[Ripatransone, 18 e 19 gennaio 2020:
13ª Coppa Italia di caccia alla volpe]
“La caccia alla volpe è una cosa praticata da sciocchi che corrono appresso a una cosa che nemmeno si mangia” (Oscar Wilde)
La Legge: “In Italia la volpe è un selvatico protetto. Però è cacciabile”. Anzi, può essere uccisa anche dove la caccia è vietata. E tutto l’anno, non solo in certi mesi. Caccia libera, senza calendario. Stupidità legislativa che fa comodo a tanti. E se a qualcuno per caso non sta bene e fa ricorso - per esempio al Ministero dell’Ambiente - quello risponde con serenità olimpica che “le questioni di natura etica esulano dalle sue competenze” (sic).
E i paradossi non finiscono qui. Per continuare a divertirci facendo i gradassi coi più deboli (del resto è lo sport nazionale) ci siamo inventati la favola che la volpe è un animale dannoso. “Ma non è vero, siccome i cacciatori vogliono continuare a uccidere comodamente lepri e fagiani immessi artificialmente nell’ambiente, uccidono le volpi che altrimenti li caccerebbero loro”. (cfr.“Natura”, rivista di ambiente e territorio dell’Arma dei Carabinieri)
Poi: nelle gare di caccia alla volpe, quando si sguinzagliano le mute di cani (mute da 2 a 8) che devono trovare la tana dove ci sono i volpacchiotti al caldo, con mamma volpe che non scappa ma li difende fino alla morte, e puntualmente succede l’allegra carneficina, “si prefigura il reato di maltrattamento di animale (cuccioli sbranati nelle tane, cani feriti ecc.), art. 544 c.p.”. Però i Carabinieri non arrivano.
Ma se l’hanno capito perfino gli inglesi, che la caccia alla volpe è una stupida barbarie! Infatti l’hanno proibita, per civiltà. Noi no. Mascherati come a carnevale (mimetiche divise, corni inglesi…) noi ci facciamo pure i campionati nazionali, le Coppe Italie in tutte le regioni in tutte le province e in tutti i paesi dove potrebbe aggirarsi anche una sola volpe smarrita, con regolamenti talmente dettagliati pomposi e saccenti che a leggerli verrebbe da ridere, se non si trattasse di regolare autentici massacri: esseri viventi sbranati da cani, o sparati. E paraculi, questi regolamenti: le volpi uccise non vengono mai nominate, come fossero entità astratte (per non turbare i pargoli?), però fanno punteggio!
Naturalmente soddisfatti i nostri sindaci: con ancora in bocca il pane benedetto di Sant’Antonio Abate protettore degli animali, con luminosa coerenza sono già sui calanchi ripani a presenziare al massacro delle incolpevoli volpi. Non senza aver prima sguinzagliato le veline illustrate ai giornali-da-riporto, ubbidienti e fedeli più dei beagle. Neanche abbaiano.
PGC - 17 gennaio 2020
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