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I sindaci ai tempi del virus
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Si fece un silenzio così diafano, che attraverso il disordine degli uccelli e le sillabe dell’acqua sulla pietra si coglieva il respiro desolato del mare
G. Garcia Marquez, L’amore ai tempi del colera, 1985
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Che le esternazioni dei politici - di quelli locali in special modo - siano per noi sudditi frequente motivo di imbarazzo/costernazione/incredulità, è una consolidata certezza.
Non mancano tuttavia, le stesse, di offrirci gradite occasioni di svago attraverso la comicità, pur involontaria, che rischiara la cupezza emergenziale delle nostre giornate.
Non c’è che l’imbarazzo della scelta nella piena fluviale di annunci/dichiarazioni/comunicati/esternazioni dei sindaci rivieraschi e collinari in ansia da prestazione.
Il sempre favorito è Pasqualino-sindaco da San Benedetto, l’Usain Bolt del comico.
Si parte con le esternazioni sulle passeggiate dei suoi sudditi: “E’ vero che una passeggiata si può fare ma qualcuno sta esagerando” dice, rimanendo serio.
E noi a fare scommesse (passatempo domestico, dunque lecito) su cosa abbia inteso dire: forse che qualcuno s’è fatto scoppiare le coronarie in una corsa all’ultimo respiro, o che il vecchietto ha eluso la badante per dedicarsi al percorso-vita e chi lo riacchiappa… Non è dato sapere, ma conta il momento di sana comicità che ci è stato gratuitamente offerto.
Segue a pari merito l’“ordine di non creare assembramenti nei cimiteri” con la minaccia di “prendere provvedimenti restrittivi anche lì” [già fatto! n.d.a.].
Come non partecipare (da casa, ci mancherebbe) alla costernazione dei cari estinti, privati delle tante occasioni di socialità e aggregazione offerti dal Resort (ops) che li ospita; alla loro indignazione per l’inaccettabile rinuncia al terapeutico tressette col morto fra vicini di loculo… [pure a meno di 1 metro]
Il must del pregevole cabaret è però l’annuncio dell’apertura della stagione turistica sambenedettese che con ordinanza sindacale slitta, causa contagio, dal 28 marzo al… 4 aprile: è evidente infatti come alle frontiere già premano frementi file di turisti col canottino sul portapacchi e i motori accesi, pronti allo sprint che il 4 aprile li calerà quaggiù come saette spalmandoli festanti sulle spiagge.
Bisogna esser pronti, dunque, a costo di strozzare il virus a mani nude.
Distanziato appena di poche lunghezze si colloca sindaco Pierre-Gallin da Grottammare: teso a rammentarci che per la cultura come lui non c’è nessuno, eccolo proporre “per non spegnere” la stessa, che ”le case diventino teatri” (più di quanto lo sono già?) con il contributo di chi voglia postare, su fèssbuc o altro, un’esibizione, una poesia un canto ecc.
Dio ci aiuti.
Derive da protagonismo, sindrome perniciosa che nei soggetti colpiti ottunde finanche la percezione del ridicolo.
E passi se ci facessero solo ridere, ne abbiamo anzi bisogno di 'sti tempi.
È quanto siano dannosi, il problema: quanto lo siano certi Presidenti di Regione che se non scavalcano i decreti del governo non si divertono, e quelli che nel delirio d'onnipotenza fanno più disastri d'un plotone di virus; quanto lo siano i numerosi sindaci che, inconsolabili nel vedersi rubare la scena dal governo che decide per tutti, si passano parola e giù a chiudere parchi e giardini e cimiteri perché secondo loro ci s'aggrega un po’ troppo.
Gli fa un baffo ciò che le disposizioni ministeriali chiariscono recependo le linee guida dell’OMS: che parchi e giardini pubblici “possono restare aperti per garantire lo svolgimento di sport e attività motorie (cioè fisiche!) all’aperto, come previsto dall’art.1 comma 3 del dpcm del 9 marzo, a patto che non in gruppo e che si rispetti la distanza interpersonale di un metro”.
Dimenticano che basta ogni tanto un vigile per contenere e controllare l’afflusso ai nostri piccoli parchi (quelli che la furia desertificatrice di tutte le amministrazioni ci ha lasciato, poveri e spelacchiati).
Presto, nella foga decisionista vieteranno l’accesso alle spiagge. Qua vinceranno facile: fra la continua linea cementizia degli chalet-bunker e le private transenne a difesa degli stessi, l’esistenza della spiaggia è già un atto di fede, impedirne la fruizione sarà appena un corollario.
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“…E lasciamo stare che l’un cittadino l’altro schifasse […] ed i parenti insieme rade volte o non mai si visitassero e di lontano, era con sí fatto spavento questa tribulazione entrata ne’ petti degli uomini e delle donne, che l’un fratello l’altro abbandonava, ed il zio il nepote, e la sorella il fratello e spesse volte la donna il suo marito…”
G. Boccaccio, Decameron, Giornata Prima / Introduzione
Sara Di Giuseppe - 15 marzo 2020
"Preghiera durante un'epidemia di colera", National Library Of Medicine |
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