All’ex stadio Ballarin di San Benedetto, per esempio, prima di far qualcosa per finalmente rivitalizzare - reinventandola - l’intera area, si buttano con fascistica rapidità qualcosa come 250.000 euro per ripristinare le vestigia (si fa per dire) di uno spezzone di muro definito littorio - ma di normalissimi vecchi mattoni - che ne delimita(va) il lato ovest.
Ovviamente con la complicità della Soprintendenza Regionale (e locale), che non si sa se è più ignorante o nostalgica.
Dopo la cura da cavallo, questo muraccio disadorno e cadente, senza alcun pregio né storico né artistico né architettonico (né sportivo), è diventato un’assurdamente attraente ma inutile stecca bianca lunga circa 100 metri, con solo qualche inserto in mattoni (quelli littorii, dell’epoca) talmente ripuliti che sembrano nuovi o lavati con Ace. Parlino le foto. E parli pure la scanzonata vignetta che ne prefigura l’imminente inaugurazione: il destrorso sindaco che dopo essersi arrampicato su una scala volante ci cammina sopra - forbici in resta, con sprezzo del pericolo - mentre sotto di lui la Soprintendente applaude commossa, quattro musicanti in grande uniforme e stendardo percorrono la via Morosini, e le Frecce Tricolori passano a volo radente sulle sterpaglie da steppa kazaka del desolato Ballarin.
Questo nostro non orgoglioso muro-del-pianto, si dice, costituirà il muro divisorio delle due carreggiate di via Morosini. A mo’ di guard-rail: geniale. Ma prima, lungo, bianco e liscio com’è, diventerà anche irresistibile calamita per i nostrani incoercibili imbratta-muri sempre in gara con Banksy.
Anzi non è escluso che a Banksy in persona gli giri di farci un blitz in incognito, giacchè è in mostra qua a Ferrara fino al 27 settembre. Intanto avvisiamolo, e suggeriamogli come tema il fascismo sambenedettese…
PGC - 23 agosto 2020
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