Piangono ancora sulle macerie, decine e decine di paesi distrutti dal terremoto 2016, non riescono a rimettersi in piedi, arrivano pochi fondi, i lavori vanno a rilento e l’economia non riprende. Solo le Chiese sono un miracolo di efficienza.
Per Natale coi fondi del Ministero dei Beni Culturali Italiano saranno tutte ristrutturate e riaperte, le 13 chiese del territorio diocesano danneggiate.
Comincia San Benedetto, e riapre in pompa magna la Cattedrale-Basilica-Duomo della Marina, che non aveva subito crolli ma solo pensose crepe dalle parti della navata.
Spesi magistralmente i 300.000 euro donati dallo Stato: ritinteggiatura totale, moderna illuminazione con 58 risparmiosi faretti a led, impianto di video-sorveglianza (!), posizionamento in quota della statua della “Madonna-delle-scale”, grande scritta “in italiano” (il latino è una lingua straniera, come disse Mike Bongiorno) sulla trabeazione interna, restauro di alcuni altari laterali e altre cosucce.
Diocesi e Parrocchia hanno però dovuto aggiungerci 100.000 euro dei loro per la vergognosa tirchiaggine del Ministero, pensa un po’. Pare nuovo adesso, il chiesone nè bello nè antico (ha solo 150 anni, e la spianata lunare di abbacinante travertino che ha davanti era prima una piazza affettuosa, sorridente di verde e di alberi…).
I lavori di restauro sono stati progettati ed eseguiti in soli 5 mesi, con la fattiva collaborazione - precisano le solerti veline - del Vescovo più volte avvistato sulle impalcature a 20 metri d’altezza, intento a controllare, e i fedeli sotto a pregare che non cadesse…
Sembra una barzelletta: le chiese tutte già riparate mentre case e fabbriche e stalle e scuole e strade languono ancora nell’attesa. Riparate con soldi nostri, come se la Chiesa fosse povera. Sembra una barzelletta l’orgoglioso festeggiamento di San Benedetto, dove il terremoto si è appena avvertito e per fortuna non ha prodotto morti né feriti né danni consistenti, a parte qualche crepa sui muri.
Ma non è una barzelletta, e se lo fosse non farebbe ridere. È piuttosto l’ennesimo schiaffo a chi ha avuto davvero lutti e danni, tanti e irreparabili; a chi ha perso tutto e forse anche la speranza, perché se mai verrà indennizzato lo sarà tardi e male.
A meno di non nominare un Vescovo come Commissario Straordinario del terremoto.
PGC - 21 ottobre 2018
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