ovvero
San Benedetto del Tronto e Bella ciao negata
San Benedetto del Tronto. Cronaca di un 25 Aprile annunciato.
Di annunciato c’è che per il terzo anno consecutivo dell’era Piunti, per espresso diktat del sindaco la banda cittadina non ha suonato, nel celebrare la Liberazione dal nazifascismo, quello che ne è l’Inno intramontabile, ufficiale, universalmente conosciuto e riconosciuto.
Così stamattina, durante la cerimonia presso il monumento in centro città, Bella ciao ce la siamo suonata e cantata solo noi: gruppetti auto-convocati separatamente e ritrovatisi insieme senza saperlo… Una clavietta e parecchie voci libere. Il corpo bandistico ha atteso che finissimo, poi via doverosamente con l’Inno Nazionale. Ma prima, sfilando per la città, aveva suonato di tutto (tranne Bella ciao): perfino La Canzone del Piave che come ognun sa con la Resistenza partigiana e con la Liberazione dal nazifascismo c’entra un sacco...
Sfruculiando nel backstage della manifestazione, troviamo:
- che Sindacopiunti (in armonia con le sue personali convinzioni) s’è volentieri adeguato alla “contrarietà” ufficialmente espressa dall’Associazione Bersaglieri, per bocca del suo presidente, “all’esecuzione di Bella ciao all’interno della Manifestazione del 25 Aprile” (cfr. stampa locale del 24/4); ma non è un segreto che anche altre Armi ed ex di qualcosa erano contrarie.
- che membri e Presidente della locale ANPI - coloro che più di altri dovrebbero sentirsene offesi - hanno fatto buon viso al diktat [ma nel pomeriggio, con altra manifestazione, “istruiranno” la città sul significato della Resistenza (sic)];
- che la banda cittadina, come negli anni scorsi, non s’è opposta alla cancellazione di Bella ciao confermando – ebbi a scriverlo due anni fa – che è un triste paese quello in cui uno storico corpo bandistico permette che sindaco di turno e gerarchie militari impongano cosa suonare e cosa no: viene in mente un certo SudAmerica…
“Verrà suonata nel pomeriggio alle 18” risponde Sindacopiunti da sotto la fascia tricolore, attento a non respirare per non guastare la piega dell’abito blu, quando gli chiedo “Perché ha voluto che non si suonasse Bella ciao?”; e aggiunge sprezzante - com’è giusto si faccia coi sudditi - un lapidario “Si informi”.
Ecco, ora lo so. Mi devo informare. L’ha detto il sindaco.
Lo farò, Sindacopiunti, accoglierò il perentorio invito e mi informerò sull’esecuzione di Bella ciao nella sua città: dalle ore alle ore, le location, le eventuali repliche su richiesta; cronometrerò la durata degli applausi, conterò il numero delle uscite…. non trascurerò alcunchè.
Facciamo però che l’impegno sia reciproco: mentre io mi informo su orari e palcoscenici di Bella ciao, lei si informerà sulla storia patria, con particolare riguardo ai fondamentali capitoli: Significato della Resistenza, Significato della Liberazione, Significato del 25 Aprile. Le consiglierò qualche buon libro. Di facile comprensione, non s’allarmi.
Vi è più d’una chiave di lettura in tutto questo, e nessuna confortante.
Vi è un sindaco di destra a cui le celebrazioni del 25 Aprile vanno strette e prova a mescolarle, tipo brodetto sambenedettese, in una celebrazione ad ampio spettro di tutti “gli italiani caduti per la patria in epoche e circostanze diverse” (come da indimenticato suo comunicato ufficiale di tempo fa); che in questo trova alleate e sodali le locali gerarchie militari e diverse associazioni di ex-qualcosa: l’uno (il sindaco) e le altre fiutano il vento di reazione e di revisionismo storico di un’Italia in metastasi, e più disinvoltamente fanno la voce grossa…
(Ah Sudamerica, Sudamerica canta Paolo Conte, con altri intenti…)
E vi è un territorio, quello sambenedettese, in cui queste metastasi non trovano anticorpi.
Perfino l’ANPI si piega: il sindaco è bravo, concede perfino spazi in città, e stasera alla celebrazione di serie B (o Z) - dove graziosamente concederà forse che si canti Bella ciao! - invierà addirittura qualche Consigliere di discendenza partigiana o con genitori antifascisti; e poi il rapporto è cordiale, il sindaco li ha anche pubblicamente ringraziati… “guardiamo ai fatti”, no? (e il valore immateriale di un simbolo diviene barattabile...)
Dunque, signori, tutte ‘ste storie per una canzonetta?..
Sara Di Giuseppe - 25 aprile 2019
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