“IL SOGNO INCISO”
Mostra di Acqueforti (2002-2019) di GIORGIO VOLTATTORNI M.
Cupra Marittima – Sala Polivalente
27 luglio - 9 agosto 2019
RACCONTI INCISI
L’impassibile spirale quadra di 130 pezzi si snoda sui 4 lati dell’infuocata palestra di cemento nuda di fronte al mare. Le acqueforti incorniciate con cura, tutte del formato “standard” medio-piccolo, quasi si perdono nel rimbombante hangar dove a ragione potrebbero irrompere squadre di cestisti, pallavolisti, calcettisti…
Il visitatore regolamentare sembra temerlo. Ma capisce anche che deve “organizzarsi”, per girare l’intera mostra e goderla; altrimenti, disorientato, se ne uscirà inventando un’accorciatoia, una scusa, prontooo…
Ci vuole un po’ di “religione” per guardare e capirla, un’acquaforte. Non è un quadro, un olio, una foto, una serigrafia, un intruglio pseudo-artistico. Ecco, intanto avvicinati: quando distingui i tratti di pennino, fermati.
Probabilmente ti troverai davanti al disegno (toni e toni di grigio) di un paesaggio naturale ondulato, poco o niente urbanizzato, con molta vegetazione (“Il giardino abbandonato” - “Verso sera”…); poi alberi calmi (“Albero solo” - “Albero strano” - “Il cedro malato” - “I cipressi di San Michele”…); paesi del circondario, ville e case rurali senza cemento (“Finestrella sul mondo” - “Finestra del tempo”…); strade acciottolate di paese, muri antichi (“Il giardino di Iside” - “L’ombra bianca”…); rovine intatte e cattedrali (“La cattedrale”).
Talvolta il mare all’orizzonte, colline, calanchi, boschi. Poche figure. Quiete diffusa, pensante. “Tra cielo e mare” , “Verso sera” , “Filigrana di luce”.
Ecco le famose uova come in rilievo di Giorgio Voltattorni (“L’uovo prodigioso” - “L’uovo di San Rocco” - “Il grande uovo” - “Età dell’uovo”…), il felice “Naufragio” della lancetta appollaiata sulle punte di tre cipressi, “Il treno delle 12:41”,“I violini d’autunno” che non stanno in concerto ma sono usciti in campagna, l’agreste “Concerto per arpa”,“Il grande nido”,“Il rinoceronte di Dϋrer” (Albrecht Dϋrer, il grande incisore/pittore/acquarellista e uomo di scienza di Norimberga del ‘500), “Il sogno equestre”,“La grande conchiglia” , “Cose”… … Hai voglia ad arrivare a 130!
Ma non ti stancherai, perché questa antica tecnica di stampa artistica manuale multipla (poco multipla) dell’acquaforte ti avrà conquistato. Specie se hai la fortuna di avere proprio Giorgio, che con passione ti svela ogni stadio del paziente complicatissimo misterioso procedimento: dalla matita appuntita per lo schizzo preliminare, alle lastre di metallo ben preparate (Dϋrer usò anche un certo legno), agli inchiostri (si parte dal “nero sordo”) da “corrompere” d’istinto con altri colori, agli acidi da governare con la competenza di un chimico… per arrivare alla temuta “prova di stampa”.
Una tecnica multiforme mai sicurissima, che si mette a punto proprio sbagliando. L’acquafortista è un operaio che deve “sporcarsi le mani”, per ottenere quell’impalpabile “profondità regolabile”, quei tagli di luce (giusti o inventati) del pomeriggio, quei tratteggi ritmati (ma anche no), risolutivi senza tratti corsari. Ma le sue dita impastate d’inchiostro faticano felici.
Il potere placido di un’acquaforte è proprio quell’essere “narrazione”, dalla progressiva comprensione man mano che la osservi “dentro”. Una gemmazione di storie, ricordi, emozioni, esperienze che l’artista irradia con generosità, in silenzio. Ogni acquaforte di Voltattorni M. è un “racconto inciso” che prenota un po’ del tuo tempo, non puoi passarle davanti dandole solo un’occhiata. E’ una specie di musica di Brassens, non una canzonetta. Con la delicatezza di un Van Gogh. Alla fine è più comoda di un libro, non devi neanche girare le pagine…
PGC - 29 agosto 2019