L’ultima in ordine di tempo a farne le spese è la Scuola: della quale a nessun governo centrale e soprattutto regionale è mai importato una cippa, tanto da averla nel tempo sistematicamente spogliata e depauperata di risorse e qualità (una popolazione ignorante si sgoverna meglio), ma che da un anno in qua si ritrova più contesa della secchia modenese.
L’apoteosi è di oggi. Riapertura delle scuole indicata il 7 gennaio dal Ministero, poi il tira e molla delle Regioni costringe a cedere sull’11, ma ecco che alcune Regioni “si sfilano” (come dicono i giornalisti che loro sì, l’italiano lo sanno) e per alcune di quelle no, non va bene, la riapertura slitterà ancora; in qualcuna (Friuli, Veneto, Marche, forse altre) addirittura al primo febbraio, e comunque si procederà in ordine sparso (il motto di ciascun presidente-sgovernatore: faccio-come-mi-pare-dunque-sono).
[Ben vengano intanto nelle Regioni del Nord le riaperture delle piste di sci il 18, così la settimana bianca di studenti e famiglie è salva, giacchè sono in vacanza].
In terra papalina - ex ma non tanto - la giunta regionale marchigiana (a cui manca solo un renziano per peggiorare, se possibile) in piena sindrome compulsiva da comunicato stampa (ne sforna due al dì, prima e dopo i pasti, solitamente uno del presidente e uno dell’assessore di turno, su identico argomento e quasi con le stesse parole, i giornali lo sanno e solerti gli tengono il posto) per bocca del suo presidente annuncia che i fortunati studenti marchigiani torneranno a scuola il 31 gennaio (domenica). Voleva dire il primo febbraio. E la pensosa assessora esterno-ergo-sum ci aggiunge - stesso giorno stessa stampa - il suo bravo comunicato: “Basta con le altalene che ci impone il Governo” e bla bla.
Senonchè la poverina, in stato confusionale da eccesso di esternazioni, non si accorge o non gliel’hanno detto, che le altalene non le ha imposte il governo, il quale sull’argomento ha dato linee di indirizzo ben precise* ma sono i geni che amministrano la Regione, cioè loro, a voler fare dell’incolpevole scuola - e non solo! - terreno di scorribande per l’esercizio del potere.
Non contenti di sgovernare la Sanità pubblica - nella migliore tradizione delle Amministrazioni Regionali post 2001 - la scuola torna loro utile come un’aia dove poter razzolare a piacimento.
Tanto l’istruzione è l’ultimo dei loro problemi: lo dimostrano, fra l’altro, anche col desolante linguaggio dei comunicati a pioggia, dalla responsabile ahinoi della Cultura all’assessore prestato dalla Polizia alla Sanità (Marchigiani statesereni) e via a tutti gli altri impudicamente comunicando: altalenante (quello sì) dalla povertà pura e semplice alla scopiazzata pomposità sotto vuoto spinto del politichese/aziendalese.
E mentre frignano perché la scuola riapre troppo presto (eh già, fosse mai che ricominci a circolare qualche congiuntivo disperso) non li sfiora l’idea che il problema non sono i contagi a scuola (il 2% dei focolai del Paese secondo l’ISS) ma tutto ciò che alla scuola gira intorno per consentirne la fruizione.
A cominciare dai trasporti.
E che, invece di pigliarsela col governo tiranno, la ministra, nonna Abelarda e la Banda Bassotti, potrebbero - certo sottraendo spazio agli imperdibili loro comunicati - guardarsi intorno.
Si accorgerebbero che oltre ai mezzi privati da utilizzare per il trasporto scolastico (come hanno fatto Toscana e Lazio) c'è una quantità di mezzi militari da convertire alla bisogna e che questi, oltre a risolvere gran parte del problema (sono perfino completi di autisti e benzina, molti sono anche 4 x 4 per le zone impervie), avrebbero finalmente uno scopo più dignitoso che quello di accompagnare soldatini in maschera a giocare alla guerra o a fare le inutili scorte.
Dopo di che, saggiamente e definitivamente, bocciamole senza esami di riparazione, queste calamitose Regioni.
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