Non ci sono più le “patriottiche” Sorelle Bandiera di Renzo Arbore, ma l’altra domenica mi è sembrato di sentire tanti, ripani e non, ri-canticchiarla (come anche in tutti gli altri giorni) quell’allegra canzonetta, passeggiando o parcheggiando in Piazza Donna Bianca de Tharolis a Ripatransone.
Si riferivano al brutto monumento ai caduti della prima guerra mondiale - completo di arrugginito cannone asburgico come un giocattolone ai suoi piedi - campeggiante al centro della piazza, tanto invasivo e ingombrante quanto stonato nell’armonia delle quinte architettoniche delle costruzioni circostanti. Da tempo si pensa di spostarlo un po’ più in là ma non si fa, e non se ne capisce il motivo.
Eppure non è difficile immaginare quanto diversa e migliore sarebbe, questa storica grande bella piazza, senza il monumento in mezzo. Nessun altro paese qui intorno – tranne, forse, Offida –può vantarne una allo stesso livello: ma qui non ce ne curiamo, anzi la maltrattiamo usandola quotidianamente come disordinato parcheggio e saltuariamente per disagevoli fiere-mercato.
La sua posizione di indiscussa centralità rispetto al paese; la mirabile forma poligonale-circolare, contornata dai pregevoli edifici storici del Municipio, del Palazzo del Podestà, dell’antico Teatro Mercantini e dalle tipiche basse case ripane; il pavimento senza asfalto ma in pietra con disegni geometrici a raggera, dalla dolce inclinazione naturale che ne farebbe una meravigliosa platea di teatro all’aperto (anche l’acustica non dovrebbe tradire): ce n’è quanto basta per considerare un delitto lasciarla ancora decadere così a causa dell’impiccio di quel monumento.
Il quale, nulla togliendo alla sua rispettabilità, potrebbe facilmente essere traslato solo di una quarantina di metri in altro spazio libero che non solo c’è già ma pare fatto apposta. E che si valorizzerebbe da solo, diventando un’estensione panoramica della piazza verso ovest, con tanto di monumento ai caduti - benché brutto - e cannone cecoslovacco inoffensivamente puntato verso i Monti Sibillini.
Invece tutto è congelato: nonostante tutti sembrino d’accordo - addirittura c’è anche il progetto - non si fa nulla, al grido ormai logoro “Il Comune non ha una lira”, dal suono stonato di un disco rotto. Ma non abbiamo una Banca? Eddài!
Eddài, che poi per l’inaugurazione chiamiamo Renzo Arbore & C. che ci suonano Fatti più in là…
PGC - 10 gennaio 2019
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