[La cittadinanza onoraria di San Benedetto a Liliana Segre]
Nel magnifico documentario italiano “Memoria” di Ruggero Gabbai (selezionato al Festival di Berlino 1997, premiato al Nuremberg Film Festival 1999) c’era anche lei, Liliana Segre: la chioma non ancora candida, la voce pacata e uguale a quella di oggi.
Sul grigio sfondo di uno scalo ferroviario milanese, raccontava di quel treno che dopo alcuni giorni di prigionia si portò via - insieme a tanti - lei e il padre, mentre i milanesi guardavano da dietro le persiane chiuse; raccontava il suo salutare “il mio papà” - una volta separati uomini/donne - con “piccoli ciao della mano” per cercar di consolare lui “così sofferente, così… disperato d’avermi messo al mondo”. Diceva proprio così, impossibile dimenticare.
”Non l’ho rivisto mai più”: solo qui la voce s’incrina, poi il documentario lascia il posto alle altre testimonianze, altri ebrei italiani come lei sopravvissuti ad Auschwitz.
Gli studenti più scavezzacollo, al termine, hanno occhi lucidi; l’indomani, ad Oświęcim (Auschwitz)-Birkenau, niente selfie, non ancora inventati, solo silenzio e sgomento.
Non merita, Liliana Segre, l’ipocrisia di un sindaco – quello di San Benedetto – e di un Comune che con irredimibili facce di tolla le offrono oggi la Cittadinanza Onoraria (accettata, è notizia di questi giorni, dalla Senatrice).
Perché questo sindaco - con la sua degna amministrazione in coma percettivo - vieta ogni anno al Corpo Bandistico cittadino di suonare Bella Ciao durante la celebrazione del 25 Aprile. E la Banda supinamente ubbidisce.
Perché di questo Comune fanno parte un assessore e due consiglieri (uno dei quali presidente del Consiglio Comunale) partecipanti alla cena fascista svoltasi lo scorso ottobre 2019 ad Acquasanta - provincia della salvinianissima Ascoli - per celebrare la marcia su Roma.
Perché in questo Comune vi è un membro della partecipata Multi Servizi che sui social fa gli auguri per il compleanno (!) di Mussolini, e sul cui ruolo di consigliere il sindaco “non ritiene di dover intervenire”.
Perché in questo Comune vi è un Vigile urbano che insulta pubblicamente la Senatrice Segre, e il sindaco esprime burocratico sdegno, ma non ha pronunciato una sola ufficiale parola di condanna sul gravissimo episodio della cena fascista.
Perché questo sindaco proviene dalle file di Alleanza Nazionale, una Destra che affonda le sue radici nel fu Movimento Sociale Italiano.
Ora la ghiotta occasione di mettersi in vetrina strumentalizzando la popolarità della signora Segre fa dimenticare al Sindaco Piunti opportunità e decenza: lo spinge a chiedere perfino, con sprezzo del ridicolo, un appuntamento - data l’impossibilità per la senatrice di raggiungere S.Benedetto - per consegnarle lui stesso dove e quando vorrà “la pergamena con cui questo Comune Le concede (sic) la cittadinanza onoraria”.
(Vuoi mettere, una foto con la Segre e la fascia tricolore… quando gli ricapita?)
Ma ahimè, sindacopiunti, anche il lessico la tradisce: concedere (cfr. Vocabolario Lingua Italiana “lo Zingarelli”, ed.Zanichelli 2004 pag.414) è “elargire, spec. con degnazione indulgente”. E concessione è ciò che viene dato, dunque, dall’alto.
No, sindacopiunti, neanche la più lunga delle scale da pompiere le concederebbe di arrampicarsi all’altezza di una persona come Liliana Segre. Lei, sindaco, non ha proprio nulla da poter “concedere” ad una donna così, ad una vittima della Shoah.
Studi, piuttosto. A scelta: la Storia, l’Italiano… Meglio se tutti e due.
[https://www.youtube.com/watch?v=j_RBlqfvGlk (testimonianza di Liliana Segre dal 30º minuto circa)]
“Il rischio che incombe sul futuro si presenta con molteplici aspetti fra i quali: la retorica, la falsa coscienza, il negazionismo, la banalizzazione, la ridondanza, l’uso strumentale, la sacralizzazione”.
Moni Ovadia, in Il Nuovo Manifesto, 27.1.2019
Sara Di Giuseppe - 4 Febbraio 2020
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