30/10/19

La STASI* nel Piceno

*Staatssicherheitsdienst:  Polizia Segreta di Stato dellex DDR La principale organizzazione di sicurezza e spionaggio della Repubblica Democratica Tedesca.

        

       Dovevamo saperlo, che prima o poi la sindrome da sicurezza (Sicurezzite, nel linguaggio specialistico delle neuroscienze) avrebbe partorito il mostro.

       Lhanno partorito - senza una doglia né una contrazione - tre geniali sindaci del Piceno (Grottammare, Cupra, San Benedetto: i tre "P" dellavemaria, rispettivamente Piergallini, Piersimoni, Piunti), più la Prefetta di Ascoli. Sorriso da primi della classe nella foto di gruppo, con la penna in mano (!) come quando andavamo alle elementari, con dietro i maestri, pardon, i vertici delle Forze dellOrdine in posa pettoruta, e, sotto, la velinona istituzionale del 29/10 che la stampa locale si è scapicollata a pubblicare senza - va da sé - un sussulto di critica-dubbio-perplessità, né uno sbigottito possibile-che-sia-vero?... (È la stampa locale, bellezza).

       Vero lo è, il comunicato dei faccioni sorridenti con la penna in mano non lascia dubbi. 

Lideona, che presto sarà concretamente realizzata, prevede il coinvolgimento dei cittadini in attività di osservazione della propria zona di residenza per prevenire reati e valorizzare forme diffuse di controllo sociale 

Passaggio clou: listituzione di GRUPPI DI VICINATO(sic) che dovranno - udite udite - limitarsi a riferire le informazioni di interesse per le Forze di Polizia

(Ci ricorda qualcosa?)

       I Gruppi di vicinato - difficile dire se la definizione sia più comica o più sinistra, ma si può optare per un pareggio - avranno compiti di controllo del vicinato (sic) e dovranno limitarsi (bontà loro) a riferire le informazioni di interesse per le Forze di Polizia.

       Nellex DDR si chiamavano cittadini della pace - Kundschafter des Friedens - i benemeriti che facevano gli spioni presso la STASI; qui da noi tempo fa si chiamarono RONDE i gruppi di cittadini di marca fascioleghista pronti a menar le mani se la sicurezza lo richiedeva; poi anche quelle si sgonfiarono, le ronde rimasero disoccupate e restarono comunque i Vigili Urbani a inseguire con eroico sprezzo del pericolo i feroci vucumpra sulle spiagge di San Benedetto-Grottammare-Cupra  (in ordine di apparizione sulla traiettoria sud-nord).

     Oggi finalmente, con listituzione dei Gruppi di vicinato (che Salvini se lo sa ci resta secco per linvidia) tutti saremo più sicuri: ciascun cittadino saprà di poter essere spiato, controllato, se necessario pedinato dal proprio vicino (ci ricorda qualcosa?) e sarà perciò indotto a comportamenti onesti, disciplinati, cristallini; ciascuno, incontrando il proprio vicino, si scappellerà ossequioso, hai visto mai che siauno di quelli”… e se ne gioverà larmonia generale. Ciascuno inoltre potrà farsi parte attiva del progetto e, riscontrando comportamenti sospetti nel vicino, fare una sacrosanta spiata alla STASI, pardon alle autorità locali. 

       Insomma, grazie al genio dei sindaci locali e delle autorità preposte - la brava Prefetta auspica che altri Comuni si aggiungano  - dora in poi dormiremo fra due guanciali: gli spioni, gli spiati, la città intera e tutto il cucuzzaro. 

E la sicurezzite celebrerà finalmente i suoi trionfi.

       Però un po sono preoccupata: se mai, colpevolmente trasgredendo la severa dieta  ipocalorica, dovessi appartarmi per sgranocchiare in segreto una libidinosa barretta al cioccolato, potrebbe il mio atteggiamento indurre in sospetto un occhiuto vicino, ed essere io da questi zelantemente segnalata alla STASI, pardon alle autorità locali? Mumble mumble


Sara Di Giuseppe - 30 ottobre 2019 


29/10/19

E se domani…

Paolo Fresu & Bebo Ferra

ASCOLI PICENO - Cotton Lab     venerdì 25 ottobre 2019  ore 21,45



         E se domani - ma a questora è già domani - Paolo Fresu e Bebo Ferra tornassero qui al Cotton Lab per un altro concerto? Cioè se rimanessero qui sul palco e continuassero chessò per una cinquantina di bis: nessuno di noi andrebbe via come stiamo facendo adesso. Rimarremmo eroici ma felici sulle nostre sedie, al massimo ci stireremmo un po per sgranchirci, come fa Paolo quando suona

         Mettiamo il caso che fuori sullo stradone calasse tanta di quella nebbia da neanche poter ritrovare la macchina al parcheggio (è già successo); che lautostrada fosse chiusa per lavori (è successo); i treni fermi per scioperi (è successo) Fresu e Ferra mica potrebbero partire. E chi, se non il Cotton, dovrebbe ospitarli aprendogli casa?

         E se domani e sottolineo se”… Paolo e Bebo poi si intestardissero a suonarci non solo altro meraviglioso jazz, ma anche altre Ave Marie sarde, e tutte ma proprio tutte le ballate sarde, alla berchiddese, alla sulcitanese, alla bessudese, alla capricciolese gli ci vorrebbe del tempo, no? Qualche giorno, appunto.

         E se poi, allimprovviso, piombassero miracolosamente qui pure i loro amici-colleghi Enrico Rava, Uri Caine, Danilo Rea, Daniele Di Bonaventura, Trilok Gurtu, Enrico Intra, Richard Galliano, Antonello Salis non ne verrebbe fuori un guazzabuglio di jazz e di E se domani da ammattirci?

         Nemmeno l'ombra della perduta felicità, ma neanche di stanchezza. Be, certamente il catering dovrebbe fare gli straordinari; gli smartphone di quei maleducati che non lo spengono mai e fotografano e filmano e mandano e ricevono whatsapp senza vergogna, avrebbero bisogno di ricarica; dovremmo mettere a letto i bambini che non ci sono, quelli li teniamo alla larga dal jazz (basterà una carrettata di penosi flautini dolci da scuola e la coscienza è a posto). 

         E se domani succedesse tutto questo, il mondo intero non solo te ne parlerebbe: Fresu, Ferra & company al Cotton Jazz-Cotton Lab di Ascoli per un concerto senza fine, ad libitum come si dice in musica, fino a quando flicorno e tromba reggono!

Sogni. È che quello che basta allaltra gente a noi non basta. Però potremmo andare a Berchidda, al prossimo festival di FresuTime in Jazz. Anzi, non è unidea traslocare in massa in Sardegna - i fedelissimi del Cotton - per un corroborante bagno di sardità e di Jazz? Che fai Paolo, ci ospiti? 


PGC - sabato 26 ottobre mattina presto


28/10/19

La vita è un CUBO

Národní Divadlo  -  LATERNA MAGIKA

CUBE
LaternaLAB

Regia: Pavel Knolle 
Coreografia e sceneggiatura:  Štĕpán Pechar  -  David Stránský
Musica: Jan Šikl 

Laterna Magika - Teatro Nazionale      
Praga, 19 0ttobre 2019 - h20
  

La vita è un CUBO

        Forma reale e simbolo, il cubo: figura geometrica e funzionale astrazione, ma anche luogo reale - edificio, abitazione, stanza, spazio scenico - che contiene le nostre vite; forma irreale-onirica, nellarte, e paradigma “dellinfinita possibilità tridimensionale di mutamenti e di variazioni" (Pavel Knolle).

         Laterna Magika, palcoscenico sperimentale del Teatro Nazionale di Praga - nello spettacolare edificio brutalista di Karl Prager - è il contenitore perfetto di questo odierno “Cube: omaggio, nelle procedure tecnologiche e nel motivo ispiratore, a quellesperienza unica che Laterna Magika  fu negli anni Sessanta, primo teatro multimediale al mondo e successo cecoslovacco all'Expo di Bruxelles del ‘58; avanguardistica sintesi di teatro, danza, musica, proiezione, lavoro con lo spazio, sfida allorientamento politico-estetico del tempo, che da allora fino ad oggi ha messo in campo i migliori talenti mondiali tra registi, drammaturghi, coreografi.

       La potente creazione del trio Knolle-Pechar-Stránský - l'attualissimo "Cube" - lega danza contemporanea e arte multimediale, principi originali di Laterna Magika arricchiti dalle più moderne tecnologie; li dispone in sequenze compiute pur se prive di trama narrativa; le fonde col gioco degli elementi visivi; risponde a un tessuto musicale che a suoni industriali e minimalisti alterna aree musicali intimistiche e fragili, e monumentali assolo di archi. 

         È il palcoscenico stesso la forma dominante, un mondo che i giochi visivi sgretolano in micro-mondi sul cui prevalente bianco e nero, così come nel caleidoscopico frantumarsi dello spazio, la fisicità degli otto ballerini accompagna o si oppone, più spesso si fonde con l’astrazione geometrica delle visioni nelle quali ogni spettatore cercherà, forse trovandole - come osservano gli autori - le proprie personali e originali connessioni. 

        E il linguaggio della danza, nella mutevolezza di un luogo scenico in continuo movimento e frammentazione, si fa metafora delle forme dentro le quali agisce il nostro quotidiano: siano esse spazio fisico o interiore, è nel loro perimetro che si consuma il nostro reale, così come il sogno o l'incubo, nell'ambiguo labile confine fra realtà e illusione. 

        È così in STÍN - The Net - dove “la struttura delle nostre vite, la struttura dei nostri sogni”  si concentra in un movimento unico e ossessivo che coinvolge il palco intero e sembra che tutto il mondo si muova in tutt'uno coi danzatori; è così nel solipsistico "StÍn" - Shadow - dove il solista danza con la propria ombra - “poter vedersi dall'esterno e vedere l'ombra della propria anima”...  - e questa si duplica e si moltiplica, alter ego che insegue, si nasconde, schiaccia; ed è in "Labyrint" che la ricerca di sé - tra solitudine e vicinanza - naufraga nellindistinto magma della realtà virtuale, nellillimitato edonismo e nella perdita d'identità, nella solitudine di relazioni interpersonali ridotte a soli emoticon. 

       È così, infine, nel misterioso esoterico "Nirvana" dove la tensione lirica verso un altrove, verso “una galassia non restituibile e altra riconduce lo spettatore a quell'incerto limite fra realtà e sogno lungo il quale indistintamente percepiamo - nella vita come nell’illusione teatrale - che, al di là di ogni nostra prosopopea,  “siamo formati degli elementi de quali si compongono i sogni.



 Sara Di Giuseppe - 28 ottobre 2019


24/10/19

Sapore di sale, sapore di mare

Conchiglie in musica al Museo Malacologico

con MAURO OTTOLINI e il suo gruppo

Cupra Marittima  19 ottobre 2019   ore 21,30



Sapore di sale, sapore di mare


        Lavevamo dimenticato, che le conchiglie sono gli strumenti musicali a fiato più antichi e più diffusi al mondo. Da sempre, in riva agli oceani, ai mari, ai laghi, una marea di fabbriche ne producono quantità industriali incessantemente, di giorno e di notte, a Natale e a Ferragosto, non un giorno di ferie o di sciopero. Fabbrichenaturali invisibili, non fanno rumore, non mandano fumi, non inquinano. Senza operai macchine e robot, senza uffici-vendita, marketing, pubblicità. Fabbriche senza padroni. 

Non hanno veri concorrenti - neanche Yamaha - le conchiglie musicali. Sarà che il mercato non le chiede, che ai Conservatori non le studiano, che pochissimi le suonano Loro sono riservate, non seguono le mode, non arrugginiscono (il sale gli fa un baffo), non invecchiano, anzi sono eterne (se non cadono); e tengono sempre laccordatura perché hanno la musica dentro, comprese scale tonalità accordi e via cantando; il tempo no, le conchiglie sono fuori dal tempo. Fanno disperare i musicisti: niente tasti, pistoni, corde, chiavi, pedali, qualcosa per comandarle, come gli strumenti inventati da noi. E la conchiglia che comanda, le ubbidisci o lasciala stare. Oppure raccoglila con un inchino, come fan tutti. Forse - senza forse - ti porterà fortuna, felicità…”

        E dunque: metti una sera a Cupra, quando le senti suonare in concerto a casa loro, nel loro Museo Malacologico più grande del mondo da MauroOttolinidettoOtto e la sua band

Evento unico, col patrocinio del Comune ma manco una lira, il sindaco ragazzo - gratis in prima fila - e la sala mezza piena: non era scontato, ma era naturale che fosse un successo perfetto. 

        Otto, delle conchiglie di ogni tipo e grandezza apparecchiate sul tavolo - dalla comune Ciprea in poi - non ne dimentica nessuna e una alla volta le suona tutte: vi soffia con più o meno forza, le manipola dentro per fare le note, modularle, inventare suoni che non so raccontare. 

Lo accompagnano divertendosi i quattro della band: giocattoli rigenerati, bicchieri di plastica, pietre sonanti, pezzi di legno, percussioni tribali sarde, pelli, zucche, strumenti aborigeni, barattoli, dimenticate tastierine Bontempi, strumenti ad acqua, grattugie, piattini sonori e naturalmente fasci di conchiglie legate e appese come salami. Di normale, solo un contrabbasso e poco più.  

Non pezzi conosciuti e orecchiabili ma suoni ancestrali e un po moderni, ritmi dAfrica e dOriente, melodie a intervallo unico come certe musiche primitive, eleganti misticismi medievali, intrecci settecenteschi e poi tracce chiare di blues, di jazz, di balcanica, di Brazil Non è Otto che suona le conchiglie - sembra - ma le conchiglie che suonano lui, con il solfeggio interno della loro poesia (A.Branduardi). 

        E per loro cè anche, come è giusto, una Madonna delle conchiglie che Vinicio Capossela - nel cd Sea Shell di Otto - canta guarnita tutta di conchiglie e fiori che protegge gli ospiti come i viandanti che volta londa e poi la rivolta che benedice chi si avventura e chi si appaura che è vestita di drappi azzurri che ti guarda muta, senza parole che ha il volto tinto di un altro colore

        Alluscita dal Museo-Auditorium a due passi dal mare, cè chi ha in testa fuggiasche note di conchiglie, con quel sapore di sale, sapore di mare.



PGC - 22 ottobre 2019 


21/10/19

Lib(e)ri per la gola


In giro per il centro di Sben ho scoperto un nuovo e strabiliante supermarket del food. O meglio, della pasta dei "Migliori Pastifici Artigianali". L'aspetto è curato e il rosso della vetrina ne risalta il pakaging. L'ultima frontiera della Mondadori in città. Prendere per la gola oltre il profumo di stampa. 

Forse si vendono all'interno libri all'amatricida, alla livornese o alla puttanesca. Sempre artigianali e per i palati più raffinati. Marketing sperimentale e neuronale.

Francesco Del Zompo - 21/10/2019


18/10/19

MANETTE NAUTICHE

San Benedetto. Tutto comincia da unesercitazione 
della Guardia di Finanza


        Mentre - a gran fatica - il Governo medita manette per i grandi evasori fiscali e va dolorosamente partorendo misure che forse innalzeranno di qualche anno la permanenza nelle patrie galere di questi malfattori neanche tanto nascosti, a San Benedetto le Fiamme Gialle si portano avanti col lavoro. 

        E che qualcuno deve averglielo detto, che in un posto di mare molti evasori stanno in mare. Proprio davanti alle loro potenti, pulitissime ma immobili barche grigie. Così decidono di muoverle un po, per sgranchirle e prepararle alla futura cattura degli evasori marini, con un Esercitazione simulata di intercettazione e inseguimento di un potente gommone (sic).

       Quindi, informata la stampa (e confezionatole anche la velinona istituzionale), radunati alcuni Comandanti e Alti Ufficiali pure di fuori (Ancona), invitano un paio di Prefetti per una crociera operativa, alias innocua ma emozionante gita in mare.

        In rete e sui giornali on-line ci sono le immagini, non sembrano un fotomontaggio.

        Vi hanno rischiosamente partecipato, oltre al gommone che era così veloce che non si vede il numero, il Guardiacoste G 215, i motoscafi V 2052 - V 612 e lelicottero GF 99 del Reparto Operativo Aeronavale. Se ho omesso qualcuno non arrestatemi.

         Ma che era un furbo diversivo lhanno capito tutti: infatti al ritorno i finanzieri (e i Prefetti) hanno trovato il Porto Turistico di San Benedetto VUOTO, DESERTO, senza più nemmeno una barcaimportante. Quelle grosse erano partite per prime a razzo (a palla allazzata, direbbe Camilleri) lasciando cattivissime scie bianche dove le meno grandi hanno rischiato il naufragio. Per fortuna niente incidenti, tutti gli evasori sono scappati dove volevano, con i propri bancomat. Quando il Governo decidesse manette nautiche, tiè Finanza!

  
Nota importante 

         Questo pezzo contiene notizie vere e notizie false, sta ai lettori distinguerle. Dài, stavolta è facile. 


PGC - 18 ottobre 2019


16/10/19

VIVALDI PÄRT-TIME

VIVALDI 
      PÄRT

FORM ORCHESTRA FILARMONICA MARCHIGIANA
VOCALIA CONSORT - VOX POETICA ENSEMBLE

TOLENTINO ABBADIA di FIASTRA   
13 ottobre 2019  h 16


VIVALDI  PÄRT-TIME


         Sono larmonia, la precisione, la bellezza, il tempo, la ragione e il sentimento dei milioni di mattoni dellAbbadia di Fiastra, a dare lidea di questo speciale concerto pomeridiano ad orario ridotto: 50 minuti, garantisce il direttore artistico Tiberi.

Orchestra e cori nella crociera del tronchetto, sotto la cupola; il pubblico per lo più nella navata centrale. Intorno solo la moltitudine di mattoni a vista, pulitissimi da sembrar nuovi. Non statue nè dipinti di santi [salvo qualche affresco per caso], non ornamentosi altari dei miracoli, non ori nè oziose decorazioni: ora et labora - lideale benedettino di lavoro e preghiera - qui dentro è ancora rispettato. [Fuori della chiesa meno: assedio - quasi ordinato - di centinaia di auto, pesanti odori di grigliate dai gazebo, aria di ricreazione domenicale, non proprio misticismo e sobrietà]

         Ma è subito Arvo Pärt: Da pacem Domine, un largo lento, sennò non sarebbe Pärt Gli archi matematicamente alternati alle voci (si rispondono, senza guardarsi), e le note - poche - tenute lunghe e/o in successioni (quasi prevedibili), di terza, di quinta ma cariche - non si sa come - di spiritualità e mistero e pure un po di dolore, uno diventa religioso per forza, mi vien da pensare. Eh, questi di FORM sanno come suonarlo Arvo Pärt, sembrano estoni di Tallin. 

         Musicalmente più elaborato il Salve Regina, i due cori misti (siamo precisi!) come fusi nellorchestra qui lavorano molto di più. Ciò che sempre stupisce è il pragmatismo nordico e la modernità di Pärt, la semplicità complessa tendente al minimalismo spinto, al mistico profondo obbligatorio eppure mai oppressivo, al politico nel senso più alto. Tu ascolti e ti passa davanti la Storia (fin dal Medioevo) e la Geografia (a partire dallOriente); e vedi colori, cioè quasi abbini certe note a certi colori (come da qualche parte scrive Oliver Sacks). La musica ti suona proprio nella mente. Sei preso. 

Arvo Pärt magari in part-time ti ipnotizza, con la complicità del grande solitario rosone dellabside, sempre più illuminato dai raggi del pomeriggio, sulla linea visiva di orchestra-direttore-cori misti. 

         Ma ecco il linguaggio sacro della musica impennarsi con questo Vivaldi delle 11 composizioni liturgiche del Gloria in re magg. Un Vivaldi - che ha 300 anni meno di Part! - che forse molti di noi non si aspettano. Anche gli spartiti, per lenergia che devono produrre, si fanno ad occhio più fitti e scuri. I violini e le viole si posizionano in punta di sedia come ciclisti in fuga pronti a scattare, o magari solo per dei deliziosi pizzicati corali; i due contrabbassi (assieme al direttore Berrini hanno la visuale completa) sorvegliano con lautorevolezza dei loro grandi hertz; oboe e tromba, pur defilati, aggiungono calore alla tessitura dellinvisibile tela di preghiere, sentimenti, misteri e perfino polifonici paesaggi prodotti con traboccante fantasia dal nutrito plotone di viole-violini-violoncelli; con le piccole ma grandi Cristina Picozzi-soprano e Roberta Sollazzo-mezzosoprano che spuntano dai cori-misti per duettare in latino tra loro, con loboe, col violoncello Ne risulta complessivamente un vasto affresco musicale, dipinto alla maniera del Tiepolo, con ampie campate di colore con unenergia leggera ma possente in uno spazio vibrante daria e di luce.. Poi si sa, cè del barocco in Vivaldi.

         Mentre usciamo dalla chiesa, allo scadere dei 50 minuti, il sole da ovest si fa strada con prepotenza dal rosone sulla facciata, e il fascio di luce - parallelo al pavimento - colpisce giusto laltro rosone dellabside.

         Cosaltro cè di magico, o di pagano, stasera?


PGC - 15 ottobre 2019


04/10/19

Le fiabe di Antonio De Signoribus: “Stradivari”

       Gioca con la fantasia, Antonio de Signoribus, quando non se ne va seriosamente in giro per le Marche a scovare leggende antiche e a studiarle con passione autentica e rara. 

E quando gioca scrive fiabe. Come il fanciullino che pascolianamente rimpicciolisce per poter veder meglio, ingrandisce per ammirare e provare stupore, egli si cala nel reale per restituirlo, arricchito dagli stilemi del racconto fantastico, a bambini e adulti in ugual misura: quelli vi scopriranno, forse inconsapevoli, le chiavi per entrare nelloggi;  questi vi adatteranno il filtro del proprio vissuto e nella fiaba ritroveranno con stupore le voci di dentro dimenticate nella fretta

      È così nella pressoché introvabile Stradivari, preziosa fiaba scoperta quasi per caso tra le edizioni di qualche anno fa dellAssociazione Culturale La Luna.

      Lo chiamavano Stradivari perchè suonava il violino: così nellincipit, e il soprannome che i paesani danno al protagonista ha il sapore verghiano dei paeselli dove tutti hanno un soprannome - come quel Rosso Malpelo che si chiamava così perché aveva i capelli rossi - e il soprannome definisce unidentità. 

Fa il sarto, Stradivari, ma tutto lo vogliono, alle feste, per quel suo violino che rallegra ed entra nellanima, anche quando le note si fanno stridule se il sarto ha bevuto un bicchiere di troppo. 

      Ma il dato di realtà trascolora presto nella nebbia che confonde e sfuma i contorni. Il carnevale, il ballo nella città vicina, il buon vino novello e linvito ben pagato a suonare per la festa: di colpo nulla è più ciò che sembra e lavventura dellonesto  suonatore di violino sarà una discesa nellenigma, fin quasi alla perdita di sé. Salverà appena in tempo lanima, il povero Stradivari, prima che lo sfavillio del denaro e il luccicar di lustrini lo perdano per sempre. Ma il prezzo pagato è alto, e il finale più malinconico e amaro del rassicurante vissero tutti felici e contenti.

       La fantasia sa disegnare scenari inquietanti e ambigui, e nelle fiabe spesso crudeli della nostra infanzia essa ci porgechiavi e prospettive inattese per leggere il reale. 

Così il mistero e linsondabile, che il nostro prosaico oggi ha espulso da sé, De Signoribus lo esplora attraversando miti e leggende, scandagliando limmaginario popolare, interiorizzandone il sostrato etico e morale, trasferendolo nelle sue fiabe. 

E queste sono allora favole fino a un certo punto: sono piuttosto un punto di vista altro sul reale, una prospettiva da cui calarsi empaticamente dentro la fragilità del nostro mondo umano, di quellal di qua troppo avaro di fantasia e di speranza, dove tutti possiamo essere prima o poi quel violino che non suonò più per tutto il resto della sua vita.


Sara Di Giuseppe - 4 Ottobre 2019


“LA NOSTRA CASA È IN FIAMME”, costruiamone ancora!

La variante REMER si farà: Un borgo naturalistico di 80 appartamenti immerso nella natura della Riserva Sentina.Più di 3 milioni per le casse comunali.

 LA NOSTRA CASA È IN FIAMME, costruiamone ancora!

     La scena a San Benedetto cambia ancora ma è sempre uguale: mattoni, asfalto ferro e cemento. Palazzi, Residence, Centri Commerciali. E case su case su case, con ingordigia. Insultando la lingua italiana, ora li chiamano borghi

    Un borgo alla Sentina ci mancava. E come non costruirlo, quando è proprio sullaspetto naturalistico che puntano i privati in quanto negli ultimi anni sarebbe cresciuta la domanda per siti immersi nella natura…”. Quindi cosa fanno gli architetti? Propongono progettano e firmano gli orrori che vedete. E cosa fa il Comune? Concede col sorriso e passa allincasso, 3 milioni e rotti, altro cheedilizia sociale. E la rimpicciolita Sentina, che si restringe e intristisce sempre più? Zitta, si capisce. Avrà solo molta più gente che farà intorno pipì, più auto, più scooter, più rumori, più soldi, più turisti stupidi.

      E lambiente, la natura? Linquinamento? Le polveri? I rumori? 
La ci-o-due?

Eddài! Eddài, tranquilli, ovvio che sarà tutto in regola, mica siamo banditi

     E poi senti lultima, questa gli è sfuggita, al Corriere Adriatico: il super-attico di questo borgo così ecologico, quello con vista sui laghetti della Sentina, lha comprato GRETA THUNBERG (anche la sua casa è in fiamme).

     Nota importante: in questo pezzo alcune notizie sono vere, altre false. Al lettore il compito di distinguerle. Se non ce la fa pazienza. Potrà sempre fare il giornalista o il politico.


PGC - 4 ottobre 2019