di rilevanza storica, collocata a servizio di un’area verde centralissima, come patrimonio comunale indisponibile”.
Ma che stai a di’, Pasquali’: “… restituita alla collettività”?
Forse il PINO BAR è un manufatto inagibile, chiuso, fatiscente, schifido come tanti in città (dei quali invece non ti occupi)?
Forse non è stato per decenni ed è tuttora, gestito, mantenuto, curato con dignità, attenzione, gusto, passione, rispetto?
Forse non è l’ultima oasi di benessere e di pensiero rimasta nell’ottusa fracassoneria di un centro urbano votato all’acchiappo del turismo più becero?
Forse non è l’unico piccolo bar privo di furbe pedane e dehors che invadono spazi pubblici tanto sfrontatamente quanto bonariamente tollerati dal Comune, con reverenza direttamente proporzionale al potere e all’influenza dei suoi gestori?
Forse la Resistenza del PINO BAR non è sostenuta democraticamente da migliaia di cittadini e turisti con firme che continuano ad aggiungersi ogni giorno alla petizione, mai chiusa, contro la funesta “modernizzazione”, incombente qualora gli attuali gestori venissero cacciati? …
Ma che stai a di’, Pasquali’: “… zona di rilevanza storica”?
Pino Bar non è una zona: il lessico non è un’opinione, e una zona è uno spazio, un’area, un posto qualsiasi; può essere anche indistinta, abbandonata, perfino una discarica è una “zona”; può essere una terra di nessuno, un non-luogo…ecc.
PINO BAR non puoi chiamarlo ”zona” come fosse un posto qualsiasi: è un manufatto, un’opera concepita, progettata, realizzata da umani dei tempi sobri; una realtà che resiste e che per estetica, dignità, funzionalità, respiro, armonizzazione con ambiente e paesaggio ha indiscussa rilevanza testimoniale, storica, sociale.
Ma che stai a di’, Pasquali’: “… patrimonio comunale indisponibile”?
Forse che lo gestirà il Comune? Forse che in questa maniera – con la farsa di un regolare appalto pubblico per tacitare i gonzi – non sarà invece saziato qualche appetito-morsicatore neanche tanto nascosto?
Ma tutto questo il TAR (come Alice) non lo sa…
PGC - 18 agosto 2018
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