APP ASCOLI PICENO PRESENT
4° FESTIVAL DELLE ARTI SCENICHE CONTEMPORANEE: TEATRO, MUSICA, DANZA & CIRCO 24 & 25 maggio 2019
SERATA LIGETI
FORM - ORCHESTRA FILARMONICA MARCHIGIANA
GYÖRGY LIGETI (Musica ricercata, Six Bagatelles) ARVO PÄRT (Pari intervallo) STEVE REICH (Electric Counterpoint)
Fausto Bongelli pianoforte Gianluca Gentili chitarra FORM WIND QUINTET
ASCOLI PICENO CHIESA DI SAN PIETRO IN CASTELLO 24 MAGGIO H17
VOTO 12/DODICESIMI, ma anche meno
Giacchè in questi giorni s’è votato per le europee, proviamo qui a dare “altri” voti. Però di merito, come a scuola. E, stranamente per una volta, in dodicesimi. L’idea ce la dà il bizzarro geniale compositore ungherese György Ligeti, al quale in questo Festival APP è stata dedicata la “SERATA LIGETI”, con il bel concerto della FORM (FORM WIND QUINTET), con il pianista Fausto Bongelli, e con il chitarrista Gianluca Gentili.
Quell’incredibile “Musica ricercata” (suite di 11 brani per pianoforte, qui eseguita da Fausto Bongelli), si basa unicamente sull’uso progressivo delle 12 note della scala cromatica ma… una alla volta (salvo le ottave, cioè le altezze, naturalmente partendo dal LA): per cui la prima suite ha solo 2 note, la seconda solo 3, la terza solo 4, e via così fino alla undicesima suite che finalmente le utilizza tutte e 12 (di più non si può).
Così - giocando un po’, ma seriamente, anzi severamente, come Ligeti - ci viene in mente di dare dei voti (pseudo-scolastici) ai vari musicisti; quindi all’antica Chiesa di San Pietro in Castello, ad APP (direzione artistica, assistenza, organizzazione…), alle condizioni ambientali del concerto, fin alla Ascoli del circondario. In maniera decrescente: da 12/dodicesimi a 2/dodicesimi. Promossi e bocciati.
- VOTO 12/12: al pianista Fausto Bongelli che ci ha stupiti ma non troppo, lo conosciamo. Se, specie all’inizio, “Musica ricercata” sembra facile - solo 2 note la prima suite, poi 3, poi 4… - è proprio lì il difficile: quella tecnica combinatoria dall’apparente aridità con graduale “accumulo dei suoni”, in realtà coinvolge l’anima. Frettolosamente liquidata da alcuni come “musica decadente” (eppure, anche Kubrick scelse - abusivamente, ma dopo la causa fecero pace - proprio la suite n°2 per un suo film), Ligeti va suonato con religiosa devozione, precisione e concentrazione.
Bongelli sa come farlo: sa - sdoppiandosi a volte - come usare con indipendenza, martellante fragore, perizia e spaventosa velocità la mano sinistra; come evidenziare quei non-accordi rotolanti; come a tratti evocarci Bach (verso le suite centrali); come farci galleggiare in quel simil-valtz (quarta suite?); come sorprenderci - nella quinta, ma anche dopo - con motivi forse di tradizione popolare e misteriose armonie, attraverso sovrapposizioni, incroci, dissonanze dissacranti eppur quasi armoniche. “Le discese ardite e le risalite” direbbe Battisti. Così ti pare di entrare in un film, percorri traiettorie negli abissi, guidi astronavi verso stelle e nebulose, viaggi nella luce e nel buio tra spazi intersiderali. Qualcuno la definirebbe musica sperimentale ma da manicomio. Non è un difetto.
- VOTO 11/12: al Quintetto di fiati della FORM che ci ha introdotti nelle “Six Bagatelles” di Ligeti. Nel merito, non ci abbiamo capito granchè (certo non sembrano… “sciocchezzuole”), salvo che anche in queste c’è l’ossessione di adoperare prima solo 4 note strane in strani accordi, poi 6, poi 8 e così via (meno il DO, alla fine, bah). Alcuni suoni son tenuti lunghi alla morte, altri vanno in dissolvenza, in corto-circuito, altri si predispongono in simmetria… Per noi tapini è troppo, ma ci piace. Avvertiamo la profondità, la pensosa religiosità, la ricerca o la tendenza a qualcosa di impalpabile in quanto spirituale, mai prevedibile. I cinque - bravissimi sulla stima - ci danno dentro come i sassofonisti di Paolo Conte, ma questa è un’altra musica. Più adatta al lettino di analisi che per ballare.
- VOTO 10/12: al chitarrista Gianluca Gentili, che però ha eseguito meglio “Electric counterpoint” di Steve Reich (con l’aiuto delle diavolerie elettroniche alla Pat Metheny) che “Pari intervallo” di Arvo Pärt. Se è vero che anche nelle stilose chiese estoni si suonano i brani di Pärt, questa nostra spoglia chiesa romanica forse non ha il fisico, o ne ha troppo. Funziona meno. Forse il riverbero fuori controllo, forse la scelta del brano troppo minimalista, o forse era meglio un organo invece della chitarra elettrica (dall’accordatura non perfetta)… Ma Arvo Pärt non si discute, fa bene APP ogni anno a proporcelo in tutte le salse.
- VOTO 9/12: alla Chiesa romanica di San Pietro in Castello, dallo strambo campanile a base triangolare. Meravigliosa, infatti ha mille anni, non ce la meritiamo. Le chiese di oggi son tutte brutte. Restaurata dove benissimo, dove malissimo. Bene le maestose capriate, male le pareti interne con l’orrendo intonaco da condominio sparato “sopra” i blocchi di travertino. Giusto aver tolto altari e orpelli e preservato il pavimento a quadrotti. Da rispedire al mittente gli 8 lampadari anodizzati da pizzeria, i fari multipli laterali da negozio di scarpe, gli altoparlanti buttati sulle pareti. Superflue ma vive, le ragnatele in quantità industriale sulle 4 graziose bifore alte (vedi foto).
- VOTO 8/12: al Festival APP. Già nelle altre 3 edizioni ci era piaciuto, questa quarta anche. E’ di alto livello, un piccolo Festival dei 2Mondi di Spoleto (che Ascoli rifiutò!), con spettacoli originali, coraggiosi ed economici (al contrario di Spoleto). Ma non c’era bisogno di aggiungere il Circo.
- VOTO 7/12: all’organizzazione. Si può far meglio. Magari portando le sedie e disimballarle un po’ prima che entri il pubblico, togliendo camion e furgoni dall’ingresso della chiesa, curando la puntualità dello spettacolo Di buon livello il materiale informativo-pubblicitario (grafica, formato, testi). Bello il logo, con quella renna che nei giorni del Festival vedrei gigante sulle torri di Ascoli, sulla superstrada, e piccola tra i tavolidi Meletti, nelle piazze, davanti alle scuole, sulla spiaggia a San Benedetto… Ma non c’è.
- VOTO 6/12: all’acustica della chiesa. Proprio non ci siamo, anche perché è un cubo. Occorrono dei correttori acustici ben studiati, oggi funzionano, non sono invasivi e costano relativamente poco. Specie col quintetto, i suoni si mescolavano troppo, figuriamoci con una FORM al completo.
- VOTO 5/12: alla segnaletica. San Pietro in Castello sta un po’ nascosta, Per arrivarci (anche a piedi) servono dei cartelli indicatori (con l’amica renna), anche loro fanno immagine.
- VOTO 4/12: all’esterno della Chiesa. Gridano vendetta quei grigi menhir dell’Enel o non so chi svettanti sulla destra della facciata. I cavi telefonici e della luce appesi o cuciti dovunque, l’incuria dell’antico portone, lo sporco cronico, l’angoscia dell’adiacente casa a sinistra…
- VOTO 3/12: a tutto il circondario. Un‘edilizia orrifica e invadente, tanto più brutta quanto più recente: abitazioni tirate là, pretenziose o cadenti, minacciosi recinti simil-carcere, muri, muretti, reti rotte, verde trascurato da secoli… Chi concepisce tali orrori, chi firma i permessi edilizi?
- VOTO 2/12: al mastodontico parcheggio che incredibilmente si sta costruendo lì a due-passi-due. Se non ci vai non ci credi. Uno spiazzo rubato, che verrà cementificato/asfaltato con l’aggiunta di sbarre, gazebo e quant’altro. Vicino al gioiello San Pietro in Castello! Da arrestarli tutti, i politici e i tecnici ben in mostra sul tabellone. E pure la Soprintendenza. Ma questa è Ascoli, bellezza.
PGC - 29 maggio 2019
l circondario. Un‘edilizia orrifica e invadente, tanto più brutta quanto più recente: abitazioni tirate là, pretenziose o cadenti, minacciosi recinti simil-carcere, muri, muretti
RispondiEliminaE tutto https://cb01.care dai film? Sono nati per la felicità... Cercano la felicità...
RispondiElimina